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PAROLA DI ESPERTO

a cura di Antonio Elia, urologia AOU Meyer

Il varicocele è un'anomala dilatazione delle vene testicolari causata dal reflusso venoso. Nella popolazione generale, l’incidenza del varicocele varia dal 10% al 15%: è una situazione poco frequente nei bambini di età inferiore ai 10 anni, mentre diventa sempre più frequente all'inizio della pubertà. Se non diagnosticato in età adolescenziale, il varicocele può rimanere misconosciuto per molto tempo ed essere scoperto in età adulta nell'ambito delle indagini avviate per lo studio dell'infertilità di coppia. Il lato più colpito è quello sinistro, mentre meno comune è il varicocele destro isolato.

Sono stati ipotizzati alcuni meccanismi per spiegare il meccanismo fisiopatologico con cui il varicocele si associa a disturbi della fertilità e più recentemente anche di produzione degli ormoni sessuali. Il ristagno e l’inversione del flusso venoso determina un aumento della temperatura, un aumento della pressione idrostatica, un aumento della stasi venosa, l'accumulo di sostanze tossiche ed una riduzione della pressione parziale di ossigeno. Queste modificazioni possono compromettere lo sviluppo del testicolo e determinare un progressivo danno della linea germinale. Un danno severo è stato trovato circa nel 20% dei ragazzi affetti da varicocele, con conseguenze serie per quel che riguarda prevalentemente la fertilità.
La diagnosi iniziale si basa sull’esame clinico, a cui possono seguire, in casi selezionati, ulteriori accertamenti non invasivi.

La febbre quindi non è dannosa di per sè, non deve essere trattata in quanto tale, quindi dobbiamo abbassarla solo quando crea importante malessere al bambino, come irritabilità, insofferenza, disturbi del sonno e dell’appetito: non vi è quindi una soglia oltre il quale dobbiamo somministrare l’antipiretico. Se vogliamo misurare la febbre, si raccomanda di rilevare la temperatura per via ascellare con un termometro digitale e ciò vale anche per i bambini sotto l’anno di età. È ormai noto che i mezzi fisici per abbassare la temperatura, come le spugnature tiepide o il ghiaccio non sono efficaci, anzi possono aumentare il disagio del bambino, quindi non sono raccomandabili. Riguardo ai farmaci da usare, la somministrazione orale è preferibile, infatti l’assorbimento è più costante ed è più preciso il dosaggio in base al peso corporeo; la via rettale è da considerare solo in presenza di vomito.

Gli unici farmaci raccomandati in età pediatrica per trattare la febbre sono paracetamolo e ibuprofene: l’uso combinato o alternato di tali famaci non è raccomandabile, in quanto non incrementa l’effetto di una singola molecola, ma anzi aumenta il rischio di effetti collaterali.

Nei bambini con precedenti convulsioni febbrili talvolta si usa l’antipiretico con l’obiettivo di prevenire le eventuali recidive, ma non c’è nessuna evidenza che l’uso degli antipiretici prevenga le convulsioni. Quindi l’uso di paracetamolo o ibuprofene per la prevenzione delle convulsioni in corso di febbre non deve essere raccomandato. Spesso gli antipiretici sono usati dopo una vaccinazione per prevenire la comparsa di febbre: in realtà tale uso non è consigliato, infatti mancano evidenze scientifiche sulla prevenzione delle convulsioni; inoltre si potrebbe verificare una riduzione della risposta alla vaccinazione. Inoltre bisogna sempre ricordare che l’ibuprofene in alcuni casi può essere anche pericoloso: da un parte, anche se non sovradosato, potrebbe determinare importanti effetti collaterali; dall’altra in alcune condizioni patologiche può avere effetti deleteri sulla malattia in corso, come ad esempio la varicella, la disidratazione, le infezioni delle vie aeree, in caso di terapia con acido acetilsalicilico e in altre condizioni cliniche. Invece, così come il paracetamolo, può essere somministrato in caso di febbre con asma, ad eccezione dei casi in cui sia stata accertata una condizione di asma indotta da paracetamolo o da antinfiammatorio non steroideo. Gli antipiretici in generale, ed in particolare l’ibuprofene, devono dunque essere usati con estrema cautela e secondo indicazioni del pediatra.