Campagna giornata mondiale della depressione - disegno di due donne che parlano sedute e si confidano

Dalla depressione si può guarire. Basta curarsi, in modo adeguato. Sembra quasi un’ovvietà. Eppure sono ancora tanti i pazienti che non vengono seguiti, o che non vengono curati bene. E questo accade perchè la depressione è una malattia su cui, ancora oggi, gravano molti, troppi, pregiudizi. Oggi, nella Giornata mondiale della salute, l’Oms ha deciso di accendere i riflettori su una patologia importante, che in tutto il mondo colpisce moltissime persone. Anche bambini e adolescenti. Lo sanno bene le specialiste che lavorano nella Neuropsichiatria del Meyer. E che, negli anni, hanno accolto e curato tante ragazze e ragazzi. Le loro storie sono bellissime e nessuna è uguale all’altra. Ne raccontiamo una, nella convinzione, come sottolinea l’Oms, che per sconfiggere la depressione è necessario, anche, parlarne.

Francesca arrivò al pronto soccorso del Meyer una sera di cinque anni fa. Aveva solo quindici anni, era nel pieno della cosiddetta crisi adolescenziale, e da poco aveva perso uno zio, a cui era molto legata. E così, piano piano, la depressione era entrata nei suoi giorni. Francesca aveva deciso che non aveva più voglia di vivere e tentò di mettere in atto il suo piano ingerendo troppi farmaci. Superata l’intossicazione, grazie ai medici dell’emergenza, la quindicenne fu affidata alle cure dell’equipe dei medici della Neuropsichiatria infantile. E quel bagaglio di tristezze e di pesi troppo pesanti da sopportare cominciò ad uscire fuori. Da tempo, Francesca non andava più d’accordo con i genitori. Come tanti suoi coetanei, era attratta dalle trasgressioni. E trovare un equilibrio, anche nelle relazioni con gli amici, era diventato difficile: in dei momenti si isolava, terrorizzata da tutto, in altri diventava espansiva, avventurandosi in comportamenti a rischio. Anche il fronte scolastico era problematico: l’ansia di non riuscire bene, le impediva di far fronte ai suoi impegni con serenità. Qualcosa, nella sua giovinezza, si era davvero interrotto. Ad aiutarla, fu una terapia farmacologica, ma anche alcuni periodi di Day hospital alternati a controlli ambulatoriali. Così, Francesca, riuscì finalmente a lasciarsi alle spalle la fase acuta della malattia. Ma il suo ritorno alla “normalità” ha compreso anche un percorso psicologico, sia con colloqui individuali che di gruppo. Per tre anni gli operatori del territorio l’hanno seguita passo dopo passo, coordinandosi con l'ospedale. E i risultati, piano piano, sono cominciati ad arrivare: la terapia farmacologica, uno stabilizzante dell’umore, è stata interrotta. A diciotto anni Francesca ha affrontato e superato l’esame di maturità: non è stata una prova facile, ma con l’intervento della Neuropsichiatra Infantile, l’ansia è stata superata con successo. Francesca ha imparato a riflettere, a non farsi male, i suoi sbalzi di umore sono scomparsi e anche il rapporto con i genitori è migliorato. Anche per loro è stato utile un percorso che li aiutasse a sostenerla nel modo migliore.

Oggi Francesca – il nome, ovviamente, è di fantasia - sta bene: ha alti e bassi, come tutti. Ma il grigio che accompagnava le sue giornate da quindicenne, ha lasciato il posto ai colori. Ha trovato un lavoro e un fidanzato. Ed è pronta ad affrontare le tante sfide che la vita presenta a ognuno di noi.

Quella di Francesca è, per molti aspetti, una storia emblematica. Ed è più comune di quanto si creda. Negli ultimi anni, il disagio adolescenziale è cresciuto, o forse, semplicemente, ci sono più strumenti rispetto al passato per farlo emergere e trattarlo in modo adeguato. Per far fronte a questa richiesta, a cui è importantissimo dare risposta, il Meyer ha molto investito sulla neuropsichiatria. Nel maggio 2015, la dottoressa Tiziana Pisano è divenuta responsabile della struttura. E i numeri che fotografano l’attività degli ultimi due anni restituiscono l’immagine di un servizio davvero prezioso e in continua crescita: dal 2015 sono 237 i bambini e gli adolescenti che sono stati ricoverati in regime di urgenza dalla Neuropsichiatria infantile. Il 25% di loro ha un disturbo del comportamento alimentare, ma ci sono casi di psicosi, abusi di sostanze, tentati suicidi e ritiro sociale. Solo nell’ultimo anno sono 113 i pazienti in regime di ricovero e 105 quelli seguiti in Day Hospital.