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Bilancio di più di 30mila bambini curati. Un convegno per presentare i dati.
Foto del personale medico e infermieristico del trauma center del Meyer

Firenze - 30.535 bambini curati in dieci anni: sono numeri imponenti quelli che fotografano l’attività del Trauma Center del Meyer dal 2009 al 2018. Era il 16 giugno del 2009 quando l’Ospedale pediatrico fiorentino mise a punto questo percorso interamente dedicato ai piccoli che avevano subito traumi severi, ma anche ustioni e annegamenti. Oggi un convegno nell’aula Lorenzo il Magnifico del Meyer Health Campus rievoca le tappe della realizzazione di questa struttura, la prima in Italia di questo genere, che vede al lavoro un team multidisciplinare di professionisti, capace di fronteggiare tutte le emergenze mettendo in campo diverse competenze specialistiche in modo sinergico. Tra le mission del Centro, anche la prevenzione: gli studi rivelano infatti che il 90% dei traumi è prevedibile e può quindi essere evitato, eliminando i comportamenti a rischio. Come detto, sono moltissimi i bambini che, nel corso di questi dieci anni, sono stati presi in carico e curati dai professionisti che lavorano in questa struttura: una media di circa tremila ogni anno, tre al giorno. Fortunatamente, non tutti i pazienti che sono stati inseriti in questo percorso avevano subito traumi di gravità tale da richiedere trattamenti sanitari di lunga durata: solo per il 5% di loro è stato necessario il ricovero. Di particolare interesse il dato che riguarda la degenza media dei pazienti: al Trauma Center del Meyer è di 4,2 giorni, un parametro che è indice di efficienza della struttura.

Il percorso del pediatrico fiorentino è riservato ai pazienti che hanno subito un trauma di età inferiore ai 14 anni, mentre in caso di trauma cranico l’età di accesso aumenta fino ai 16 anni.

Analizzando i dati di questi ultimi dieci anni, emerge che la fascia di età più a rischio, per i traumi, è quella tra gli uno e i cinque anni: 16.401 pazienti. La maggior parte di loro ha subito un trauma della testa, del rachide o del volto. Nel bambini più grandicelli, (5843 quelli tra i 6 e i 10 anni e 4300 tra gli 11 e i 14 anni) sono invece più frequenti i politraumi, provocati da incidenti stradali o in ambito sportivo.

La storia. L’ideazione del progetto risale al 2006 e fu frutto della collaborazione tra il Dipartimento del Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà della Regione Toscana, il Meyer, la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Firenze, la Harvard Medical International School e il Children’s Hospital di Boston. E proprio da quest’ultimo centro, una struttura di eccellenza a livello internazionale, arrivava Kevin Ban, il professionista che, insieme agli specialisti del Meyer, pianificò e programmò il modello organizzativo del Trauma Center, di cui oggi è responsabile Leonardo Bussolin. Fondamentale, nel corso degli anni, si è rivelato il ruolo della Rete pediatrica, intesa come struttura portante all’interno della quale ottimizzare il percorso clinico-assistenziale per il bambino. Il buon funzionamento del Trauma Center dipende anche dall’integrazione con le altre strutture presenti sul territorio. E non è un caso che il modello organizzativo sia strutturato in modo da corrispondere alla regola delle cosiddette 3R: “Get the Right patient to the Right Hospital in the Right time”, il che significa indirizzare il piccolo paziente nel centro più indicato per risolvere la sua problematica. Un parametro, questo, che per essere soddisfatto necessita di una elevatissima capacità di diagnosi distribuita su tutti i professionisti che operano sul territorio. Tra le specificità del Trauma Center, la messa a punto di protocolli di centralizzazione e la condivisione dei casi clinici – da quelli più lievi a quelli più complessi – attraverso il numero unico a cui risponde 24 ore su 24 un professionista del Trauma Team, ma anche la condivisione di protocolli diagnostici-terapeutici condivisi da tutti i professionisti che lavorano nell’ambito della rete pediatrica toscana.