I NUMERI DI FABIO

di Fabio Voller, ARS Toscana

La promozione dell’allattamento al seno rappresenta un elemento importante di salute pubblica. Allattare al seno è la fonte di nutrizione dei bambini migliore di qualsiasi altra possibile modalità di alimentazione, non solo per gli esiti nutrizionali, ma anche per quanto riguarda gli aspetti psicologici e relazionali. Il latte materno contiene fattori di crescita, citochine, fattori antimicrobici, così come fattori che promuovono la colonizzazione intestinale, non riproducibili dal latte in polvere. È stato valutato che l’allattamento al seno esclusivo per 6 mesi nei Paesi in via di sviluppo potrebbe prevenire il 13% della mortalità infantile. Anche nei Paesi a sviluppo avanzato, i bambini allattati esclusivamente al seno hanno rischi ridotti di infezioni delle alte e delle basse vie respiratorie e di infezioni gastrointestinali, con una protezione legata anche alla durata dell’allattamento.

A partire dal 2002 l’Agenzia regionale di sanità della Toscana, con la collaborazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer, ha promosso alcune indagini sulla prevalenza dell’allattamento al seno e dei suoi determinanti. L’ultima indagine è stata effettuata nel 2010. Sono stati somministrati 5.885 questionari ai genitori che hanno accompagnato i bambini a fare la prima o la seconda dose dei vaccini obbligatori, in 44 centri vaccinali campionati nelle diverse AUSL. Le domande sull’alimentazione hanno riguardato la dimissione e le ultime 24 ore, le categorie dell’allattamento sono state definite secondo i criteri stabiliti dall’OMS.

Dal confronto temporale con le indagini precedenti, “Il percorso nascita” del 2001 e “Mamma informata” del 2005, si è osservato un incremento graduale dell’allattamento esclusivo alla dimissione che dal 66% nel 2001 passa al 71% nel 2005 e al 76% nel 2010. L’incremento è confermato dai dati del CeDAP del 2013 dove si riscontra, durante il ricovero per nascita, una proporzione di allattamento esclusivo dell’84%. Questi dati, migliori del 63,9% nazionale, sono in linea con quelli di altre regioni che, come la Toscana, monitorano il dato nel tempo (grafico 1).

Grafico 1 - Allattamento al seno durante il ricovero o alla dimissione dal punto nascita: confronto Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino (fonte: Cedap e indagini regionali)

Grafico 1 - Allattamento al seno durante il ricovero o alla dimissione dal punto nascita: confronto Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino (fonte: Cedap e indagini regionali)
*allattamento durante il ricovero; **allattamento alla dimissione dal punto nascita

L’allattamento al seno, tuttavia, diminuisce fortemente fin dai primissimi mesi di vita. Infatti alla prima vaccinazione (61-120 giorni), i bambini alimentati al seno in modo esclusivo o predominante sono il 57,5%, il 17,8% è allattato in modo complementare e il 24,7% non è allattato al seno. Alla seconda vaccinazione (121-180 giorni), la proporzione di bambini alimentati al seno in modo esclusivo o predominante diminuisce al 31,4%. Aumentano i bambini allattati in modo complementare (36,2%) per l’inizio dello svezzamento, ossia l’introduzione dei primi cibi solidi, e quelli non allattati al seno (32,3%). A 121-180 giorni il 51% dei bambini è già stato svezzato; il 45,7% di questi riceve oltre al latte, la frutta; il restante anche pappa dolce e/o salata e/o biscotti. Il dato sulla precoce introduzione di alimenti solidi, è stato monitorato, parallelamente al dato sull’allattamento, in quanto fattore di rischio per obesità.