PSICOLOGIA

a cura di Laura Vagnoli, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer

Sempre più spesso bambini e adolescenti presentano ansia e paura della scuola e in alcuni casi, così tanto da interromperne la frequenza, con conseguenze inevitabilmente importanti anche sul rendimento.

Il timore per la scuola in età evolutiva però, se affrontato con strategie adeguate, non è da considerarsi patologico e rappresenta una problematica considerata comune e diffusa.
Il contesto scolastico sottopone gli alunni ad un costante stress derivante dai compiti e dalle interrogazioni, non solo per il voto che possono ottenere ma anche per come la loro performance può essere considerata dagli insegnanti e dai compagni che osservano, ascoltano e… giudicano.
Il tema del giudizio, infatti, si lega fortemente allo stato d’animo ansioso. Insieme alla paura dell’insuccesso e quindi di non essere adeguati e competenti nella materia che li mette alla prova, gli studenti temono la presa in giro dei pari, l’essere messi sotto una luce negativa, ridicolizzati e di conseguenza rifiutati e isolati.

Talvolta, però, la paura è attivata da uno specifico insegnante o dalle relazioni negative con alcuni compagni. Nei casi dei più piccoli è invece prevalente l’ansia dovuta alla separazione dei genitori per il tempo della permanenza a scuola. Ponendo poi i genitori al centro dell’attenzione dei giovani studenti, ricorre il timore di non essere all’altezza delle loro aspettative.
Il corpo dei bambini e degli adolescenti, così come è per l’adulto, racconta il loro stato d’animo attraverso una serie di sintomi che tendono a manifestarsi o la mattina prima di andare a scuola o durante le lezioni, talvolta in coincidenza con prove scritte e/o orali e talvolta quotidianamente a prescindere dal programma previsto.

I sintomi più frequenti sono mal di testa e mal di pancia, tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi, pianto, irrequietezza, irritabilità, crisi di panico e in casi più rari vomito, febbre. La richiesta ripetuta che accomuna chi si trova ad avere queste sensazioni è quella di non andare a scuola o di uscire prima. Allontanarsi fisicamente dal contesto scolastico è la strategia a cui gli studenti ricorrono per mettersi in salvo rispetto a quegli eventi negativi che li preoccupano e che in generale rappresentano il fallimento.
Purtroppo, con il diminuire dell’attenzione e della presenza, spesso, tale fallimento viene raggiunto con un abbassamento del rendimento scolastico, andando così a confermare il timore degli studenti di non essere all’altezza. Questo fenomeno prende il nome di “profezia che si auto-avvera”, ovvero la concretizzazione degli eventi negativi che si temono. Il comportamento opposto invece è quello della ricerca del perfezionismo, della puntualità, dello studiare molto, che porta con sé una bassa autostima e la costante necessità di rassicurazione e approvazione.

Cosa può fare il genitore che riconosce nel proprio figlio queste manifestazioni? Come per ogni grande o piccola richiesta di aiuto da parte dei propri figli è necessario prendersi del tempo e ascoltare cosa li preoccupa, cosa accade quando l’ansia e la paura si presentano, cosa sentono a livello emotivo e cosa accade al loro corpo. Permettergli, cioè, di raccontarsi senza sminuire ciò che riportano o trovando soluzioni semplicistiche e frettolose, ma soprattutto senza giudicare.
L’accoglienza del loro disagio, particolarmente nei più piccoli, ci consente di non rafforzare le paure e di evitare così il rischio che in età adolescenziale soprattutto, possano trasformarsi in fobie.
È molto importante anche cercare di instaurare un dialogo con gli insegnanti affinché possa esserci una collaborazione nel creare un progetto comune di supporto per il proprio figlio/a. Un progetto che abbia come punti di forza l’allenamento alla frustrazione per aumentarne la tolleranza e allo stesso tempo la valorizzazione della persona a prescindere dal voto e dalla valutazione.
Infine, per quei bambini o adolescenti che manifestano sintomi con maggior intensità, frequenza e durata e riportano pensieri disfunzionali riguardo la scuola, può essere utile rivolgersi ad uno specialista per valutare la necessità di intraprendere un percorso psicoterapeutico, che in senso generale dovrebbe essere volto ad aiutarli a riconoscere le proprie emozioni, ad imparare a gestirle e allo stesso tempo ad acquisire strumenti per rileggere la realtà e affrontare le sfide quotidiane.