PSICOLOGIA

di Verena Balbo, Servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer

Tra le difficoltà cui un genitore deve destreggiarsi vi è l’educare il bambino all’autonomia e all’indipendenza muovendosi lungo un continuum che prevede ad un polo iperprotezione e all’altro indifferenza. Per rispondere alla domanda, frequente tra i genitori, del quando favorire l’autonomia proviamo prima a conoscerla!
Per autonomia, intendiamo la capacità di un individuo di distaccarsi dalla famiglia di origine e di provvedere a sé, non in senso assoluto ma “dipendentemente” dall’età. Questo porta a spostare il punto di vista dell’adulto a quello del bambino. In questo cambio di prospettiva definiamo l’autonomia come un processo educativo.
L’insieme delle esperienze che l’individuo vive dall’infanzia andrà a strutturarsi come “schema” che guiderà l’interpretazione della realtà e delle esperienze, nonché le azioni che sceglierà di intraprendere. Tale schema potrà essere positivo o negativo, quindi più o meno funzionale alla costruzione di un adulto “sano”. Diversi modelli teorici riconoscono che gli schemi derivino dalla frustrazione di almeno uno dei cinque bisogni primari, universali, dell’uomo, tra questi il bisogno di protezione, stabilità e cura e il bisogno di autonomia, competenza e identità.

È già nella primissima infanzia che i bambini devono soddisfare il bisogno di indipendenza, al pari del bisogno di dipendenza, ambivalenza che troverà una conflittualità ancora più evidente e tangibile all’occhio dell’adulto nell’adolescenza. Il bisogno di autonomia trova un suo spazio psichico già nei primi mesi dalla nascita del bambino, quando, intorno al 4° mese e per i primi tre anni di vita, si muoverà nel mondo iniziando così il processo di separazione-individuazione dalla figura genitoriale di riferimento. Identificare nei primi anni di vita l’inizio di questo processo non deve però portare a fallaci conclusioni: tale bisogno si riflette in tutto il ciclo di vita senza mai concludersi. In ogni fase evolutiva, la risposta della figura di attaccamento principale ad ogni movimento esplorativo del bambino favorirà la possibilità che interiorizzi una “base sicura” da cui poter avvicinarsi e allontanarsi. Questo processo e la sua qualità, favorirà progressivamente l’acquisizione di tante delle caratteristiche che un genitore si auspica in un figlio: fiducia in se stesso, autostima (stime delle proprie capacità cognitive, dei propri processi emotivi), autonomia relazionale e motoria.

Dopo questa premessa teorica un genitore che si è apprestato a leggere questo articolo si starà forse chiedendo, in termini pratici, cosa vuole dire poter pensare all’indipendenza come ad un processo continuo. Significa poter rappresentarsi come educatori all’autonomia già da oggi, tenendo conto dell’età, dello sviluppo cognitivo e affettivo del vostro piccolo o grande bambino, (perché se anche l’età può essere la stessa sappiamo bene quanto ogni bambino sia unico rispetto a un altro).
L’adulto ha l’onere di provvedere alla promozione dello sviluppo dell’autonomia tenendo conto che il non soddisfacimento di questo bisogno ha delle implicazioni sul benessere del bambino.
Quello che possiamo fare come adulti è aiutare il bambino ad avere fiducia nei suoi movimenti, aiutandolo a trovare il suo modo di svolgere un’azione tollerando, per esempio, che impieghi più tempo per finire un compito richiesto, accettando di non sostituirci a lui se al primo o al secondo tentativo fallisce ma mostrando lui un atteggiamento di fiducia. Ogni apprendimento prevede una gradualità, questo significa poter compiere errori sia come bambini che come genitori.
Favorire l’autonomia significa nei primi anni di vita incoraggiare il bambino all’uso del biberon (anche se lo getterà in terra più volte), delle posate (anche se sporcherà ovunque e ci impiegherà un tempo infinito per finire), del vasino (anche se il pannolino è più pratico fuori). Un bambino così piccolo al pari di queste competenze starà sviluppando il suo linguaggio: stimoliamolo a chiedere e a non indicare ciò di cui ha bisogno!

Lo sviluppo della fiducia rispetto alle proprie capacità passerà anche da quanto riuscirete a coinvolgerlo fin da piccolo in attività dei grandi: cucinare, pulire, mettere in ordine i propri giochi. Questo lo aiuterà ad acquisire nuove competenze e al contempo a sentirsi riconosciuto di fiducia da parte del genitore e del “grande” e altresì a costruire un’idea di sé come capace, efficace.
Già intorno ai tre anni occorre inoltre favorire l’autonomia personale rispetto all’igiene: attraverso il gioco e la condivisione incoraggiarlo a lavarsi da solo, a scegliere cosa indossare e a vestirsi da solo.
Durante il periodo del ciclo scolastico dovremo tollerare che faccia da solo i compiti, anche se non saranno corretti, ci presteremo in soccorso delle sue emozioni qualora dovesse sentirsi frustrato nel non riuscire o non riuscire abbastanza bene. Certo, ci mostreremo disponibili a spiegare qualcosa se non dovesse essergli chiaro o se ci dovesse chiedere aiuto. Quando la scuola lo consente, inoltre, sarà importante lasciarlo raggiungere la classe da solo, senza la necessità di accompagnarlo fino alla porta, ma accompagnandolo da lontano.

Non è facile camminare da soli, non è facile capire quando si può lasciare andare ma proviamo a pensare che per correre siamo caduti tante volte, eppure siamo ancora “in piedi”. I bambini crescono e diventano adolescenti… ma questa è un’altra storia!