PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia

"Gli antibiotici sono stati l'arma silenziosa più potente del secolo, vincitori di numerose battaglie contro malattie inguaribili per decenni”. Questa definizione, della Fondazione Veronesi, descrive molto bene il ruolo che questi farmaci hanno svolto nel contrastare tante patologie.
Questi farmaci, grazie all’azione di vari meccanismi, sono capaci di uccidere o rallentare la crescita dei batteri (come lo streptococco, lo pneumococco, il meningococco etc.) ma non sono efficaci sui virus: perciò, se vengono somministrati durante un’infezione virale come ad esempio il raffreddore o l’influenza, non cambiano il decorso della malattia né servono per ridurre la febbre.

Le infezioni delle prime vie respiratorie o dell’intestino, così comuni nei bambini che frequentano la scuola materna ed elementare, sono, nella stragrande maggioranza dei casi, provocate da virus, hanno un decorso più o meno breve e solitamente si risolvono senza interventi medici. Il riposo, l’alimentazione corretta ricca di frutta, verdura e liquidi, organizzata in piccoli pasti facilmente digeribili, l’areazione periodica degli ambienti in cui si soggiorna, sono rimedi più che sufficienti per guarire in fretta.
Capita spesso che i genitori, in caso di febbre alta, tosse intensa, gola arrossata o le cosiddette placche sulle tonsille, mi chiedano insistentemente di prescrivere un antibiotico nella errata convinzione che sia una panacea per tutte le situazioni. Purtroppo capita altrettanto spesso che, spinti da false “urgenze” (partenza per un viaggio, partecipazione a un evento o gara sportiva etc.) alcuni genitori ricorrano all’autodiagnosi e somministrino il farmaco quando non è necessario, o a dosaggio insufficiente o per periodi troppo brevi.

Ricordiamoci sempre che la diagnosi di una malattia - batterica, virale, fungina o da parassiti - è specifica competenza del pediatra e non del farmacista, della vicina di casa, né di fantomatici esperti virtuali. È compito del pediatra, attraverso elementi clinici e/o strumentali (stick urine, tampone faringeo, scotch test o esami ematici) a decidere il tipo di terapia appropriata a quella determinata situazione nonché per quel bambino in particolare.

L’eccessiva prescrizione e l’uso inappropriato degli antibiotici hanno prodotto una grave situazione di rischio non solo per gli stessi bambini ma per tutta la popolazione: sono infatti comparsi e sono in preoccupante aumento ceppi batterici che si sono rivelati resistenti agli antibiotici.
La resistenza batterica è un fenomeno naturale che i microrganismi (per così dire “intelligenti”) mettono in atto per adattarsi e sopravvivere all’azione del farmaco con diversi meccanismi: mediante la produzione di particolari sostanze che inattivano l’antibiotico prima che questo possa agire o modificando i punti “bersaglio” del farmaco in modo da non essere riconosciuti o ancora posizionando sulla loro parete esterna delle vere e proprie “pompe di espulsione” che impediscono a taluni antibiotici di entrare e distruggerli. Tutto questo porta come conseguenza che i batteri possano moltiplicarsi e diffondersi rapidamente indisturbati in diversi tessuti e organi: questo significa che il bimbo, invece di avviarsi alla guarigione, peggiora drasticamente, a volte con esito fatale.

Poiché questo problema, negli ultimi anni, ha investito la sanità pubblica a livello mondiale, nel 2014 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un allarmante report globale sullo stato attuale della resistenza batterica agli antibiotici, Ciò che è parso sconcertante è il timore, in un futuro molto prossimo, di non avere più strumenti per combattere infezioni comuni, curate efficacemente da decenni (come tubercolosi, colera, tifo) ma che ora possono ritornare a essere pericolose se non addirittura mortali. I batteri, divenuti resistenti, si diffondono più velocemente in contesti sociali ravvicinati (famiglia, scuola, contesti sportivi), minacciando l’intera comunità con un nuovo ceppo di malattie infettive molto più aggressive che in precedenza.

L’Agenzia italiana del farmaco prospetta uno scenario inquietante: l’Italia, tra i paesi europei, ha un maggior consumo di antibiotici e il più alto tasso di antibiotico-resistenza! Possiamo ancora fare qualcosa, o per lo meno rallentare, questo processo sensibilizzando le famiglie all’uso corretto degli antibiotici attraverso materiale divulgativo stampato o informazione presso siti accreditati e, ancora, fornendo ai genitori le regole da seguire per un utilizzo giudizioso dei farmaci.

Qualche consiglio: somministrare antibiotici ai bambini solo ed esclusivamente dietro prescrizione del medico; una volta iniziata, portare a termine la terapia antibiotica per il tempo consigliato senza interromperla autonomamente non appena il bimbo sta un po' meglio.

Non usare antibiotici prescritti per un altro bimbo o per una malattia precedente poiché sono farmaci con una precisa specificità e meccanismo di azione: se inappropriati, potrebbero non essere efficaci e i batteri moltiplicarsi a loro piacimento. Ricordare che non tutti i bambini sono uguali e la stessa malattia può richiedere un trattamento diverso a seconda dell’età, sintomi associati, fattori di rischio, allergie...
Rispettare rigorosamente le prescrizioni del pediatra in merito alla preparazione, il dosaggio, la dose giornaliera nonché la conservazione del farmaco. Nel dubbio, chiedere sempre ulteriori spiegazioni.