PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia
Un bambino viene misurato nello studio del pediatra

Quando ero una bambina, la mia mamma era solita, una volta all’anno, portarmi fiduciosa per una visita accurata da un dottore specialista dei bambini (negli anni ‘60 non c’era la pediatria di famiglia) che verificasse la mia buona crescita e l’assenza di malattie.
Negli ultimi trent’anni l’assistenza neonatale, infantile e adolescenziale ha registrato in Italia una continua e costante evoluzione positiva. Grazie alle moderne acquisizioni medico-scientifiche, è divenuta sempre più attenta alla prevenzione e all’educazione alla salute e, garantita sul territorio da specialisti pediatri, convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha realizzato un’assistenza medica capillare ed efficace per tutta l’infanzia e adolescenza con un forte gradimento da parte delle famiglie italiane.
Per tutti i nostri bambini oggi c’è una grande opportunità: dalla nascita ai 14 anni vengono sottoposti dal pediatra di famiglia (figura medica esclusivamente italiana, assente nel resto d’Europa) a visite periodiche previste da un programma di sorveglianza sanitaria ben definito.
In parole semplici, tutti i bambini sono controllati a scadenze definite (bilanci di salute, BdS) al fine di prevenire o di cogliere, il più presto possibile, segni di patologie serie o invalidanti, per le quali una diagnosi e quindi una terapia precoce sono in grado di modificare l’evoluzione stessa della malattia o del problema.
I BdS sono programmati in base a un calendario, simile per le varie regioni italiane, con un’alta frequenza nel corso del primo anno (0-3-6-8-12 mesi), e progressivamente ridotta negli anni successivi (18 mesi-3-6-10-14 anni).

In cosa consistono i BdS?
In occasione di ogni BdS, il pediatra fa un esame clinico accurato, con particolare attenzione alla rilevazione di alcuni parametri prestabiliti per l’età del bimbo. Ad esempio, nel corso dei BdS del primo e del secondo anno, è molto importante la valutazione sistematica della crescita staturo-ponderale e della circonferenza cranica: variazioni al di fuori della norma di tali valori potrebbero essere indicativi di difficoltà alimentari, carenza di latte materno o formulato oppure patologie organiche misconosciute (carenze nutrizionali, malassorbimento, infezioni, ecc.).
A ogni bilancio, nel corso dei primi anni di vita viene valutata:

  • la capacità motoria del bimbo (movimenti spontanei senza un’apparente finalità che normalmente devono essere ricchi, variabili e fluidi);
  • la funzionalità motoria (funzioni che vanno perfezionandosi nel tempo come il controllo del capo e del tronco, il portare le mani alla bocca, il fermarsi e prestare attenzione, lo stare seduto senza appoggio, il cammino autonomo, la manipolazione fine);
  • una lesione del sistema nervoso centrale provoca alterazioni di diverso grado del movimento, che sarà povero o francamente patologico e della funzionalità motoria che sarà ritardata e/o alterata;
  • la capacità di relazione che comprende lo sviluppo del linguaggio (dai primi vocalizzi alle prime paroline, dalle frasi incomprensibili ai discorsi strutturati), lo sviluppo cognitivo (il progressivo crescere e rafforzarsi delle capacità intellettuali rispetto all’ambiente esterno), lo sviluppo psico-affettivo e sociale (interazione tra la maturazione fisica e la realtà esterna che impone al bimbo nuovi e precisi comportamenti in base anche alle caratteristiche culturali, etniche e sociali della famiglia).

Sempre in occasione dei BdS dei primi anni, a ogni fascia di età vengono rilevati eventuali segni di allarme di un possibile disturbo dello sviluppo psicomotorio, che necessitano di una rivalutazione o di una eventuale visita specialistica per una migliore definizione. Quando si decide che il bambino è da rivedere risulta di fondamentale importanza la collaborazione tra il pediatra e i genitori, gli unici in grado di riferire sul mancato miglioramento o regressione delle capacità del bimbo o ancora sulla comparsa di sintomi aggiuntivi che possono aiutare a definire la diagnosi. Nello stesso tempo, il pediatra darà ai genitori informazioni precise, coerenti e ordinate su cosa è possibile fare e su cosa non è ancora possibile fare in quella particolare età evolutiva del bimbo (ad esempio: a circa 8 mesi il bimbo può stare a sedere senza appoggio ma ciò non è ancora possibile a 6 mesi; a circa 18 mesi sa fare il gioco del cucù e si diverte ma a 12 mesi se non vede la mamma nel suo campo visivo piange).aldo o della tettarella del biberon) altri, invece sembrano impazienti di assaggiare qualcosa di diverso.

I BdS offrono dunque al pediatra anche l’opportunità di sostenere i comportamenti dei genitori nel promuovere la qualità dello sviluppo psicomotorio, che nella loro variabilità dipendono certamente da fattori legati al bambino (geneticamente determinati o derivanti dal tipo di gravidanza o dal tipo di nascita), ma anche da fattori ambientali: le relazioni con i genitori in primis, e con gli altri adulti di riferimento (nonni, baby sitter, educatori, ecc.); le esperienze offerte in ambito familiare che vanno modificate nel tempo per andare incontro alle sue mutate abilità motorie, alla sua aumentata autonomia.

Fino a pochi decenni fa, quando ancora non esisteva la pediatria di famiglia, e quindi non c’era questa forma di filtro descritta, resa possibile dai BdS, poteva capitare ad esempio che l’intervento sui disturbi dello sviluppo psicomotorio avvenisse in modo pressoché tardivo, quando ormai il bimbo aveva perso le proprie potenzialità di recupero. È questo il caso della diagnosi precoce, intorno al 18° mese di vita, dei primissimi segni di disturbi del comportamento compatibili con un’evoluzione verso l’autismo. La presa in carico da parte del servizio di neuropsichiatria infantile, sul sospetto avanzato dal pediatra, e l’immediato intervento riabilitativo portano in genere a un notevole miglioramento della capacità comunicativa del bambino altrimenti compromessa per sempre.

Viene anche esplorata l’integrità sensoriale fin dalla nascita, (udito e vista), con particolare attenzione a individuare un’eventuale ipoacusia (diminuzione della capacità uditiva) al bilancio dell’8° mese, e una diminuzione della capacità visiva di un occhio solo (ambliopia) al bilancio dei 18 mesi, con semplici test in ambulatorio. In entrambi i casi l’intervento precoce con invio allo specialista e inizio del programma di riabilitazione, può scongiurare danni permanenti.

Nella valutazione dei ragazzi pre- adolescenti o adolescenti (BdS del 10°-14°) viene riservata grande attenzione ai dismorfismi della colonna vertebrale (scoliosi), alla prevenzione della carie dentale, alla promozione di una dieta sana, corretta, adeguata ai fabbisogni nutrizionali della fase di rapida crescita puberale. Controllare il peso in rapporto all’altezza (BMI) porta a individuare eventuali disturbi del comportamento alimentare (magrezza-anoressia o sovrappeso-obesità-bulimia) e quindi consigliare uno stile di vita ottimale, condiviso da tutta la famiglia, impostato su una dieta adeguata alla fase di sviluppo e sull’incentivazione dell’attività fisica quotidiana (andare a scuola a piedi o in bici, salire per le scale piuttosto che in ascensore), oltre agli allenamenti sportivi consueti.

In occasione di ogni bilancio di salute, il pediatra ha l’opportunità di affrontare con i genitori le tematiche più rilevanti di promozione della salute, intesa come prevenzione a 360 gradi:

  • promuove e sostiene l’allattamento al seno e di seguito l’alimentazione complementare;
  • raccomanda la vaccinazione verso malattie infettive gravi e invalidanti e/o mortali (meningiti, pertosse, morbillo, polio, epatite, tetano);
  • prescrive la somministrazione di vitamina D, quasi sempre carente nei nostri bambini costretti a stare poco tempo all’aria aperta, per favorire la crescita ossea, per rinforzare le difese immunitarie e proteggere dalle allergie;
  • consiglia una alimentazione ricca e varia, semplice e corretta con l’adeguato apporto di tutti i nutrienti secondo il fabbisogno di ogni età, nell’intento di diminuire il rischio di obesità e malattie metaboliche a essa correlate;
  • verifica l’uso dei sistemi di sicurezza per il trasporto corretto dei bambini in auto al fine di prevenire le sequele invalidanti degli incidenti stradali;
  • sostiene la prevenzione della carie dentale con una corretta igiene orale ed eventuale supplementazione di fluoro;
  • informa sulla prevenzione degli incidenti domestici alle varie età (ustioni, traumi, ingestione di sostanze nocive come farmaci e detersivi);
  • si fa promotore di counselling attivo con genitori e/o adolescenti sulle problematiche comportamentali, psicologiche e sessuali di questa delicata e difficile fascia di età.

Oltre a tutto quanto detto finora, possiamo individuare alcuni obiettivi comuni a tutti i bilanci di salute: stabilire una relazione di fiducia e di comunicazione con il paziente e la sua famiglia; comprendere il retroterra culturale, etnico, religioso e socioeconomico del bambino; osservare e indagare i rapporti del bambino con i suoi genitori e gli altri membri della famiglia; identificare situazioni di stress che influenzano la famiglia e le possibili ansie sperimentate dal bambino (nascita di un fratellino, separazione dei genitori, morte di un parente); indagare sull’ambiente in cui vive il bimbo; determinare il rischio di malattie a trasmissione genetica (ad esempio la familiarità per malattie cardiovascolari in giovane età) e attivare programmi di prevenzione e diagnosi precoce.