IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludo-biblio AOU Meyer

Si chiama bottle flip challenge quel curioso gioco ritmico che ha per protagonista una assai improbabile eroina: una bottiglia di plastica parzialmente riempita di acqua! Ragazzine e ragazzini, nei parchi sulle spiagge nei cortili o nel salotto di casa, si cimentano con un lancio a mezz’aria della “boccia” nel tentativo di farla atterrare, in posizione verticale, sulla sua base o sul suo tappo, dopo che, ovviamente, l’indomita “boccia” abbia ruotato e rimbalzato a suo piacere.

Il gioco conquista, diverte, sprona alla sfida e, fra i banchi di scuola, trova infinite varianti prêtàporter non ultima la gomma da cancellare che, dopo i vari ghirigori in aria, deve obbligatoriamente atterrare in posizione verticale.
Ma: “non solo bottle flip challenge”! Diciamo che fra i dieci e 12-13 anni, i between (non più bambini e non ancora adolescenti) rispolverano pure l’indimenticabile “gioco della bottiglia”, gioco che ha raccolto sussurri e palpiti, baci rubati e sguardi bramosi, di intere generazioni.
Così nell’età che odora di voglia dell’amore, di tenerezza, brividini-lungo-schiena e sobbalzi-del-cuore-in-gola, il “gioco della bottiglia” riappare in tutto il suo splendore.

Descritto e ritenuto negli anni ’50 il gioco per eccellenza degli adolescenti - sdoganando casti sbaciucchiamenti nonché esitanti abbracci in tempi saldamente ancorati alla pudicizia - il “gioco della bottiglia”, così come ancora oggi lo conosciamo, arriva presumibilmente dagli States attorno al 1925, sebbene riferimenti scritti a un gioco simile, Bottle of Fortune, risalgano addirittura al 1922, ben 100 anni fa!
Precisiamo che “gioco della bottiglia” è stato e rimane un gioco di gruppo quindi, visto che giocare in solitudine sarebbe molto triste, il primo “ingrediente” necessario al gioco è procurarsi una buona compagnia. Dopo di che ragazzini e ragazzine, seduti a terra o in piedi magari attorno a un tavolo, si dispongono in cerchio e sistemano al centro la bottiglia estraendo a sorte chi la ruoterà per primo.
Al momento di iniziare, per trasparenza, il giocatore dovrà dichiarare a tutti la posta in gioco (che può essere considerata anche una “penitenza”): un bacio (il più gettonato), una carezza, uno schiaffo, un pizzicotto ecc..

Dopo di che… suspense… e rien ne va plus. Per il croupier di turno è arrivato il momento di far ruotare la bottiglia e di sperare che il suo “collo”, fermandosi, indichi proprio come destinatario della posta in palio, la più bellina, la più carina… o quello con indosso la camicia bowling rosa pastello o l’altro con la maglietta lisa di papà.
Volendo si può persino inventare un ritornello o una filastrocca che accompagni il “via” della bottiglia e ne segua l’itinerario. Dà ritmo e caldeggia e sostiene la partecipazione anche dei più timidi.
Proibito barare come, per esempio, toccare la bottiglia in movimento per assecondare il proprio piano di corteggiamento.

Tuttavia se la corresponsione di amorosi sensi tarda a venire si può usare la carta della canzone dedicata e se Brividi non funziona si può ricorrere alle canzoni cult che accompagnavano il gioco della bottiglia negli anni ‘60… da Una lacrima sul viso… a Una rotonda sul mare… a Cuore matto… oppure, più desueto e romantico, avvalersi della bottiglia per inviare, brevi manu, un messaggio spiritoso al recalcitrante “cuore d’inverno”, sperando almeno di strappare un sorriso.