BUONO A SAPERSI

a cura della professoressa Elena Chiappini, pediatra AOU Meyer

Uno dei sintomi che, da sempre, mette in allarme i genitori è la febbre alta. In realtà, però, un elevato rialzo di temperatura non corrisponde necessariamente a una maggiore gravità della patologia.

Lo spiega la professoressa Elena Chiappini, pediatra del Meyer, che ha partecipato alla stesura delle linee guida della Sip (Società italiana di pediatria) per la gestione della febbre in età pediatrica. “Come non mi stanco mai di ripetere, la febbre è un meccanismo naturale di difesa dalle infezioni – spiega – ci sono studi che dimostrano come, aumentando la temperatura corporea anche di un grado, virus e batteri hanno vita più difficile”.

La febbre può essere il segno di una infezione sottostante, sia banale sia più seria, che deve essere sempre valutata dal pediatra, a prescindere dal fatto che sia elevata o meno. “Ma non bisogna pensare che la febbre di per sé sia pericolosa e provochi gravi danni al bambino, come problemi cerebrali o convulsioni. Non è affatto detto che la febbre alta sia la spia di una infezione di maggiore gravità.

C’è però un’eccezione: nel bambino sotto i tre mesi, con una febbre elevata che supera i 38 gradi, bisogna prestare maggiore attenzione, anche per la minore competenza immunologica del neonato”.