PAROLA DI ESPERTO

di Cesare Filippeschi, dermatologo AOU Meyer

L’acne ovvero “la dannazione dell’adolescente”: questo potrebbe essere il titolo di un angosciante serial con protagonista oltre il 50% dei giovani tra i 12 e 20 anni. Questa patologia viene spesso banalizzata da parte dei genitori e degli adulti, ma non è l’atteggiamento corretto: in alcuni casi, infatti, l’acne si rivela una patologia altamente invalidante da un punto di vista relazionale e psicologico. E poi ci sono forme acneiche che non si esauriscono con l’adolescenza, ma rimangono anche in età adulta. Con il termine acne si fa riferimento a una problematica della pelle che produce sebo in eccesso: nello specifico è il follicolo pilifero e la ghiandola ad esso associata che permette la produzione smodata di questo liquido grasso e untuoso che va a intasare e infiammare i pori. La conseguenza è la formazione di quei segni sgradevoli della cute, chiamati comunemente brufoli. Quasi sempre l’acne compare soprattutto sul viso, anche se le bolle possono essere presenti anche su collo, spalle e altre parti del corpo. Alla base della comparsa di acne, oltre alla predisposizione genetica, vi possono essere diverse cause e una di queste è uno sbalzo ormonale transitorio: ecco perché si tratta di un problema tipico dell’adolescenza quando i ragazzi stanno vivendo dei forti cambiamenti a livello ormonale (e non solo). Questo è vero anche in altri periodi della vita o se sono presenti particolari patologie, come nel caso delle donne che soffrono di ovaio policistico. Un’altra componente importante è dovuta alla sovra-immissione batterica delle lesioni acneiche e per questo l’acne migliora con utilizzo degli antibiotici. Esistono anche dei fattori ambientali che ne favoriscono la comparsa. Tra questi, l’utilizzo di prodotti per la pelle a base di sostanze chimiche aggressive che tendono ad otturare i pori e quindi a favorire l’infiammazione e la comparsa di brufoli. L’acne può essere di diverse tipologie: l’acne giovanile, l’acne tardiva, acne di tipo ormonale, acne escoriata o acne cistica (più grave, ma meno frequente).

L’acne giovanile compare nella fascia d’età tra i 12 e i 20 anni soprattutto sul viso e tende a scomparire da sola una volta finito il periodo dei cambiamenti ormonali. Per acne tardiva si intende una forma che compare in età adulta: colpisce soprattutto le donne e tra i fattori di rischio ci sono i periodi di grande stress, l’utilizzo di cosmetici e prodotti per la cura del viso inadatti alla propria pelle o realizzati con ingredienti troppo aggressivi (ecco perché le donne sono più a rischio). In questi casi vanno comunque escluse alcune patologie ormonali concomitanti che colpiscono l’ovaio o la tiroide. Esiste anche l’acne nodulo-cistica, una condizione che va diagnosticata precocemente e non sottovalutata, in cui compaiono vere e proprie cisti che tendono anche a ingrossarsi e che possono esitare in esiti cicatriziali permanenti. Questa forma di acne può guarire e deve essere trattata con un farmaco, in uso da più di vent’anni, chiamato isotretinoina, che ha cambiato radicalmente la prognosi di questa patologia. È comunque un farmaco che va utilizzato da mani esperte e con oculatezza per i molti effetti collaterali (primo tra tutti l’incompatibilità assoluta con un’eventuale gravidanza nel periodo della somministrazione e un mese dopo la sospensione). Infine dobbiamo citare l’acne escoriata: quel tipo di acne di chi, grattandosi spesso il viso, si auto infligge lesioni abrase sempre più estese (si tratta nella maggior parte dei casi di acne associata a disturbi psicologici talvolta anche importanti). Un ultimo aspetto da prendere in considerazione: il rapporto tra acne e cibo, controverso e spesso enfatizzato: in realtà non esiste una relazione diretta tra alcuni cibi e l’acne. D’altro canto, negli ultimi anni, gli studi metabolici sulle cosiddette alimentazioni anti-infiammatorie hanno evidenziato che una dieta eccessivamente ricca di zuccheri tende a mantenere alti livelli di glicemie e quindi alti livelli di insulina. Quest’ultimo ormone avrebbe un’azione pro-infiammatoria e quindi potrebbe peggiorare il quadro acneico cosi come molte altre patologie. Si può quindi dire che sarebbe buona norma diminuire l’assunzione di carboidrati a pessimo indice glicemico come dolci, pane e pasta e aumentare verdura e frutta. E il sole? Sì, ma con moderazione. Inizialmente infatti si può assistere anche a un parziale miglioramento del quadro clinico, ma se si ha una eccessiva esposizione, senza adeguati filtri, si può andare incontro a una eccessiva secchezza delle ghiandole sebacee e un successivo effetto rimbalzo a fine estate con un peggioramento dell’acne. Inoltre, dove erano presenti lesioni attive possono rimanere inestetiche macchie scure.