IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludo-biblio AOU Meyer

Per le paperdolls i collezionisti di giocattoli vanno matti. E d’altra parte queste bamboline di carta coi loro musetti, ora candidi ora impertinenti, si trovano ormai da ben due secoli in vetta alla classifica dei giochi “domestici” più amati dai bambini occidentali. Difficile non ricordare i favolosi anni ’60 quando dalle pagine del Corrierino dei Piccoli ne erano testimonial la pestifera Ciccibùm, Totò Tritolo, Antonio e Lucia, Patrizia, Anna e Violante, paperdolls tutte con guardaroba, ovviamente di carta, mirabilmente assortiti per ogni luogo e occasione.

E se la prima bambolina di carta, nel lontano 1830, fu dedicata alla ballerina dell’Operà Marie Taglione, ancora oggi non c’è blog di fashion illustrator che non voglia cimentarsi in proposito. Così nel web impazzano le proposte da copiare, stampare e ritagliare mentre in libreria i Kit “bambole di carta” vanno a ruba.

Non tutti sanno però che dietro alla stessa Barbie si agita l’ombra delle bamboline di carta. Si narra, infatti, che i coniugi Ruthie Mosko e Isadore Helliot Handler (i fondatori della Mattel) osservassero quanto alla loro figlia Barbara piacesse ritagliare dalle riviste di moda vestiti, accessori e bambole di carta, animandole e inventando per loro circostanze e sentimenti tipici del mondo degli adulti. Nacque così, in loro, l’idea di creare bambole super accessoriate che riproducessero la vita dei “grandi”. Inizialmente nacque Lilli, una bambolina alta circa 30 centimetri con le fattezze di una giovane ragazza bionda dal fisico prorompente, poco dopo, nel ’59, nacque Barbie, così chiamata proprio in onore della loro ragazzina: Barbara.

Creare, inventare, bamboline con la carta oltre ad essere green e a costo zero, oltre ad avere il bollino degli educatori in quanto esercita ogni bambino col ritaglio, il disegno, la progettazione e volendo la storia della moda, schiude immaginari e ricordi comuni. Fogli bianchi piegati a fisarmonica per ritagliare una catena di bamboline attaccate per il braccio (e magari per la gamba!), carte veline per vestirle con abitini svolazzanti, eppure tutto ciò senza la malinconia per quello che non è più perché per paradosso – scriveva Walter Benjamin – “ai bambini è possibile qualcosa di cui l’adulto è del tutto incapace: ricordare il nuovo”. Inoltre, l’affascinazione per queste bamboline “povere”, sottili come foglie di mais, sta proprio nell’essere, in quanto carta, metafora d’infanzia. Perché nulla più della carta - così vulnerabile all’acqua, al fuoco, all’umidità e persino alla colla - mostra la sua fibra molto più forte di quanto si creda, però flessibile e leggera; e se facile da modellare più che mai da rispettare.

Detto questo, è arrivato il momento di mettersi all’opera. Il primo passo da fare consiste nel prendere un foglio bianco e una matita. Il secondo nel disegnare la sagoma della bambola. Dopo di che si passa a ritagliarla e a imprimerle la fisionomia che si è pensato per lei: occhi, naso bocca, capelli…. Magari conviene incollarla su un cartoncino leggero così che sia più resistente e duri più a lungo. A questo punto, ricalcando il corpo o parti del corpo su della nuova carta (meglio se più leggera), si può iniziare a progettare il suo outfit: vestiti, magliette, pantaloncini, gonne, giacche… il tutto da ritagliare, assicurandosi di lasciare i rettangolini in cima così da poter attaccare il capo di abbigliamento alla sagoma della bambola stessa.

Si possono ovviamente aggiungere accessori e gioielli; si possono utilizzare adesivi, piume, nastri, stickers, pezzetti di stoffa, carta ondulata o velina o stagnola, glitter, sabbiarelli etc.

Infine, per un’eleganza senza tempo e tanto charm in più, progettando e disegnando non si deve dimenticare un piccolo trucco: le spalle delle bambole, come quelle delle signorine o dei signorini, dovrebbero essere sempre ben dritte!