PAROLA DI ESPERTO

a cura di Tiziana Metitieri, neuropsicologa AOU Meyer

“Non sono portata per la matematica” è una frase ricorrente che può nascondere una complessità di fenomeni che vanno dal minimo impegno in una materia in cui non ci si aspetta di essere apprezzate indipendentemente dalle proprie abilità, alla discontinuità dei metodi di insegnamento causata dal continuo avvicendamento di insegnanti fin dai primi anni di scuola primaria, a una dislessia diagnosticata che coinvolge alcuni processi di calcolo, oppure, infine, a una selettiva e congenita difficoltà a maneggiare simboli numerici, problemi e operazioni.

La discalculia evolutiva si riferisce proprio alle difficoltà ad acquisire le abilità aritmetiche, a comprendere concetti numerici, a ricordare fatti numerici e a eseguire le procedure delle operazioni. Alcuni bambini e bambine possono avere difficoltà a memorizzare operazioni semplici come 2x20 o a scegliere i segni corretti per le operazioni, altri a scrivere correttamente un numero a più cifre o a seguire le procedure della moltiplicazione, altri ancora possono avere tutte queste difficoltà insieme.
Il termine ‘discalculia evolutiva’ fu introdotto nel 1974 dallo psicologo cecoslovacco LadislavKosc, per differenziarla dalle difficoltà acquisite a elaborare numeri e calcoli, cioè quelle difficoltà causate da una lesione cerebrale e che possono essere associate o non associate ad altre difficoltà di linguaggio. La discalculia evolutiva non dipende dalle esperienze educative e si manifesta con errori in compiti che si fanno anche prima di iniziare la scuola primaria come il conteggio di punti su un foglio oppure il confronto di quantità tra numeri.
Quello che sembra più difficoltoso per una bambina o un bambino con discalculia è concepire la numerosità e le sue variazioni e da qui diventa complicato fare proprie le procedure di calcolo o ricordare i fatti aritmetici.
Le difficoltà di calcolo possono essere secondarie a disturbi cognitivi come quelli che implicano la memoria di lavoro e la pianificazione oppure a un altro disturbo di apprendimento come la dislessia, ma è solo nei casi in cui le difficoltà di calcolo sono primarie e specifiche che si arriva a una diagnosi clinica.

Tale diagnosi si basa su una valutazione multidimensionale del profilo cognitivo, degli altri apprendimenti e anche delle specificità nelle conoscenze numeriche e nel calcolo e può essere effettuata solo a partire dalla fine della terza primaria. Il non riconoscimento della discalculia può accentuare nel bambino o nella bambina la paura per i compiti e le verifiche di matematica con un effetto a cascata sul loro completamento oltre che sulla correttezza.
Sia durante le lezioni che per lo studio a casa, pertanto, devono essere fornite le strategie necessarie per compensare le difficoltà. In alcuni casi è necessario un intervento di potenziamento specialistico.

Possono essere insegnate strategie alternative di tipo visivo per ordinare le sequenze numeriche e per le rappresentazioni dei numeri, altre tecniche per le operazioni scritte e per quelle a mente, nonché una maggiore consapevolezza delle strategie più efficaci da attuare in base al compito.
L’automatizzazione di alcune procedure attraverso la ripetizione guidata può compensare alcune delle difficoltà, così come l’uso della calcolatrice. Alcuni ambiti della matematica come l’algebra e la geometria possono rappresentare un ostacolo minore per chi ha la discalculia, in quanto si basano su processi diversi per l’apprendimento e l’esecuzione.

Crescendo, oltre a raffinare le strategie compensative apprese, possono essere sviluppate strategie individuali efficaci nel ridurre l’impatto della discalculia anche se possono permanere gli errori tipici nel trascrivere i numeri e nel maneggiarli in attività semplici della vita quotidiana.
Quello che sappiamo è che se fino a un paio di decenni fa, le difficoltà riferibili a discalculia o anche a dislessia avrebbero portato all’abbandono degli studi per quella che veniva giudicata come scarsa applicazione, oggi con il progresso nella ricerca, nella diagnosi e nella sensibilizzazione nessuna carriera è preclusa a chi abbia un disturbo specifico di apprendimento. Tuttavia, alcuni contesti possono essere migliorati, come quelli lavorativi, e a scuola, la conoscenza su come pianificare la didattica per alunni e studenti con disturbi di apprendimento deve ancora diventare capillare.