BUONO A SAPERSI

di Maria Vittoria Giannotti, Ufficio stampa AOU Meyer
Otorino che visita una bambina

È uno dei malanni di stagione più temuti dai genitori, responsabile di pianti disperati (dei piccoli) e di lunghe notti insonni (di mamme e papà). L’otite può provocare infatti un dolore molto fastidioso, forse il più intenso che a un bambino solitamente in buona salute può capitare di provare. Questa infiammazione, come spiega Nicola Pierossi, responsabile del Servizio di otorinolaringoiatria pediatrica del Meyer, può colpire diverse parti dell’orecchio. Semplificando al massimo, ci sono “le otiti esterne, ossia quelle forme che colpiscono il condotto uditivo fino alla membrana timpanica e che spesso interessano la cute – sintetizza lo specialista - e le otiti medie che interessano invece l’orecchio medio, il nostro apparato di trasmissione del suono. Infine vi sono le patologie dell'orecchio interno che colpiscono la parte nervosa ossia la coclea (chiocciola), il labirinto e/o il nervo acustico”. La collocazione dell’infezione non è l’unico fattore da prendere in considerazione quando si deve classificare il mal di orecchi. Ci sono le otiti acute, che hanno una durata limitata, e quelle croniche, che invece perdurano nel tempo. Per ogni otite esiste una cura diversa. “Le forme esterne – spiega Pierossi – vanno curate come infezioni dermatologiche, con gocce auricolari a base di antibiotici e cortisonici. Se il problema non si risolve, a volte è necessario comunque somministrare anche antibiotici per via generale”. Diverso è il trattamento delle otiti medie. “In questo caso l'antibiotico per via generale è quasi sempre necessario, oltre ai lavaggi e alla detersione accurata del naso”.

Ma quando ci si deve preoccupare per le ripercussioni sull'udito? “Bisogna prestare molta attenzione – ammonisce lo specialista - nelle forme croniche e anche in quelle catarrali quando il periodo di persistenza del siero o muco nell'orecchio è così prolungato da far temere il formarsi di una colla di muco che potrebbe compromettere per sempre la vibrazione della membrana timpanica. Ma non devono essere sottovalutate neppure le forme colesteatomatose in cui l’infezione cronica erode il sistema ossiculare di trasmissione”. Per contrastare il dolore intenso “è quasi sempre necessario ricorrere ad antidolorifici per via generale ed evitare l’uso di gocce analgesiche ad uso locale”. Lavorare sul fronte della prevenzione non è facilissimo, ma vale la pena tentare. “Meglio non esporsi al vento freddo e all’umidità – conclude Pierossi – e in questi casi utilizzare cappelli e sciarpe. Assolutamente da evitare l'introduzione di cotone o di altro materiale nel condotto uditivo. Altra accortezza necessaria è quella di avere molta cura nell'eseguire la pulizia nasale poiché quelli che definiamo comunemente raffreddori predispongono all'insorgenza di otiti”.