Cane della pet therapy in giardino

Imparare da un cane che il tempo non è una corsa affannosa per smaltire calorie. E, offrendogli un biscotto, tornare a recuperare una relazione sana con il cibo. È un aiuto prezioso quello che i quattro zampe della Pet therapy svolgono in quel reparto delicatissimo che è la Neuropsichiatria del Meyer. Un servizio che negli ultimi anni ha conosciuto un’attività sempre più rilevante: dal 2016 sono stati 201 i pazienti in regime di ricovero e 350 quelli seguiti in day hospital. Molti degli adolescenti presi in carico da questo servizio hanno disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia. Il 2 giugno è la Giornata che l’Academy for eating disorders ha voluto dedicare a queste patologie sempre più diffuse tra i giovanissimi. Oggi, grazie ai progressi della medicina e alla disponibilità di nuovi farmaci, la possibilità di cura di queste malattie è piuttosto elevata, ma è necessario un approccio multidisciplinare. Nella Neuropsichiatria del Meyer esiste un’equipe dedicata formata da vari professionisti: neuropsichiatri, psicologi, dietisti, infermieri ed educatori. Le ragazze, e i ragazzi, che ne soffrono vengono accompagnati nel loro percorso di cura di cura passo dopo passo. Compagni speciali di questo viaggio sono anche i cani della Pet therapy. La loro presenza è garantita per due volte alla settimana, ma nei casi in cui è necessario, questi speciali operatori sono pronti ad accorrere in soccorso. “Ogni giorno – spiega la dottoressa Tiziana Pisano, responsabile della struttura – abbiamo modo di constatare quanto gli animali, nella loro funzione di mediazione emotiva, siano utili per contribuire a creare un canale di comunicazione con gli adolescenti”.

L’effetto relax. Chi soffre di anoressia, spesso, si trova a combattere una vera e propria corsa contro il tempo. Ogni minuto deve essere impiegato in quell’infinita guerra contro le calorie che la mente ha deciso di intraprendere. Ecco il motivo per cui questi pazienti camminano moltissimo ed è difficile convincersi a fermarsi. “Su questo fronte - spiega Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa, associazione specializzata negli interventi assistiti con gli animali – i cani sono una risorsa utilissima, perché riescono magicamente a fermare il tempo”. Quando un quattro zampe entra scodinzolando nel reparto, in pochi riescono alla tentazione di fermarsi per fare due carezze, utilizzando quindi il linguaggio del corpo, un corpo che, per questi pazienti è difficile da poter pensare come canale di comunicazione, anche su aspetti positivi. E coccolando quella pancia pelosa, e sempre disponibile, anche le emozioni, e le parole che le esprimono, riescono a uscire con più facilità, spontaneamente, e si accendono sorrisi. Quello che si crea è un momento di reciprocità e riconoscimento emotivo: l'animale attende infatti un segno di comunicazione dalle giovani pazienti.

L’accudimento. I cani sono dei campioni nella richiesta di coccole e la loro relazione con l’essere umano affonda le radici nella preistoria, in un legame di attaccamento che ci unisce. Per questo riescono con molta facilità a risvegliare in tutti noi un istinto di accudimento e desiderio di cura e contatto. Un impulso di importanza fondamentale per gli adolescenti che hanno problemi con il cibo. “Accudire un cane – continua Francesca Mugnai – significa imparare ad accudire anche il proprio corpo, recuperando una relazione più sana con se stessi”. Capita spesso inoltre che il cane accompagni il momento del pranzo che, per chi ha un disturbo di questo tipo, è sempre difficile. Altrettanto importante è l’effetto che la relazione con l’animale ha sulla gestione della rabbia. “Interessante – conclude Francesca Mugnai – è vedere come i ragazzi si relazionano in modo diverso a seconda del carattere dei cani, e delle modalità sociali messe in gioco individualmente dall’animale, ognuno nella sua specificità. Ognuno di loro riesce a tirare fuori qualcosa di diverso”. E così Budino è specializzato in esercizi di abilità, Polpetta si occupa prevalentemente di coccole, Muffin eccelle su entrambi i fronti. Malì, invece, che capisce solo l’inglese, è un asso nello spezzare le barriere. E Galileo, allegro e curioso, accende i sorrisi.