IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

La parola futuro è un po’ il mantra di questi giorni a dir poco scogliosi ed è opinione dei più che ai bambini sia necessario infondere comunque speranza e fiducia nel tempo che verrà.

Così, giusto per divertirsi in famiglia, si può addirittura progettare “La scatola della memoria”, una scatola che, o di latta o di cartone, conservi a futura memoria quel che la ragazzina o il ragazzino sente di voler portare con sé. La cosa sembrerebbe di facilissima esecuzione se non fosse che è regola del gioco conservare la scatola chiusa e non aprirla sino al compimento del diciottesimo anno di età. Riecheggia dunque la nostra scatola da spedire nel futuro un ché delle fiabe classiche, fa pensare a intrighi, a malvagie streghe, maghi burloni e buone fate.

Al lavoro! Prima di tutto serve proprio una scatola (grande o piccola a piacere). Poi serve del nastro adesivo per sigillare la scatola stessa, e magari, come rifinitura di sicurezza, un filo di spago fissato con una goccia di ceralacca per rendere più glamour l’insieme.

Dopo di che si passa alla ricerca fondamentale di oggetti che siano significativi: il ciuccio (di sicuro la mamma da qualche parte lo conserva) o il camicino rosso, qualche foto, come pure dei nonnulla: un biglietto del treno o del cinema, un giornalino o superMario. In altre parole tutto quello che si può riuscire a far entrare nella scatola per spedirlo via, nel proprio futuro (occhio: dentro non si possono mettere né il fratellino né il fratellone!).

Nella scatola, caso mai un domani la memoria avesse dei sussulti, conviene aggiungere una sorta di carta di identità redatta su un foglio A4 e contenente sia i dati fondamentali (statura, colore degli occhi, dei capelli, misura della maglietta e delle scarpe…) sia qualche vezzo: perché ti hanno dato il nome che porti Come ti chiamano in famiglia? Topino, patatina, pippi, biscotto, cocco… E quale è la tua frase tipica? Qualche esempio: lasciami in pace… aspetta… vengo subito… neanche per sogno… eccetera eccetera…

Dopo di che non resta che attaccare una etichetta fatta ad hoc con tanto di nome e cognome e la scatola è pronta per essere spedita nel futuro.

Per onorare il momento della spedizione bisogna avere un abito adeguato, un abito nuovo, che stupisca genitori, zii e nonni presenti in video chiamata.

Un abito, diciamo così, dell’ultim’ora.

Serviranno, allora, le pagine di un quotidiano e una camicia di giusta taglia da stendere sopra le due pagine doppie. Sul giornale dovrà essere disegnato il contorno della camicia, largheggiando un po’ sui bordi. E quasi ci siamo: basta adesso spillare o incollare insieme i bordi stessi, ricordando di lasciare aperti i buchi per la testa, le braccia e il corpo! Per una variante divertente della collezione prêt-à-porter, bisogna usare grandi fogli di carta da pacchi e decorarli a piacere con pastelli, acquerelli, spugne e stampi imbevuti di colore.

Catapultati così nella voragine della moda, si rischia di dimenticare “la scatola della memoria” da spedire nel futuro, in attesa del compimento del diciottesimo anno di età. A quel punto, al momento dell’apertura, fra boschi, rovi di spine, arcolai, mele stregate, scarpette in sughero o cristallo, fra cartoline cavalieri ciucci e gingilli, è garantito che si proveranno vertigini e magia: imbattersi, ritrovare le tracce, i segni, della propria crescita genera sempre un capogiro nel tempo; uno stupore nel pensare a quel momento in cui non si conosceva ancora il passo svelto della vita.