PAROLA DI ESPERTO

a cura della professoressa Luisa Galli, responsabile Malattie infettive del Meyer

Come tutti sanno il SARS-CoV-2 (Coronavirus 2 della SARS) è l’agente eziologico del COVID-19 (CoronaVirus Disease-2019). La pandemia ha interessato drammaticamente l’Italia subito dopo essersi diffusa in Cina e in alcuni paesi del sud-est asiatico. L’Italia, come primo paese europeo interessato, ha dovuto affrontare repentinamente un’emergenza che nessuno si attendeva così drammatica, anche per un sistema sanitario come quello italiano che è uno dei migliori al mondo. È apparso subito evidente che la maggior parte dei soggetti ricoverati con manifestazioni cliniche gravi erano persone di età superiore ai 70 anni, molte delle quali con altre patologie sottostanti. I bambini, anche se infettati, sono più spesso asintomatici o paucisintomatici. Possono avere febbre (in circa la metà dei casi), tosse secca (38% dei casi), congestione nasale, rinite, congiuntivite, astenia. I bambini, specie quelli più piccoli in età prescolare, hanno sintomatologia spesso più aspecifica rispetto all’adulto e possono manifestare cefalea, diarrea, difficoltà di alimentazione, scarso accrescimento. Solo l’1-2% ha sintomi respiratori gravi che necessitano del ricovero in terapia intensiva e solo il 6-20% necessita di un ricovero in ospedale. Una particolare attenzione deve essere rivolta ai lattanti di età inferiore a 3 mesi e ai bambini con patologie preesistenti (per esempio cardiopatie congenite, malattie dell’apparato respiratorio, immunodeficienze congenite o acquisite, neoplasie). Sono questi i bambini che possono presentare un quadro clinico più critico, anche se ad oggi non sono pochi i casi di bambini con patologie preesistenti che hanno presentato un quadro clinico lieve.

In conclusione, anche se i bambini sembrano avere un’evoluzione clinica più favorevole, è necessario, in considerazione della limitata esperienza clinica sul COVID-19 , mantenere un atteggiamento prudente e monitorare l’andamento dell’infezione anche nei bambini, in particolare in quelli più fragili. Deve anche essere considerato che, proprio perché spesso paucisintomatici, i bambini possono trasmettere l’infezione ai conviventi. È quindi importante, allo stato attuale, suggerire ai familiari di evitare in questo periodo i contatti con gli anziani mantenendo le distanze opportune (almeno 1 metro) per evitare potenziali contagi.