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IL GIOCO È UNA COSA SERIA

Bambini che vendono i giocattoli facendo il mercatino
di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

Un tempo tutto era lasciato alla spontaneità del momento e, spinti soprattutto dalla molla di racimolare qualche lira, ragazzini e ragazzine magari di fronte a casa o lungo le viuzze del centro città improvvisavano una vendita al minuto di carabattole di ogni tipo ormai per loro cadute in disuso. Su tappeti sfilacciati o consunte coperte damascate, la mercanzia veniva esposta con cura. E le cose mai erano ammucchiate alla rinfusa, piuttosto ripartite e raggruppate. Così i supereroi di plastica stavano compatti in squadra, i dinosauri e i mostriciattoli in branco, le bamboline un po’ appartate; in équipe erano invece palline, biglie, figurine mattoncini di lego spaiati, ruote, fermagli per capelli, ecc… Grande visibilità a libri usati o giornalini, come pure a creazioni personali tipo sassi raccolti e dipinti ora con barchette, sole e mare… ora con presepi ora con musi di gatti sornioni!

Forse nei bambini, sotto sotto, c’è la percezione malinconica che quando i giocattoli si allontanano negligenti, con loro se ne va anche una fetta della propria storia d’infanzia; per questo talvolta, pur non usandoli, li accumulano in ceste e scatoloni, per trattenerli ancora un po’, per attingere - da questi mucchi di giochi accatastati - il coraggio di crescere. Ecco allora che giocare al Mercatino, barattando e vendendo, può lenire la ferita del tempo che va! Tanto che su questa forma spontanea di “commercio”, molte sono state le riflessioni pedagogiche. Si è valutato che oltre a dare una seconda vita agli oggetti, il Mercatino è un invito a riciclare, a dare valore alle cose. Una spinta a ricercare, a inventare, a raccontarsi attraverso lo scambio di oggetti, che possono non essere più interessanti per uno, ma desiderabili per qualcun altro. E soprattutto, il mercatino, è un’opportunità preziosa per socializzare con i propri coetanei, superando timidezze e timori.

Se poi è vero che bisogna far capire ai bambini il valore economico delle cose partendo dai loro giochi e dal loro micromondo, ecco che la circolazione di soldi veri, un primo vero guadagno, fanno del mercatino un’esperienza degna di entrare nelle linee guida dettate dal Consumer Financial Protection Bureau (USA 2017) e rivolte a insegnanti e genitori per far comprendere ai bambini il "senso dei soldi".

Quindi, una volta appurato che fare il mercatino fa bene, le iniziative pubbliche si sono moltiplicate appropriandosi di una tale straordinaria capacità di inventiva dei bambini.

Al via in moltissime città proposte di mercatini organizzati dai titoli divertenti: “liberiamo i giocattoli dalle soffitte” “Ri-giocami”, "Il mercatino dei pulcini", “Secondamanina”, “Ce l’ho… ce l’ho… mi manca”, “Mercante in gioco”, il tutto condito con piccoli rinfreschi autogestiti e banchini di limonata Usa style! In questi ipermercati della baratteria, i bambini non sono solo espositori, ma girano tra le bancarelle per frugare, curiosare scambiare, riuscendo a dare un altro destino a quanto sembrava solo uno scarto. In fondo si tratta di una buffa expo, una prova tangibile che le cose sono fatte di storie, di usi, di ricordi, di abbandoni e di ritorni; cose da raccogliere e rimestare perché, sosteneva Tonino Guerra: “Il bello tutto, come si sa, è nel cercare”.