PAROLA DI ESPERTO

di Maria Vittoria Giannotti, ufficio stampa AOU Meyer

“Stai diritto!”: è questa una delle esortazioni che più frequentemente ci siamo sentiti ripetere negli anni dell’infanzia. E la tradizione continua: anche oggi i genitori non si stancano di invitare i propri figli ad avere una postura corretta. Ma come possiamo aiutare i piccoli a non assumere posizioni che possono danneggiare la colonna? Laura Baroni e Silvia Paoli, fisioterapiste del Meyer, sono pronte a dare qualche consiglio. Partiamo dalle definizioni. “La postura – spiega Silvia Paoli - è la base per lo svolgimento di tutte le nostre attività, è qualcosa di automatico a cui non pensiamo, ma tramite la quale il nostro corpo si organizza in modo da poter mantenere diverse posizioni e svolgere le attività della giornata. Non esiste una postura corretta in assoluto, ma varie secondo l’età e le attività che svolgiamo”. Il modo in cui atteggiamo la nostra schiena è qualcosa che cresce con noi e si adatta alle nostre caratteristiche fisiche, ma non solo. “Il controllo dell’atteggiamento posturale – spiega la specialista - matura a partire dall’infanzia e dipende da fattori genetici come la statura, l’elasticità corporea, la struttura muscolare e da fattori ambientali collegati allo stile di vita come l’attività fisica e le abitudini alimentari (il sovrappeso e la sedentarietà hanno senza dubbio un’influenza negativa sull’assetto posturale)”. E non bisogna dimenticare che esiste anche un legame profondo con la nostra psiche. “La postura esprime anche la nostra personalità, i nostri stati d’animo e sentimenti”.

Quando si cominciano a vedere i vizi posturali? “Generalmente – spiega Silvia Paoli - è con l’ingresso nell’età scolare che i genitori iniziano a ricordare ai figli di stare dritti. Infatti con la riduzione della esuberanza motoria che nei primi anni di vita ha consentito di raffinare lo sviluppo motorio, aumenta nei bambini l’interesse per attività di tipo più intellettivo, si avvia il percorso scolastico, e questo fa sì che aumentino le ore trascorse in posizione seduta”. E di nuovo torna in gioco il ruolo delle emozioni. “I bambini maturano la consapevolezza di sé in confronto al mondo sociale, dei coetanei e degli adulti, e possono sperimentare sensazioni di imbarazzo, inadeguatezza, timidezza, emozioni che possono influenzare anche la postura”. E poi bisogna fare i conti con i grandi cambiamenti della struttura corporea che si verificano soprattutto a partire dai 9-10 anni. Molti genitori pensano che lo stare curvo sia correlato alla scoliosi, ma si tratta di un falso mito. “La letteratura – spiega la specialista - ci dice che il mantenimento di posture scorrette non è correlato allo sviluppo di scoliosi. Il rischio, soprattutto se si ha uno stile di vita sedentario, è quello di andare incontro a un mal di schiena già in età pediatrica”. I maggiori indiziati? “Il tempo passato alla televisione e al computer/videogiochi, lo studiare a letto o in posizioni scorrette, la bassa frequenza dell’attività fisica”. Ma i genitori cosa possono fare? Dare il buon esempio, prima di tutto.

“L’introduzione di buone abitudini e corretti modelli di comportamento in famiglia produce effetti positivi nel corso di tutta la vita – spiega Laura Baroni, responsabile della fisioterapia del Meyer - questo significa essere esempio di sana alimentazione, di stili di vita attivi con spostamenti abituali a piedi o in bicicletta, di uso equilibrato delle tecnologie digitali. Molto importante è invogliare i bambini a praticare un’attività sportiva, purché sia fonte di divertimento, perché, oltre a promuovere la salute fisica, questa esperienza può offrire occasioni per consolidare l’autostima, l’accettazione di sé, il controllo delle emozioni. Infine sarà utile scegliere gli arredi di uso quotidiano consapevoli che altezze e profondità di sedie e tavoli possono influenzare il mantenimento di posture più o meno corrette”.