BUONO A SAPERSI

a cura di Francesca Mori, responsabile Allergologia AOU Meyer

L’allergia alla frutta a guscio è frequente e può avere manifestazioni cliniche anche gravi (dalla sindrome orale allergica fino all’anafilassi). La prevalenza è variabile dallo 0.05% al 4.9%, in base all’età, alla definizione usata per la diagnosi e all’area geografica anche se sembra essere in aumento in età pediatrica. In Italia l’allergia più frequente è quella alla nocciola, mentre nel mondo anglosassone è prevalente l’allergia all’arachide. L’assunzione accidentale di frutta a guscio è comune e sfortunatamente la percentuale di acquisizione spontanea di tolleranza verso la frutta a guscio è bassa, intorno al 10%. Spesso viene utilizzata una terminologia non corretta ad esempio “frutta secca” quando ci riferiamo alla frutta a guscio. Il termine più corretto da usare è “frutta a guscio” con cui si intende quella frutta composta da una parte non commestibile, il guscio, e una parte commestibile, il seme. Fanno parte della frutta a guscio: noce, nocciola, noce macadamia, noce pecan, anacardio, pistacchio, pinolo, mandorla e arachidi. I test cutanei (skin prick test con estratto allergenico del commercio; prick by prick con alimento “fresco”) e il dosaggio di IgE specifiche per frutta a guscio e allergeni molecolari possono aiutare nella diagnosi anche se una attenta storia clinica è fondamentale, poiché un solo test positivo non significa allergia. La gestione si basa su una dieta rigorosa di eliminazione della frutta a guscio responsabile di reazioni allergiche e in alcuni casi anche della frutta a guscio cross-reattiva e nel trattamento farmacologico delle manifestazioni allergiche. Per i soggetti allergici alla frutta a guscio le limitazioni dietetiche sono molte dal momento che spesso i prodotti alimentari in commercio riportano la dicitura “può contenere tracce di frutta guscio” o “prodotto in stabilimento che lavora frutta a guscio” senza specificare esattamente quale tipo di frutta a guscio, in modo che anche pazienti allergici a un solo tipo di frutta a guscio sono costretti a evitare indistintamente tutti questi alimenti. Non vi sono al momento strategie di prevenzione primaria o secondaria per l’allergia alla frutta a guscio. Sono presenti tuttavia in letteratura, studi di desensibilizzazione orale per arachide e nocciola che riportano dati incoraggianti in termini di incremento della dose soglia, anche se la procedura non è scevra dal rischio di reazioni allergiche anche gravi. Pertanto, la desensibilizzazione deve essere fatta in ambiente ospedaliero sotto stretta sorveglianza medica e da parte di personale esperto nella immunoterapia orale per alimenti.