PSICOLOGIA

a cura di Rosanna Martin, psicologa AOU Meyer

Nella pratica clinica mi capita spesso di ascoltare i genitori descrivere l’oscillazione fra momenti educativi molto faticosi basati sul braccio di ferro quotidiano con i figli e momenti in cui tutto è permesso, sicuramente meno impegnativi.
Dal braccio di ferro sistematico su banalità e cose di minima importanza ne escono tutti perdenti e scontenti, figli e genitori. Non è facile sfuggire alla logica del braccio di ferro, può essere una prigione per tutti, adulti e bambini, fondamentale sarebbe riuscire a distinguere le cose meno importanti sulle quali si può lasciar correre e quelle molto più importanti sulle quali non si deve cedere. Di certo non possiamo lasciar fare ai figli tutto quello che vogliono, con la conseguenza di ritrovarsi alla fine in famiglia un piccolo tiranno infelice, angosciato e perennemente scontento perché vorrebbe sempre di più. Un bambino a cui si lasci fare tutto quello che vuole viene privato della fondamentale protezione degli adulti che sente più fermi di lui, capaci di stabilire limiti che lo contengono.
I limiti si incontrano quotidianamente nella vita e ogni bambino deve poter trovare proprie strategie per superare la difficoltà di non veder esauditi desideri sia scolastici che di relazione con gli amici. Ma quante volte i bambini alzano sempre l’asticella sulla pazienza, per sentire il parapetto dei genitori che ferma e protegge. Per comprendere la misura e la qualità delle sfide e discernere fra quelle da evitare, dobbiamo pensare che il bambino è frutto dell’intreccio di tre persone con i propri desideri, caratteri e crescite. Fondamentale chiedersi perché voglio che la mia bambina si metta la gonnellina o non voglio che la metta, oppure insistere per far mettere la felpa a un bimbo che dice di avere caldo.
Di chi è il bisogno e per chi lo facciamo?

Se riusciamo a rispondere a questa domanda, già riusciamo a decidere se la sfida è inutile o utile. Ad esempio, la famiglia deve andare a pranzo dai nonni, la mamma vorrebbe che la bambina indossasse il maglioncino che le ha fatto la nonna ma la bambina non vuole, “le pizzica”. Ne nasce una discussione, la mamma alza la voce, si arrabbia, la bambina piange. Fermiamoci a porre la domanda: di chi è il bisogno che la bambina indossi il maglioncino?
Risposta: della mamma, vuole far piacere alla nonna nel mostrarle che la figlia indossa con amorevole gratitudine il maglioncino.

La sfida quindi non è basata su un fattore di protezione o di accettazione del limite, è più un momento di controllo sul figlio per un proprio bisogno (anche se basato su un comprensibile e dolce pensiero d’affetto per la propria mamma). Troppi momenti come questi rovinano la costruzione delle alleanze e il bambino sente la forzatura del genitore come estranea da sé e per sopravvivere deve reagire.
Dobbiamo sempre considerare che il bambino va costruendo la propria individualità e le proprie sicurezze in un percorso di scoperta non sempre facile, aiutiamoli…