IL GIOCO È UNA COSA SERIA

Disegno di due bambine che giocano a fare la parrucchiera e acconciano una bambola
di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

“Voglio fare la parrucchiera” è a sorpresa, dopo la maestra e la cantante, il mestiere in pole position nella ricerca condotta da De Agostini Publishing con bambine fra i 5 e gli 9 anni d’età.

Ovviamente il mercato dei giocattoli asseconda un tale “progetto” e, in plurime declinazioni dei toni del rosa e del fucsia, fornisce accurati set pronti per la cura dei capelli di Frozen, La Sirenetta, Barbie, Ariel, Rapunzel; set fra i quali spunta – politically correct – una valigetta interamente realizzata in legno e contenente accessori per un impeccabile negozio da barbiere!

Ma è nel paradiso delle bambole, nel cuore di NYC, fra il Rockefeller Center e Fifth Avenue, nel mega store American Girl Place, che troneggia un vero e proprio salone Hair Style con tanto di appositi seggiolini allungabili indispensabili per creare un clima di confort a bambole e bambolotti sottoposti poi a energici shampoo, colori e acconciature glamour; con l’avvertenza che se, grazie a extension e posticci, i capelli delle bambole si possono allungare, una volta invece che siano tagliati, essi non ricresceranno.

Quindi, un colpo di pettine, un fiocco raw-style, una treccina, una passata di gel e, voilà: bambine e bambole pronte per assolvere ai dettami dell’I love shopping.

Eppure, al di là delle ferree logiche del mercato, non si può negare che l’amore per i capelli venga da lontano.

Di notte, qualche piccino inconsolabile ignora l’orsacchiotto e cerca piuttosto i capelli della mamma, li sfiora, ci gioca, se li mette in bocca. Di giorno sono poi in molti i bambini che di fronte a una paura oppure a un’incertezza, a un’interrogazione, si fanno coraggio attorcigliando i propri capelli fra le dita.

Ben lo sapeva Sansone quanta forza ci fosse nei capelli. E non sono poche le fiabe che lo ribadiscono: dalla Bella dai capelli d’oro di Carlo Collodi, alla Fata dai capelli turchini, alla Bambina dai capelli blu a Boccoli d’oro a Petrusinella o Raperonzolo che dir si voglia sino ai Capelli del gigante di Gianni Rodari che proprio nei capelli aveva riposto tutta la sua intelligenza...

Antropologi e etologi non hanno dubbi sul fatto che toccarsi o tirarsi i capelli sia un modo, legato a primitive esperienze, per consolarsi della paura dell’abbandono e “aggrapparsi” alla mamma. E’ un qualcosa di istintivo, un “fenomeno d’unione”, che evoca concretamente, fra sensazioni felici e rassicuranti, la ricerca di un antenato peloso, andato perduto. A riprova ci sono i piccoli di scimmia che stanno appesi, avvinghiati con le mani e coi piedi, ai peli che ricoprono totalmente la superficie del corpo materno. Ai nostri bambini, evoluti e moderni, per soddisfare questo atavico, ormai frustrato, “istinto di aggrappamento” rimane il conforto del giocare alla parrucchiera.

Anche Marta Viola, 10 anni, la solare, intraprendente, vincitrice della edizione 2019 del Festival dello Zecchino d’oro con la canzone green La voce della terra, in una intervista riportata dall’ Official Music Video - Junior Eurovision 2019 - ha affermato con convinzione: “Da grande vorrei fare la parrucchiera”.