I NUMERI DI FABIO

di Fabio Voller, ARS Toscana

In Italia, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo incremento della popolazione straniera residente con valori che dal 2004 al 2015 sono passati dal 3,4% all’8,3%. La distribuzione sul territorio nazionale mostra un gradiente nord-sud con un maggior interessamento di regioni come l’Emilia Romagna (12,1%), la Lombardia (11,5%), l’Umbria (11,0%) il Lazio (10,9%) e la Toscana (10,7%).

La Toscana, quindi, rappresenta una delle regioni con il più alto numero di cittadini stranieri residenti (395.573 nel 2015) e, in linea con il dato nazionale, ha visto un costante incremento nel corso degli anni.

La caratterizzazione per genere della popolazione straniera residente in Toscana non mostra particolari differenze rispetto a quanto osservato nella popolazione di nazionalità italiana. Gli stranieri residenti in Toscana sono per il 52,8% di genere femminile (in linea con la media nazionale) rispetto al 51,7% registrato in quella italiana. Ciò che differenzia le due popolazioni è soprattutto la composizione per età.

Gli stranieri, infatti, sono rappresentati per il 18,4% da persone di età compresa fra 0 e 14 anni (rispetto al 12,2% degli italiani), il 54,7% ha un’età compresa fra 15 e 44 anni (31,3% degli italiani). Una popolazione quindi molto più giovane perché, come sappiamo, sono i più giovani e i più sani che provano a trovare un futuro migliore lasciando il proprio Paese, soprattutto se si parla di tutti quegli stranieri che emigrano a causa delle grandi condizioni di povertà, di guerre o di grandi cambiamenti climatici.

In Toscana l’aumento della popolazione immigrata, e la sua stabilizzazione sul territorio, ha portato a un incremento costante delle nascite di bambini stranieri a partire dalla seconda metà degli anni ‘90. Nel 2001 i nati da coppie straniere erano il 7,2%, quelli con almeno un genitore straniero erano l’11,9% del totale dei nati in Toscana, mentre nel 2015 raggiungono rispettivamente il 20% e il 29,1% (20,7% in Italia). Ci sono zone geografiche della Toscana dove oramai i nuovi nati stranieri sono praticamente il 50% di tutti i nuovi nati (ex Asl di Prato, per esempio).

Rimangono costanti negli anni le minoranze etniche più frequenti: le donne provenienti da Albania (18,7%), Romania (16,5%), Cina (13,1%) e Marocco (10,1%) contribuiscono a oltre il 58,4% del totale delle donne straniere (il 47,2% in Italia) che nel 2014 hanno partorito sul nostro territorio.

Come abbiamo visto, nella nostra regione, la frequenza di partorienti con cittadinanza straniera è notevolmente superiore alla media nazionale. Questa differenza si riflette sia sulla struttura della popolazione (età, scolarità, occupazione materna e parità), sia sugli indicatori di processo (modalità di assistenza in gravidanza, diagnosi prenatale) e di esito (frequenza parti cesarei, nati pretermine, nati di basso peso e nati morti).

Per quanto riguarda la struttura della popolazione femminile al momento del parto, mediamente le donne straniere rispetto alle donne italiane, in particolare le donne provenienti da un Paese a forte pressione migratoria (PFPM), sono più giovani (29,2 vs 33,4 anni), meno istruite (50,3% vs 16,9%), meno occupate (32,8% vs 73,8%) e nella maggior parte dei casi con già dei figli (58,4% vs 44,3%). Le donne straniere provenienti da un Paese a sviluppo avanzato (PSA), che rappresentano il 3,9% di tutte le donne straniere, invece, per molti aspetti e comportamenti sono più simili alle donne italiane: hanno anch’esse un’età media al parto maggiore (33,7 anni), un titolo di studio medio-basso solo nel 6,1% dei casi, sono più occupate (62,9%) e hanno già dei figli al momento del parto nel 53,9% dei casi.

La frequenza di esiti avversi alla nascita, come nel caso della natimortalità, è maggiore nelle donne straniere rispetto alle italiane: il tasso di natimortalità calcolato per il triennio 2013-2015 risulta di 2,5 nati morti per 1.000 nati nelle italiane e di 3,3 nelle straniere (3,4 nati morti per 1.000 nati nelle PFPM). Le donne provenienti dall’Africa del nord e del centro-sud sono coloro che hanno il tasso più alto di natimortalità (rispettivamente del 7,4‰ e del 9,7‰).

La percentuale di nati vivi di basso peso (inferiore a 2.500 grammi) e di peso molto basso (inferiore a 1.500 grammi) è stato rispettivamente del 7,4% e dell’1% nel 2015. Nella distinzione tra italiane, e PFPM le italiane risultano avere, nel triennio 2013-2015, una frequenza maggiore di nati vivi sotto peso (inferiore a 2.500 grammi): rispettivamente 7,3%, . Le italiane, però, hanno una frequenza di parti plurimi superiore alle straniere (per l’utilizzo maggiore della procreazione medicalmente assistita, e questo, come sappiamo, incide sul basso peso dei neonati). Se analizziamo il basso peso alla nascita solo sui parti singoli, infatti, le italiane e le straniere presentano frequenze simili (4,9% le italiane, 4,6% le straniere).

Di particolare attenzione è senza dubbio il fenomeno di mortalità infantile, cioè quella osservata nel primo anno di vita: l’andamento negli immigrati PFPM rispetto agli italiani osserva una mortalità sempre superiore a quella degli italiani anche se fortunatamente con un andamento temporale progressivamente di riduzione nell’ultimo triennio.