PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia
bambino malato

Drin! Drin! Driiin! Le nonne toscane amano ricordare ai propri nipotini un vecchio detto: “E’ arrivata santa Susina, tutti a scuolina”. Eh sì, dopo le vacanze estive tanti bambini, dai più piccini a quelli più grandicelli, iniziano il nuovo anno. E se questo, per tanti aspetti, è un momento desiderato, per altri è fonte di preoccupazione; la frequentazione delle comunità infantili infatti, implica un maggior rischio per i bambini di ammalarsi, e ciò è tanto più vero per i piccolini sotto l’anno di età che sono iscritti all’asilo nido. Per la loro età, infatti, sono fisiologicamente predisposti a contrarre più facilmente infezioni delle prime vie respiratorie.

Si tratta, per la maggior parte dei casi, di banali forme virali che interessano prevalentemente le prime vie aeree (tosse e raffreddore) e che guariscono senza particolari terapie: basta ridurre, per quanto sia possibile, lo stato di disagio legato al nasino intasato, al pizzicorino alla gola e alla febbre.

Purtroppo la percezione che i genitori hanno di questa situazione è più accentuata della realtà, presi come sono dalla frenesia del vivere quotidiano e dall’ansia che di solito è ingenerata dal malessere del bimbo. Il web, in questi casi, non aiuta, anzi fomenta ingiustificate paure che spingono i genitori a comportamenti ansiosi, inadeguati, automedicazioni e infine al deleterio “doctor shopping” (la sindrome che spinge i pazienti a consultare diversi specialisti per lo stesso problema, cercando la cura come fosse una merce, ndr) nell’errata convinzione che il bambino che si ammala frequentemente debba per forza essere affetto da una qualche patologia.

Nella mia pratica ambulatoriale, frequentemente in questo inizio d’autunno mi sento porre domande e richieste di questo tipo: “Dottoressa, il mio bambino e sempre malato!”, “È possibile che dopo 3 giorni di nido sia di già con la febbre e il raffreddore?”, “Come se non bastasse, si ammala sempre di venerdì sera”, “Non avrà le difese basse?”, “Mi darebbe una curettina ricostituente?”, “Non sarà necessario fare degli esami del sangue?”.

Proviamo a fare chiarezza. Nei primi anni di vita il nostro sistema immunitario non solo è inesperto (dalla nascita ha affrontato relativamente pochi stimoli ambientali patogeni e non) ma è anche fisiologicamente immaturo e ha bisogno di un po’ di tempo per essere efficiente al 100% . Questa è la ragione per cui alcuni bimbi si ammalano più frequentemente rispetto ad altri ed è scientificamente dimostrato che la maggior parte dei bimbi con IRR (infezioni respiratorie ricorrenti) non ha deficit immunitari, ma la vita in comunità li espone maggiormente al rischio di incontrare agenti infettivi delle prime vie aeree.

Cosa fare:
- allontanare il bimbo dalla comunità scolastica ai primi sintomi, per limitare il contagio;
- farlo rientrare a guarigione avvenuta per evitare che si riammali di nuovo: il suo sistema immunitario ha bisogno di più tempo per reagire adeguatamente a ogni stimolo infettivo;
- evitare assolutamente di fumare in presenza del bimbo, il fumo passivo aumenta il rischio di ammalarsi;
- mantenere il più possibile il nasino pulito, per permettere al bimbo di respirare dal naso filtrando, riscaldando e umidificando l’aria.

Cosa non fare:
- far indossare cappelli e sciarpe può servire a ripararsi dal freddo, ma non certo a non ammalarsi;
- la vita all’aria aperta anche durante l’inverno fa molto bene piuttosto che stare chiusi in casa, davanti alla TV in ambienti surriscaldati e poco areati;
- la somministrazione di antibiotici deve essere fatta solo dietro consiglio del pediatra ma, trattandosi nella maggior parte dei casi di infezioni virali, sono inutili o addirittura dannosi;
- non esistono farmaci che possano sicuramente evitare le infezioni ricorrenti; invece un sano stile di vita insieme a una buona alimentazione ricca di frutta e verdura possono realmente fornire una marcia in più per prevenire le IRR.

Solo in rari casi, quando i sintomi si presentino di una certa gravità o associati ad altra patologia, può essere utile fare approfondimenti e sarà il pediatra stesso che valuterà quali e quando farli.