IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

Metti una macchina da cucire sotto l’albero di Natale o – a piacere – nella sacca della Befana, e iscrivi ragazzini e ragazzine a un corso di cucito.

E certo non si parla della macchina da cucire giocattolo finta, con suoni registrati e nessun ago reale, adatta tuttavia ai piccolissimi, bensì della macchina da cucire per bambini, magari di differenti brand ma sempre coloratissima, divertente e incredibilmente funzionante vuoi solo con un bottone vuoi con un pedale per principianti dalle piccole mani.

Corredate da pezzetti di stoffa per provare il punto dritto, il rovescio o lo zig zag, arricchite da fili di diversi colori, il metro da sarto per misurare il tessuto, aghi di scorta e forbicine dalle punte arrotondate, le mini-macchine si presentano leggere e maneggevoli, facili da portare con sé come fossero borsette.

Il loro fascino è inossidabile tanto da rimanere da generazioni e generazioni in vetta alle classifiche dei “giocattoli” più amati da grandi e piccini.

Inoltre, quasi all’unisono, educatori e genitori sostengono che giocare con attrezzi che funzionano per davvero dia ai bambini un grande senso di soddisfazione, di fiducia nelle proprie capacità sino a provocare quell’inconfondibile brividino di tracotante indipendenza.

Osservava, infatti, giustamente, Steiner come sia difficile pretendere di sapere qualche cosa sui “grandi misteri del mondo se, all’occorrenza, non si riesce a rammendarsi le calze o a farsi un paio di scarpe. Un bravo filosofo sa anche attaccarsi un bottone…”.

E così sulla scia di personaggi straordinari che da Moll Flanders a Fantine dei Miserabili alla Mimì della Bohème alla sfortunata, giovanissima, cucitrice di Bianca Pitzorno… hanno raffigurato la vita tiratissima e stentata di centinaia sartine, ricamatrici di fiori, camiciaie e “piccinine”, bambini e bambine di oggi disegnano, ritagliano e realizzano i loro “canti” di cucito.

In tal senso è anche opportuno ricordare come Maria Montessori, mentre invitava a salvaguardare giochi e giocattoli della tradizione, ritenesse fondamentale incoraggiare e sviluppare le abilità dei bambini proprio a partire dalla cosiddetta motricità fine, della quale il filare, il tessere e il cucire rimangono fra i più piacevoli presupposti.

Scendendo più nel dettaglio: un punto di qua, un punto di là, seguire l’ago che pizzica la stoffa ora a destra ora a sinistra ora tutto a dritto favorisce la coordinazione occhio mano, la percezione del ritmo delle mani, nonché la precisione, la concentrazione, il controllo dei movimenti e, fantastico, entusiasmante, la concretizzazione delle idee.

In più sarà solo grazie all’apprendimento e all’esercizio dell’arte della pazienza e della determinazione che i novelli filomani potranno confezionare un abitino da passeggio per Barbie o un cappello da cowboy per Orso.

Ago filo e fantasia per sartorie creative…perché, alla fine, cucire, per ogni bambino, per ogni bambina, è un po’ sognare.

In serbo un’idea in tessuto anche per i genitori. Perché non conservare un pezzetto, anche minuscolo, di stoffa dell’abitino, della cuffia, del calzerotto o del golfino indossato dal proprio bambino in momenti che vibrano nelle corde dell’anima? E poi unirli, cucirli, tutti insieme, creando una grande coperta patchwork; una coperta che si faccia cronaca di cotone di storie d’infanzie.