PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia

Il mio professore di pediatria era solito raccontare a noi giovani specialisti (che all’indomani avremmo iniziato l’attività come pediatri di famiglia) questo aneddoto: “Ricordate di non accanirvi verso un semplice raffreddore: se proponete rimedi strepitosi (spray nasali, granulini o sciroppi) durerà circa una settimana ma se invece lascerete che faccia il suo corso, avendo cura semplicemente di pulire il naso durerà più o meno sette giorni!”. E ancora oggi, quando ripeto queste parole alle mamme dei miei piccoli pazienti, affrante e preoccupate per il nasino chiuso, per il muco di varia consistenza e colore, per la difficoltà a respirare a bocca chiusa, mi guardano stupite sbarrando gli occhi. Oggi, purtroppo, per la frenesia che caratterizza la nostra vita a tutti i livelli, siamo poco propensi ad aspettare, esigiamo per ogni cosa una soluzione perfetta, immediata e precisa, non conosciamo di fatto la pazienza di insegnare ai nostri bambini come si fa a soffiarsi il naso!

Ed è proprio per soddisfare questa richiesta imperiosa, da parte dei genitori, di rimedi efficaci e facili da adottare di fronte ad un bambino “moccicoso” che in questi ultimi anni, abbiamo assistito a un crescita esponenziale di prodotti che vorrebbero sopperire alla “difficile acquisizione” delle norme igieniche delle vie aeree superiori; dappertutto è disponibile una miriade di soluzioni acquose (fisiologica, ipertonica, acqua di mare, acque termali, contenenti acido ialuronico, emollienti….) che vengono prontamente acquistati e somministrati al primo starnuto o al primo timido colpo di tosse sperando così di stroncare il raffreddore nel minor tempo possibile.

Ma che cos’è il raffreddore? Il termine scientifico è “rinite” una infiammazione/infezione di origine virale della mucosa nasale e faringea (gola). Il responsabile è il Rinovirus, altamente contagiante poiché rimane sospeso nelle goccioline emesse con gli starnuti o con la tosse soprattutto in ambienti chiusi, e si può trasmettere sia dai soggetti malati che dai cosiddetti portatori sani. Anche il semplice dialogo può diventare causa di trasmissione diretta, in quanto, durante l’eloquio, possono essere espulse piccole goccioline di saliva che rimangono sospese nell’aria per un certo periodo.

Esistono ben 200 tipi di virus responsabili del raffreddore (ciò spiega la grande diffusione di questa malattia tanto da essere considerata la più frequente al mondo) resistenti nell’ambiente per circa 3 ore, pertanto il contagio può avvenire anche in modo indiretto, per esempio attraverso la stretta di mano o manipolando oggetti contaminati (pensiamo al continuo passarsi di mano di giochi, pennarelli, matite tra i bambini dei vari gradi di scuola). Per questo è buona abitudine (l’abbiamo imparato bene negli ultimi tempi) lavarsi accuratamente le mani ed evitare di portarle al viso dopo essere stati a contatto con persone o oggetti contaminati e a maggior ragione durante la malattia in fase acuta. È altresì importante, in corso di raffreddore starnutire o tossire in un fazzoletto usa e getta oppure in mancanza di esso, farlo nell’incavo del gomito, non nelle mani ove non sia possibile provvedere subito al lavaggio delle stesse. Il picco di contagiosità è di solito, nei primi 2-3 giorni di malattia quando gli starnuti e la tosse secca sono più frequenti; naturalmente è determinante il tempo di esposizione al contagio: i bambini che soggiornano in un ambiente chiuso con altri 15-20 coetanei, anche un solo giorno, hanno un rischio molto alto di contrarre l’infezione, con grande disappunto dei genitori. Quando, nel gergo delle nostre nonne, si dice che il bambino ha “preso una frescata e quindi ha perso il raffreddore” si intende riferirsi ai maggiori fattori di rischio per contrarre questa malattia: il clima freddo, la pioggia, le correnti d’aria fredda, il vento secco… In realtà il freddo, di per sé non è la causa del raffreddore, ma aumenta la suscettibilità all’infezione favorendo l’attecchimento del virus a livello della mucosa naso-faringea; così come l’aria troppo secca permette al virus di rimanere più a lungo sospeso nelle goccioline di saliva. Per questo motivo si raccomanda di mantenere nell’ambiente domestico una temperatura intorno ai 18-19° C ed un’umidità del 60%. I sintomi sono noti a tutti: naso chiuso e gocciolante, congestione nasale, gola irritata, tosse secca, emicrania, raucedine, dolori muscolari e a volte febbre, variamente combinati tra di loro. Nella grande maggioranza dei casi, questi sintomi, dopo aver raggiunto il clou tendono a diminuire di intensità fino a guarigione completa. Nei rari casi in cui permangono per più di 10 giorni e, invece di regredire, si accompagnano a nuovi sintomi, quali sensazione di ottundimento, cefalea persistente, spossatezza, sonno disturbato, disappetenza è necessario rivolgersi al pediatra per un approfondimento diagnostico.

Quale terapia? Non esistono cure specifiche contro il raffreddore anche se, alcuni farmaci (come gli anti infiammatori), nei casi più acuti, possono alleviarne i sintomi e se ne consiglia la somministrazione solo dietro consulto con il proprio pediatra. Spray e nebulizzatori vari possono temporaneamente risolvere la sensazione spiacevole di naso chiuso ma si consiglia di non eccedere nel loro uso, poiché potrebbero aumentare lo stato di infiammazione della mucosa nasale. In qualche caso, laddove le secrezioni diventino più consistenti e nei bambini più grandi, possono essere d’aiuto le vecchie “fumenta e suffumigi” con soluzioni emollienti e balsamiche. Essendo il raffreddore un’infezione virale e non batterica, non devono essere usati gli antibiotici che, non solo sono inappropriati ma possono rivelarsi dannosi instaurando una pericolosa resistenza. Solo in casi eccezionali, laddove si verifichi una sovra infezione batterica trovano una razionale indicazione, e solo dietro prescrizione medica (evitando il “ fai da te” con medicinali rimasti in casa da precedenti terapie.) Nella tradizione popolare numerosi sono i rimedi che vengono proposti come efficaci contro il comune raffreddore, tra i più gettonati ricordo il latte, il miele, il succo di limone con vino bianco per le note proprietà mucolitiche e mucoregolatrici. Da non dimenticare gli agrumi, l’aglio, i germi di grano, il miglio e la salvia, il sedano, i frutti di bosco e le castagne variamente abbinati tra loro, per gustosi infusi e decotti. Ad oggi, non ci sono studi che ne confermino l’efficacia terapeutica, ma una tisana alla menta piperita, al timo o all’eucalipto con estratti di echinacea viene proposta e gradevolmente accettata, dai ragazzi più grandi, in diversi paesi del mondo per trarre un po' di sollievo dalle loro proprietà anticongestionante e balsamica. Riguardo la Vitamina C, tanto decantata negli spot pubblicitari durante il periodo invernale, non sembra avere particolare effetto curativo/preventivo nelle infezioni delle vie aeree superiori. Di certo è che un buon equilibrio tra tutte le vitamine e i nutrienti, come si ottiene da una dieta varia ed equilibrata, sia essenziale per fortificare le difese immunitarie a garanzia di un buon funzionamento di tutto l’organismo.