PER I NOSTRI FIGLI

di Angela Pittari, pediatra di famiglia

Ogni anno, più frequentemente durante la stagione fredda, tantissimi bambini nella fascia di età 2-7 anni si ammalano di infezioni delle prime vie respiratorie: riniti, faringiti, sinusiti, laringiti, bronchiti, otiti sono all’ordine del giorno tanto che queste patologie rappresentano oltre il 60% dell’attività svolta dal pediatra di famiglia. A preoccupare il mondo medico-scientifico è il costante aumento delle infezioni respiratorie ricorrenti e delle loro complicanze a causa dell’inquinamento atmosferico e ambientale (i nostri bimbi vivono per gran parte della giornata in ambienti troppo caldi e secchi con un tasso di umidità inferiore al 40-50%).

Fra le patologie delle alte vie respiratorie, è ormai noto che prevalgono quelle di origine virale e, il raffreddore o rinite, comune infiammazione della mucosa nasale, è di gran lunga la forma più frequente. Spesso sottovalutato per la banalità della sintomatologia e soprattutto per la naturale tendenza a guarire spontaneamente, non viene data importanza all’igiene del naso e alla possibile conseguente complicanza: la sinusite.

È importante a questo punto fare un breve cenno all’anatomia del naso: esso è costituito da una serie di cavità scavate nel massiccio facciale in stretta comunicazione tra di loro, dette “seni paranasali” che servono a scaldare e filtrare l’aria respirata. Esse sono rivestite della stessa mucosa del naso e quindi, un processo infiammatorio provocato da una qualsiasi infezione (virale o batterica) o anche uno stato allergico le interessa nella loro totalità producendo una certa quantità di muco-catarro che, dopo la fase acuta viene eliminato ripristinando la pervietà dei vari seni e la loro fisiologica areazione.

Quando il muco, prodotto in seguito a un banale raffreddore, per quantità o densità, o per impedimenti anatomici (setto nasale deviato, ipertrofia adenoidea o edema allergico)ostruisce i canalini di comunicazione dei vari seni, si verificano le condizioni di ristagno ideali perché microrganismi batterici prendano il sopravvento, proliferino trasformando il catarro da sieroso in mucoso o francamente purulento. È questo l’iter che porta un semplice raffreddore a una rino-sinusite.

La diagnosi di rino-sinusite è prevalentemente clinica e si basa su segni e sintomi spesso importanti ma a volte modesti, rappresentati da un raffreddore che dura più di 10 giorni e non accenna a guarire, la secrezione nasale da leggera e trasparente diventa densa, giallastra o addirittura verde, l’ostruzione nasale è tale da non permettere di respirare a bocca chiusa, lungo la parete faringea è presente uno scolo di materiale muco purulento causa dell’alitosi, la tosse catarrale è tipicamente notturna (per il drenaggio del muco verso la trachea) con conseguente ed inevitabile disturbo del sonno del bimbo. A tutto questo possono associarsi febbre di varia intensità, stanchezza, mal di testa, difficoltà alla concentrazione e dolore alla pressione del viso ai lati del naso a volte riferito all’orecchio o ai denti dell’arcata superiore.

Il decorso della rino-sinusite può essere acuto quando si risolve nell’arco di un paio di settimane con opportuna terapia, come succede nei bambini piccoli; cronico, frequente nei ragazzi più grandi e negli adulti, affetti da allergia, ipertrofia adenoidea, o fattori anatomici predisponenti come la deviazione del setto nasale che non permette un’adeguata areazione delle cavità nasali; ed infine ricorrente come complicanza di semplici raffreddori per alterazione dei meccanismi di drenaggio delle secrezioni catarrali.

La rino-sinusite, non è una patologia immediatamente pericolosa, pur tuttavia rappresenta un persistente focolaio di infezione nelle prime vie aeree che può portare in alcuni casi, a complicazioni come otiti medie o bronchiti, in casi ancora più rari a diffusione dell’infezione alla cavità orbitaria e di qui alle meningi.

Le infezioni delle cavità paranasali non sono contagiose e i bambini possono essere ammessi in comunità purché senza febbre, in condizioni generali buone anche se in corso di terapia.

Cosa fare?
Una terapia antibiotica per 10-14 giorni decisa e prescritta dal pediatra in base al quadro clinico alla persistenza e/o ricorrenza dei sintomi; una doccia nasale (effettuata con uno strumento facilmente reperibile presso le sanitarie), con lo scopo di allontanare dalle cavità nasali e paranasali il muco denso e ostruente; inalazioni di vapore caldo tramite le vecchie “fumenta” della nonna o con umidificatore o con una semplice doccia calda per 10-20 minuti; lavaggi nasali con soluzione fisiologica più volte al giorno e prima di dormire per permettere, soprattutto ai più piccoli, una corretta respirazione a bocca chiusa; soluzioni saline ipertoniche possono essere utilizzate quando il catarro è molto denso al fine di rimuoverlo più profondamente e decongestionare la mucosa dei vari seni grazie alla più alta concentrazione di sale. (da non usare laddove vi sia una fragilità capillare e conseguenti frequenti sanguinamenti)

Il consulto con il pediatra di base è di fondamentale importanza per diagnosticare e curare una rino-sinusite, e ancor di più qualora il bimbo presenti arrossamento o gonfiore a livello della guancia e/o delle palpebre, oppure quando le condizioni cliniche generali sono scadenti e il bimbo si presenti sofferente.

Quale prevenzione?
Se il bambino ha il raffreddore in corso, può nuotare (in piscina o al mare) ma non dovrebbe fare i tuffi (tanto amati dai bambini e ragazzi) per evitare un aumento della pressione nelle cavità nasali che provocherebbe una sofferenza della mucosa e di conseguenza una maggiore produzione di muco. Insegnare ai bambini a soffiarsi il naso il più presto possibile per una corretta pulizia del naso e prevenzione delle complicanze. Un buon controllo anche farmacologico della rinite allergica può ridurre la produzione di catarro e l’infiammazione di tutta la mucosa rino-sinusale.