PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia

Che cos’è e dove si trova?
L’organismo umano, sintetizza la vitamina D a livello della pelle in seguito all’esposizione ai raggi solari e in particolare alle radiazioni ultraviolette; con la dieta può introdurre solo piccole quantità di vitamina D, presenti in alcuni alimenti che purtroppo vengono raramente consumati dai bambini, come il salmone, il pesce azzurro, le aringhe, il tuorlo d’uovo, le verdure a foglia verde o l’olio di fegato di merluzzo (vecchissimo rimedio che veniva somministrato ai bambini in età scolare per combattere il rachitismo, provocato proprio dalla carenza di vitamina D).

A cosa serve e a cosa fa bene?
La vitamina D, com’è noto, svolge il suo ruolo più importante nella promozione della salute ossea, dalla vita fetale fino all’età adulta attraverso l'assorbimento del calcio dall'intestino e dal rene: calcio che serve per essere depositato nelle ossa e conferire loro solidità e resistenza. Ma studi recenti suggeriscono che la vitamina D interviene anche in sistemi extra- scheletrici: sembra regolare il sistema immunitario, il metabolismo, la crescita delle cellule, prevenire le infezioni respiratorie del bambino, le riacutizzazioni delle crisi asmatiche, diminuire le manifestazioni allergiche e migliorare lo stato della cute nella dermatite atopica.

Chi può avere bassi livelli di vitamina D?
L'attuale stile di vita rende difficile la produzione di una quantità sufficiente per il fabbisogno quotidiano di vitamina D: i bambini trascorrono moltissime ore in ambienti chiusi, a scuola, a casa, al PC, occupati con lo smartphone o davanti a un televisore e molte attività sportive si svolgono nelle palestre e non all’aperto. Per giunta, durante i mesi estivi, al mare o in montagna, per proteggere la pelle di bambini e adulti, dagli effetti negativi dei raggi solari, siamo soliti utilizzare prodotti (creme anti-solari) che non lasciano passare i raggi ultravioletti a scapito di una scarsa produzione di vitamina D.
E poiché, come si è detto, gli alimenti ricchi di vitamina D non incontrano i favori dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, non stupisce che molti studi condotti in questi ultimi anni dimostrino che molti di loro hanno bassi livelli di questa vitamina e che quindi necessitano di una supplementazione.

Quando sospettare una mancanza o carenza di vitamina D?
Nei primi due anni di vita la carenza grave di vitamina D si manifesta con il rachitismo, espressione di inadeguata mineralizzazione dell'osso durante la crescita con conseguente deformazioni dello scheletro. Oggi, per fortuna, il rachitismo, come malattia conclamata, nel nostro Paese è molto rara; talvolta lo si può osservare nei piccoli bambini di pelle scura –in genere di origine africana e adottati – che proprio per via del colore della loro pelle (alta quantità di melanina) sono ben schermati dai raggi ultravioletti ma sintetizzano meno vitamina D. Nei nostri climi l'ipovitaminosi D si può manifestare con sintomi più lievi come debolezza muscolare, aumentato rischio di fratture conseguente alla netta diminuzione della densità ossea.

Possono esserci rischi da eccesso di somministrazione?
Le ipervitaminosi (eccesso di vitamina D) si verificano esclusivamente per un'eccessiva somministrazione di farmaci che contengono vitamina D. L’eccessiva esposizione al sole non ha mai causato iperproduzione di vitamina né tantomeno l’eccessiva assunzione di alimenti che la contengono, può portare ad una simile evenienza. I sintomi dell'ipervitaminosi sono dovuti all'eccessivo assorbimento di calcio dall’intestino e dal rene con conseguente aumento della calcemia (concentrazione di calcio nel sangue) che provoca nausea, vomito, diarrea e, a lungo andare, danni renali e cardiaci causati dal deposito di calcio in questi organi.

Quando è necessaria la supplementazione di vitamina D?
Sulla base delle linee guida nazionali e internazionali, la supplementazione di vitamina D viene prescritta solo nei primi 12 mesi di vita poiché né il latte materno nè quello artificiale soddisfano il fabbisogno giornaliero di vitamina soprattutto quando l’allattamento viene prolungato senza iniziare opportunamente lo svezzamento.. Dopo l'anno di età, l'integrazione con vitamina D è indicata solo in alcuni bambini a rischio:

  • bambini con patologie croniche intestinali (che comportano un ridotto assorbimento della vitamina);
  • in caso di sovrappeso o obesità poiché sembra che in questi soggetti la vitamina D venga “sequestrata” a livello del tessuto adiposo, impedendone le note funzioni metaboliche;
  • bambini che, per motivi religiosi o culturali sono esposti raramente al sole;
  • bambini che devono assumere particolari farmaci cronicamente (antiepilettici, corticosteroidi, antivirali, antifungini) che interferiscono con il metabolismo della vitamina D;
  • bambini che seguono diete particolari (vegetariana e vegana) poiché escludono gli alimenti naturalmente più ricchi di vitamina.
Per quel che riguarda la modalità di somministrazione si raccomanda la consultazione con il proprio pediatra di famiglia che a seconda dell’età, dello stato di salute, delle abitudini etc del bambino consiglierà una dose giornaliera oppure intermittente (settimanale o mensile); nel caso di scarsa esposizione al sole nel periodo invernale ( da novembre ad aprile) e nel caso di fattori di rischio permanenti per tutto l’anno.