IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludo-biblio AOU Meyer

La plastica, materiale igienico per eccellenza, facilmente lavabile, sterilizzabile e utilizzabile in vari ambiti, da decenni ha invaso la nostra esistenza! Anzi, sebbene sia ormai considerata all’unisono il pericolo numero uno del pianeta, si potrebbe dire che la plastica assedia la vita di ogni bambino nel suo percorso di crescita: dal biberon, al ciuccio, dal piatto-bicchiere-cucchiaio per lo svezzamento alle scarpe; dai pennarelli alla lego, dalle macchinine e i bambolotti alle apparecchiature per le feste di compleanno eccetera eccetera.

Non casualmente, dai nidi e dalle scuole dell’infanzia in poi, educatori, insegnanti e familiari si impegnano a vario titolo in un turbinio educativo al motto di: “riduzione, recupero, riutilizzo degli oggetti in plastica”.

In fondo, già con la Gabbianella e il gatto, bambine e bambini hanno capito che con il petrolio in mare non si scherza, mentre hanno tremato vedendo WALL•E, il lungometraggio d’animazione della Disney Pixar Animation Studios che parla di un piccolo robot del futuro, incaricato di pulire tutta la spazzatura presente sul nostro pianeta, ormai disabitato.

Ma i bambini apprendono soprattutto dalle loro esperienze quotidiane e allora, per capire meglio le isole di plastica abbarbicate negli oceani, basterà far contare loro quante cose di plastica sono presenti solo nella loro cameretta: un numero da capogiro!

Come pure chiedersi con loro per quanto tempo resterà quella cartaccia del gelato in mezzo alla strada. E, una volta scomparsa, dove verrà portata. O ancora: che cosa succede alle piante e agli animali che si imbattono nella plastica abbandonata? Sapere, ad esempio, che si trovano gamberi con la pancia ripiena di palline di microplastica o che i lombrichi - organismi decompositori per eccellenza - perdono peso perché il loro tratto digestivo è infiammato da residui di plastica fa pendant con pesci e tartarughe marine che confondono sacchetti galleggianti con il cibo.

Comunque, la cosa più importante è far capire che, per contribuire a migliorare il mondo, è importante che ciascuno faccia la sua parte: la rinuncia alle gomme da masticare che impiegano centinaia di anni a biodegradarsi, la borraccia al posto della bottiglietta in plastica, gli snack monodose sostituiti (per la gioia del pianeta e dei nutrizionisti) da merendine casalinghe. Per non parlare della partecipazione alle raccolte di mozziconi barbaramente sparpagliati dagli adulti nelle più belle piazze della città, o alle operazioni per ripulire le nostre bellissime spiagge.

Ci sono innumerevoli club “verdi” che si sbizzarriscono in proposte davvero ingegnose. Green Animals Girls suggerisce, ad esempio, di dotarsi di un capiente sacco biodegradabile, ponendovi, sul bordo, il disegno di un globo terrestre con l’appello: Salviamo il pianeta. Dopo di che, il contenitore destinato alla raccolta della plastica sarà appeso nei luoghi più sguarniti di periferie o angoli cittadini.

“Te la do io la plastica”, è invece la proposta di un gioco, di un esperimento concreto e sorprendente di polimerizzazione plastica. Occorrono: 2 bicchieri (di vetro o plastica rigida), 1 contenitore (vaschetta di alluminio) da almeno mezzo litro di capienza, colla vinilica, borato di sodio (borace), 3 cucchiai di acqua del rubinetto. Si inizia sciogliendo un cucchiaio di borato di sodio (borace) e si procede riempiendo il secondo bicchiere con la stessa quantità di colla vinilica e acqua (un terzo della capienza del bicchiere di acqua e un terzo di colla vinilica). A questo punto si mescola bene il composto. In una vaschetta si versa poi il contenuto del secondo bicchiere (acqua più colla vinilica) e di seguito il contenuto del primo (acqua più borato di sodio) ancora mescolando. A questo punto, comparirà un composto gommoso da manipolare con delicatezza, lasciandolo asciugare piano piano. E gli artefici dell’esperimento, piegando leggermente il busto in avanti a mo’ di inchino, potranno esclamare soddisfatti: et voilà, la plastica!