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BUONO A SAPERSI

Il dilemma è tosto: sarà il caso di mandarlo a scuola (o all’asilo), visto che sta così e così? Quando i nostri figli stanno male, ma per fortuna non troppo, si entra in una zona grigia di indecisione. Esempio pratico: il bambino ha giusto un po’ di alterazione - diciamo 37,5 °C - e niente più. Che si fa? “La febbre, ce lo indicano le linee guida, non va valutata da sola ma, specialmente nei bambini molto piccoli, con tutti i sintomi con i quali si accompagna”, spiega Stefano Masi, pediatra a capo del Pronto soccorso del Meyer. Dunque se il bambino non ha altro e, soprattutto, se si sente tutto sommato bene, può anche andare a scuola.

Niente febbre ma… Viceversa, anche in assenza di febbre, ci sono casi in cui può valere la pena restare a casa: “Ad esempio, nel pieno di un raffreddore, con starnuti continui, tosse e naso che gocciola abbondantemente, andrebbe fatto un ragionamento anche di salute pubblica: infatti quello è il momento in cui si è più contagiosi e dunque rimanere a casa può essere la scelta migliore sia per sé, sia per gli altri”.

In caso di vomito o diarrea. Altra ipotesi: niente febbre ma diarrea e/o vomito. In questo caso come è meglio comportarsi? “Il vomito e la diarrea, specialmente nei più piccoli, sono più spesso sintomi per i quali si preferisce tenere i bambini a casa: non perché siano gravi o perché rappresentino un rischio per la comunità, ma perché sono sintomi più difficili da gestire”, continua il dottor Masi.

Ma il discrimine è un altro ancora. “Quello che va valutato con attenzione è come si sente il bambino: anche se non ha la febbre, ma se manifesta sintomi come inappetenza, mal di testa o malessere generale (per esempio, non vuole giocare) può essere il caso di tenerlo a casa e monitorarlo con attenzione per escludere che stia ‘covando’ qualcosa di più importante”.
Altro fattore importante è l’età. “Va da sé che tante premure su un ragazzo che frequenta le superiori hanno meno senso e sarà lui ad autogestirsi”.

Quanto dura la convalescenza? Infine, un dubbio: quanto deve durare la convalescenza, per ridurre il rischio di ricadute ed evitare di infettare i compagni? “Difficile dare un numero preciso: diciamo che, specie per i più piccoli, sarebbe bene far passare 2-3 giorni senza febbre prima di reinserirli nella comunità. I tempi si possono accorciare quando il bambino inizia ad avere 8/9 anni: è più forte, si ammala meno spesso e tendenzialmente solo nei periodi epidemici”.