PER I NOSTRI FIGLI

a cura di Angela Pittari, pediatra di famiglia

I giornali, la televisione, i notiziari radio, le varie chat dei genitori in queste ultime settimane hanno dedicato grande rilevanza a una notizia allarmante: “Virus respiratorio sinciziale, reparti pediatrici sotto pressione”. Il problema riguarda tutta l’Italia settentrionale e centrale, decisamente minore preoccupazione nelle regioni del sud, forse in relazione al clima più mite e alla possibilità di stare più tempo all’aria aperta.
Il virus in questione è una vecchia conoscenza, scoperto nel 1956, conosciuto come virus Rsv (acronimo che deriva dall’inglese Respiratory Syncytial Virus) è un agente ubiquitario e molto contagioso, capace di infettare l’apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, ma principalmente colpisce i bambini nei primi anni di vita provocando, in alcuni casi, gravi danni.
Ogni anno si verifica una modesta epidemia di questo virus, che arriva, di solito, verso dicembre- gennaio ma questa volta è scoppiata con 2 mesi di anticipo. La causa? per un anno e mezzo il virus non ha circolato grazie alle misure anti-Covid (lavaggio delle mani, mascherine, distanziamento sociale, didattica a distanza) ma non appena queste misure si sono allentate, i fratellini più grandi sono rientrati a scuola e la popolazione sprovvista di anticorpi protettivi, ha mostrato il fianco al virus che, si è moltiplicato e diffuso senza limitazioni, infettando soprattutto i più piccoli (sotto l’anno di età più suscettibili perché senza anticorpi materni) dando luogo, a volte, a forme molto gravi.

La malattia dovuta al virus, sia nei bambini che nell’adulto, si manifesta all’inizio come un banale raffreddore e un po' di febbre e, nella maggior parte dei casi, tende a guarire in poco tempo senza ricorrere a trattamenti specifici. Anche nei bambini più piccoli (lattanti) inizia con un leggero raffreddore, ma la febbre, nel giro di 2-3 giorni raggiunge valori elevati (superiore a 39-40°C) e si accompagna ad accessi di tosse secca e stizzosa, respiro sibilante e, in alcuni casi, ad episodi di apnea fino al quadro drammatico del distress respiratorio che richiede il ricovero in ospedale. Si delinea così il quadro della tipica bronchiolite (interessamento delle diramazioni bronchiali) o della polmonite da Rvs. Nei lattanti di meno di 6 mesi, il primo sintomo può essere la breve interruzione della respirazione (apnea).
A volte accade che un semplice raffreddore trascurato (con scarsa igiene nasale e inevitabile ristagno di secrezioni mucose) si può complicare con una infezione acuta delle adenoidi che, in risposta a questa aggressione, aumentano di volume determinando una vera occlusione delle alte vie aeree e, di conseguenza, la tipica sintomatologia con naso chiuso, respirazione prevalentemente orale, tono di voce iponasale, secrezione sierosa o mucosa dal naso, febbre e ingrossamento dei linfonodi del collo.
Spesso l’infiammazione coinvolge anche l’orecchio (otite) o i seni paranasali (sinusite) con tutto il corredo di sintomi legati all’interessamento di queste sedi (otalgia, agitazione, cefalea, nausea, rinorrea muco-purulenta, alitosi, difficoltà alla deglutizione). Per fortuna le forme acute di adenoiditi, se curate prontamente (con grande e costante attenzione all’igiene del naso), regrediscono con ripristino della normale respirazione nasale.

Il contagio si verifica attraverso le goccioline di saliva che vengono diffuse nell’aria attraverso la tosse e/o gli starnuti e inalate, cosicché il virus può penetrare attraverso le mucose del naso e della bocca, ma sopravvivendo anche diverse ore sulle superfici dure come tavoli, maniglie delle porte, giocattoli e culle può infettare usando come veicolo le mani.
In genere non sono necessari esami per fare diagnosi tranne che in casi molto gravi che richiedono il ricovero in ospedale o in occasione di un focolaio infettivo di cui è necessario identificare l’agente che lo provoca. È importante distinguere l’infezione da Rvs da altri patogeni respiratori che colpiscono frequentemente i bambini nei primi mesi di vita (Virus dell’influenza, del raffreddore e ultimamente dal Sars-Covid 19) e i sintomi, almeno nella fase iniziale, non aiutano poiché sono a comune di tutte queste malattie: naso che cola, faringite, febbre, tosse secca e respiro sibilante. La diagnosi certa di infezione da RVS si basa sull’identificazione del virus vivo nelle secrezioni respiratorie mediante coltura cellulare.

Solo recentemente, presso l’ospedale Meyer è stata messa a punto una vera rivoluzione procedurale che permette di isolare immediatamente i casi positivi, attraverso un unico prelievo e un’unica analisi per il virus Respiratorio Sinciziale e il Sars-Covid 19 in modo da avviare i bambini alle rispettive terapie specifiche.

Le forme lievi richiedono solo un trattamento sintomatico (paracetamolo per la febbre e lavaggi nasali) mentre le bronchioliti necessitano della somministrazione di ossigeno per facilitare la respirazione e di liquidi per evitare la disidratazione. I sintomi possono durare 1-2 settimane, mentre la tosse può protrarsi oltre i quindici giorni.

Purtroppo ad oggi, non esiste un vaccino specifico contro questo virus tuttavia, molte linee di ricerca scientifica sono rivolte in questa direzione e sono allo studio terapie con anticorpi monoclonali per i bambini particolarmente fragili come i prematuri e i cardiopatici.
Dunque anche in questo caso, l’arma principale resta la prevenzione che consiste nelle misure che tutti ormai conosciamo: lavaggio delle mani, l’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, l’uso di fazzoletti monouso, il distanziamento nel caso di un fratellino più grande malato e il non mandare a scuola i bambini in fase di convalescenza, poiché possono essere ancora fonte di contagio.