IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludo-biblio AOU Meyer

Sarà per quell’indelebile “Silvia rimembri ancora…” sarà per una sorta di vertigine delle origini che attanaglia la contemporaneità che, mai come adesso, neuropsichiatri infantili divulgatori scientifici psicologi e neuroscienziati, si interrogano alacremente e danno il via a ricerche ardite sulla memoria: quando si inizia a ricordare? come si formano i ricordi? e via di seguito. Si scopre così che - grazie a dei “puntatori” sviluppati dal cervello -un neonato attiva la memoria del “riconoscimento” già attorno ai sei mesi riuscendo a ricordare oggetti e figure e, importantissimo, riuscendo a riconoscere un oggetto visto in precedenza. Per verifica nei propri bebè si può iniziare a giocare con il “gioco dei due panni”. Nascondendo, vale a dire, un giocattolo, un sonaglio o il ciucciotto, sotto uno dei due tessuti, il neonato è in grado di impiegare una manciata di secondi per ritrovare l’oggetto celato dal panno.

Una scoperta meravigliosa; mentre si va a confermare che la facoltà della memoria avrebbe la sua età dell'oro fra la nascita e i due-quattro anni di età. "In queste finestre - spiegano i ricercatori - la maturazione del sistema nervoso è guidata anche dagli stimoli ambientali. E quindi i fenomeni di plasticità neurale sono ai massimi livelli". In altre parole: il cervello dei bambini ha bisogno di essere attivato e stimolato precocemente. Diversamente il sistema nervoso rischia di non sviluppare appieno le sue funzioni di memoria e, a questa correlato, di apprendimento. Fondamentale per consolidare i “ricordi” nascenti si rivela l’interazione che i genitori hanno con il proprio bambino; saranno infatti i genitori e con loro i familiari, le “tate” e magari gli educatori dei nidi a far sì che il ricordo negligente e passeggero di ciò che è accaduto rimanga impresso nella mente del piccolo. All’opera per avviare tale forma di memoria “dichiarativa” ecco che arrivano i racconti, le fiabe, i libri illustrati, le filastrocche, le più fantasiose storie familiari, l’album e/o la scatola dei ricordi e tanti tanti giochi: dai puzzle di legno con 2 o 3 elementi da incastrare alle coppie di figure nascoste da abbinare eccetera eccetera.

E al Nido o alla Scuola dell’Infanzia gli educatori possono sbizzarrirsi a inventare fattivi giochi di “memoria” sempre tenendo ben correlati fra loro affetti e le valenze cognitive. Un esempio? Amici&ricordi.
In cerchio, si fanno accomodare i piccoli formando piccoli gruppi al massimo di 5-6 giocatori. Successivamente ogni bambino pronuncerà il proprio nome, abbinando al nome un gesto, un suono o un aggettivo con il quale presentarsi. Il secondo bambino dovrà ripetere il gesto o il suono o l’aggettivo del primo e scegliersi il proprio, il terzo ripeterà primi due e inventerà il proprio e così via sino al completamento del cerchio.

Vince chi non commette errori e non subisce la più classica delle penitenze: “dire fare baciare lettera o testamento”.
Crescendo i ragazzini, se non si vuole ricorrere ai soliti giochi come i vari Memory, le liste della spesa, di animali ecc..e allenare comunque la memoria (diventata ormai, con l’età, la memoria del “lavoro”) si può escogitare un gioco, per esempio, coi bottoni: la memoria dei bottoni!

Occorre possedere un barattolo di bottoni diversi fra loro e disporli sul tavolo. Nella fase successiva i concorrenti potranno osservarli attentamente. Il giudice della gara (un adulto presente) li coprirà poi con un foglio di giornale e chiederà ai concorrenti di rispondere a domande tipo: quanti sono i bottoni? Quanti hanno due buchi? Quanti 4 buchi? Quanti colori? Quale il colore di maggioranza?
Le risposte andranno scritte su un foglio e verificate osservando i bottoni: vince chi ha dato più risposte esatte. Con allenamenti di questo genere garantiamo che la memoria metterà su muscoli potenti!