PSICOLOGIA

a cura di Alessandra Guarino, psicologa AOU Meyer

L’amicizia ad ogni età è un’esperienza preziosissima. Seppur con declinazioni diverse, dal momento delle prime socializzazioni e per tutta la nostra vita, l’amico ha una funzione speciale e straordinaria per ognuno di noi.
Nell’infanzia la sua funzione è di accompagnarci nella vita sconfiggendo la paura, rallegrando il gioco, esorcizzando il timore della solitudine, condividendo esperienze, conflitti e delusioni.

L’amico non è solo l’alleato con cui affrontare il timore dell’ignoto o le insicurezze derivanti da nuovi contesti sociali, sportivi o culturali, ma è molto di più. È l’altro Séin cui rispecchiarsi e ritrovare se stessi nel faticoso percorso della crescita e costruzione della propria identità. Tale rispecchiamento permette di non sentirsi soli e persi in un mondo in cui da bambini non sempre sappiamo bene come muoverci e districarci.
Se l’amico ha tutte queste profonde e delicate valenze interiori, è inevitabilmente complicato il possibile momento della delusione, del tradimento, dell’allontanamento.
I genitori non dovrebbero mai banalizzare il lutto (perché di vero lutto si tratta) di una relazione amicale che si spezza e che va trattata con tutta la serietà che merita. Il bambino affranto dalla rottura dell’amicizia ha necessità di sentirsi visto e compreso, accolto nel dolore della fine di una relazione su cui ha investito fiducia ed energie. Tentare di minimizzare la ferita con interventi volti a banalizzare l’accaduto o cercare la consolazione rispetto alle amicizie nuove che il futuro riserverà, non aiuta i bambini né i ragazzi nel sentirsi riconosciuti nel dolore che emotivamente e con fatica stanno vivendo.

Sono prove generali di ciò che accade in amore. Amori e amicizie infantili riservano emozioni potentissime che forse qualcuno di noi adulti ancora ricorda riguardo alla propria infanzia.
Sarà compito del genitore allora stare accanto al proprio figlio, anche senza poter fare niente (a volte non si può fare nulla se non “stare vicino”) sapendo che è il bambino che troverà il modo di gestirsi la frustrazione e il dolore. Come genitori possiamo stare nei pressi, ma non possiamo togliere il dolore ai nostri figli. Questo purtroppo fa parte della crescita: è nel dolore che si cresce. Inevitabilmente cercare di proteggerli in toto dal dolore significa anche impedire loro di maturare.

Non è necessario colludere col figlio affranto dalla delusione, è però importante dare loro fiducia con la certezza che piano piano quel dolore passerà e che, anche se ora sembra impossibile, si può uscire dalla disperazione. Sì, perché dentro il bambino abbandonato o tradito dall’amico, è giustamente disperato e questo dolore non è più lieve solo per il fatto che non è un adulto, anzi, tutto il contrario.
Assistere alle delusioni dei nostri figli, stare davanti alla loro sofferenza senza poter “fare nulla” per alleviare il loro dolore è forse la fatica più grande di tutti i genitori che debbono prendere coscienza che le cadute nella vita dei figli, seppur dolorose, sono ineludibili per la loro crescita e che solo così diventeranno uomini in grado di reggere ai temporali, a volte ai veri tsunami, che la vita, nostro malgrado, ci riserva.