BUONO A SAPERSI

di Maria Vittoria Giannotti, Ospedale pediatrico Meyer
Bambino sullo scivolo

Mens sana in corpore sano, diceva Giovenale. Venti secoli dopo, la massima coniata dall’autore latino resta di grande attualità: le ricerche scientifiche non si stancano di ribadire l’importanza di una regolare attività fisica per conservare la nostra salute e il buon umore. Il discorso vale soprattutto per gli organismi in crescita, come quelli dei bambini e degli adolescenti. L’ideale è riuscire a garantire ai ragazzi almeno nove ore settimanali di movimento, sostiene Giorgio Galanti, direttore della SODc Medicina dello sport e dell’esercizio di Careggi, che da anni porta avanti una proficua collaborazione con il Meyer. Purtroppo fare sport, in Italia, può essere molto dispendioso, soprattutto per le famiglie più numerose. Ma per arrivare a quelle nove ore che servono per stare bene, in realtà, è sufficiente un parco giochi. “Un tempo – spiega Silvia Favilli, della cardiologia pediatrica del Meyer – c’era il campino sotto casa. Oggi ce ne sono molti meno, ma si può approfittare di ogni occasione utile per fare movimento: dalle passeggiate, alle scale condominiali, alla pedalata in bicicletta della domenica”. L’importante, insomma, è riuscire a limitare le scorpacciate di videogiochi e televisione privilegiando il movimento, possibilmente all’aria aperta.

I benefici. Lo sport, ormai è risaputo, è uno dei pilastri su cui si basa la cosiddetta prevenzione primaria. “Il movimento – spiega la dottoressa Favilli – ha un’azione positiva nella prevenzione dell’obesità e dell’ipertensione arteriosa, che sono importanti fattori di rischio per tutte le patologie cardio-vascolari. In genere, poi, la pratica sportiva si accompagna a uno stile di vita più corretto: raramente i ragazzi che praticano sport diventano fumatori o forti bevitori. Questo perché diventano consapevoli, per esperienza diretta, del fatto che gli stravizi e le abitudini sbagliate incidono sulla performance”. Lo sport è raccomandato anche ai piccoli con problemi cardiaci. “Ovviamente – precisa Favilli – l’attività deve essere calibrata sulle caratteristiche e possibilità di ciascuno”. Lo sport è anche una scuola di vita: insegna il rispetto delle regole, l’accettazione serena dei propri limiti, l’importanza della socialità e dell’integrazione. Basta una corsa a perdifiato dietro a un pallone e le barriere si abbattono, come per magia.

I consigli degli esperti. Su un punto gli esperti sono d’accordo: lo sport deve essere un piacere. Quindi, niente imposizioni e tanta libertà. “Nei più piccoli – sostiene la cardiologa – è meglio privilegiare le attività che impegnano tutte le masse muscolari, ma anche evitare quelle che richiedono uno sforzo protratto: le riserve metaboliche dei bambini sono limitate e la resistenza si acquista solo con l’età. Per i bambini con problemi di obesità, il nuoto rappresenta la soluzione ideale dato che l’acqua annulla il peso e permette di muoversi con maggiore agilità e soddisfazione”.

“L’importante – sostiene Galanti – è che lo sport sia sempre percepito dai bambini come un gioco e permetta loro di esprimersi in totale libertà. Quello che conta, soprattutto nei più piccoli, è che abbiano la possibilità di sviluppare la coordinazione e socializzare. In questo il parco giochi offre una preziosa opportunità di aggregazione spontanea”. Non sempre il fatto di far parte di una società sportiva garantisce il fabbisogno settimanale di attività fisica necessaria. “Ci sono ragazzi che praticano sport di squadra ma passano il tempo in panchina – ammonisce Galanti – e il 10-15% dei ragazzi in possesso di una tessera sportiva ha problemi di obesità”.