Ragazzino seduto davanti al computer che si mangia le unghie

PSICOLOGIA

Francesca Maffei, responsabile psicologia ospedaliera AOU Meyer

Esistono molte correnti di pensiero sull’educazione dei figli: quelle che promuovono un’educazione autoritaria, quelle che sostengono un approccio permissivo e quelle che credono nella presenza o l’assenza di punizione come unica forma educativa. Insomma: o bianco o nero. La molteplicità degli approcci educativi presenti può generare confusione nei genitori. Qualsiasi bambino ha bisogno di comprendere, cosa è permesso fare e cosa no, per acquisire la capacità di modulare i propri impulsi e imparare a vivere nei vari contesti sociali. Senza i limiti i bambini non comprendono che le loro azioni hanno conseguenze e non fanno tesoro delle esperienze.

Regole sì ma poche. Imporre infinite regole farà sentire i bambini frustrati e con la perenne sensazione di sbagliare, e può portarli a infrangerle o a non ricordarsele. Le regole devono essere poche, chiare e soprattutto adattate all’età.
Capiterà che il bambino non rispetti la regola, in questo caso è opportuno che il genitore lo aiuti a capire il comportamento sbagliato, che ribadisca che non dovrà ripetersi in futuro ed infine che individui una punizione.

Le punizioni si rendono a volte necessarie, è opportuno tenere in considerazione che devono avere certe caratteristiche. Le punizioni vanno usate solo in caso di necessità perché quando sono sproporzionate possono innescare comportamenti problematici dettati dal risentimento e dalla frustrazione del bambino. Un eccesso di punizioni ha conseguenze negative sull’autostima del bambino.
La punizione per essere efficace deve essere:

  • Immediata. “Stasera quando arriva tuo padre vedrai che punizione!”. Oltre a generare infelicità e paura per il ritorno del padre, il bambino piccolo non ricorderà cosa e perché lo ha fatto e perché era sbagliato.
  • Breve. “Niente tv (videogiochi, etc) per un mese!” serve a ben poco. In qualche giorno la maggior parte dei genitori si dimentica e la punizione svanisce.
  • Condivisa. Se uno dei due genitori non è d’accordo, il figlio se ne accorgerà e cercherà di raccomandarsi per farsela togliere o ridurre.
  • Inflessibile.Se una volta promessa non viene applicata, o viene ridotta, costituirà un precedente che gli farà ritenere di essere stato punito troppo severamente e poi graziato, oppure che la violazione non aveva troppa importanza. Inoltre il genitore in questo modo perde autorevolezza di fronte agli occhi del figlio.
  • Poco frequente. Il cervello dei bambini ha una straordinaria capacità di adattamento; se li mettete in punizione tutti i giorni alla fine non ci faranno più caso e perderà di efficacia.
  • Premi.Per modificare specifici comportamenti è più efficace ricorrere a strategie che si basano su premi piuttosto che sulle punizioni. I bambini sono infatti molto più motivati a fare qualcosa se così facendo ottengono un risultato positivo: controllano in tal modo la situazione attraverso il proprio comportamento e hanno una gratificazione per la fatica impiegata. Devono essere immediati, brevi, e inalienabili, nel senso che una volta concessi non vanno revocate e nemmeno dimenticati.

Anche i premi non dovrebbero essere molti, secondo uno studio dell’Università di Harvard, premiare troppo i bambini non è efficace. Dare continui premi per migliorare i voti o i comportamenti, produce scarsi risultati. Dare continuamente incentivi e regali materiali, influisce negativamente sulla naturale motivazione dei bambini a imparare o a svolgere mansioni, riduce la loro proattività e possono diventare fonte di ansia.

Cosa fare. Insegnare ad apprezzare il senso di soddisfazione che si prova una volta fatto il proprio dovere, e a riconoscere l’importanza dei contributi che possono dare in famiglia e nella loro comunità.
Non è sempre tutto bianco o nero. È però importante sottolineare che premiare un comportamento corretto previene il ricorso alla punizione. La nostra società è ancora molto improntata sulla punizione come metodo educativo principale. È opportuno ribaltare il punto di vista e dare spazio più ad un’educazione che gratifichi quando il bambino si comporta bene. Le punizioni non sono quindi da eliminare, ma da limitare rispetto ad una più efficace gratificazione.

“Le ricompense riducono la libertà di scelta del bambino e, di conseguenza, la sua motivazione e la sua proattività” Holly Schiffrin, professoressa di psicologia dell’Università di Mary Washington. Il rischio, è che i bambini rispondano ad ogni richiesta con un “e cosa mi dai in cambio?”.