PSICOLOGIA

a cura di Esmeralda Maria Di Mauro, psicologa e psicoterapeuta AOU Meyer

Il mio bambino ha 11 anni: dormire nel lettone non basta o “basta dormire nel lettone!”?
Con il gioco di parole del titolo si intende mettere in luce il fatto che il tema trattato e gli spunti forniti non vogliono tanto essere leggi da imporre ai genitori, quanto quesiti con i quali è necessario confrontarsi via via che procede la crescita del proprio figlio (per crescita si intende sia quella anagrafica, che quella affettiva).

Il lettone non è soltanto un’isola sicura o un luogo proibito, tra questi due stremi vi sono infinite sfumature in parte connesse all’età del bambino e in parte ai suoi vissuti emotivi, alle sue paure.
Ecco perché, entrambi gli estremi, non possono essere assunti tout court come rimedi definitivi per aiutare il sonno del proprio figlio; ecco perché non è indicato saltare (e uso il termine salto in quanto esplicativo del vissuto emotivo ad esso connesso piuttosto che il termine passaggio) dall’uno all’altro.
Il bambino potrebbe sentirsi inadeguato per il fatto di vedersi vietare qualcosa che in precedenza gli era permesso, se non c’è stato un percorso nel mezzo.

Lo stesso vale per posizioni sempre uguali, ovvero per quei bambini che sono sempre nel lettone e quelli che non ci sono stati mai: la fissità dell’esperienza preclude la possibilità di conoscere e di confrontarsi gradualmente con le proprie paure.
Penso quindi che sia auspicabile non dare una risposta netta alla domanda da me presentata nel titolo, quanto poterla utilizzare come stimolo alla riflessione prima di agire in modo impulsivo o stereotipato e come spunto per osservare il proprio figlio: in quel determinato momento (in questo caso la sera prima di andare a letto) cosa lo può aiutare a fronteggiare gradualmente le sue paure (nello specifico le paure connesse con la perdita del controllo e la paura della separazione), avere maggiore fiducia in sé stesso e mantenere il desiderio di crescere?

Viene da sé che “dormire nel lettone non basta” (in modo particolare se il bambino inizia ad essere grandicello), così come l’imposizione “Basta dormire nel lettone!” non può avere una funzione rassicurante.
Avrete capito che l’argomento è complesso, nel senso che ci troviamo dentro al difficile, ma anche entusiasmante, compito di sostenere il proprio figlio nella crescita, nell’acquisizione di fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità, nel mostrargli come crescere sia “complicato” ma anche soddisfacente.
In tal senso è importante cercare strategie il più possibile graduali e “cucite su misura” per quel bambino (e anche per il genitore che deve metterle in atto). Ecco, in breve, una serie di domande che potremmo porci: cosa lo può aiutare a rilassarsi, a mantenere sufficiente fiducia in sé stesso, speranza che se ha bisogno troverà qualcuno ad aiutarlo e soddisfazione per le abilità che riesce ad acquisire?

Se ci pensiamo con attenzione, i suddetti temi, sono estendibili alle sfide che il bambino si trova ad affrontare nel passaggio dalla scuola elementare alla scuola media, dall’essere bambino all’essere ragazzino.

Le risposte possono essere le più svariate, in base all’età, alle caratteristiche di quel bambino e della sua famiglia, generalizzando, si ricorda che istituire una serie di rituali rassicuranti prima di andare a letto può essere utile.
Quindi iniziare per tempo la preparazione al sonno, magari scegliere con il proprio figlio alcune letture (condivisibili anche con eventuali fratelli) che abbiano la caratteristica di essere semplici nel contenuto e non troppo stimolanti. Lasciare sufficiente visibilità affinché il bimbo possa andare in bagno o cercare qualcuno se ne sente il bisogno (ed esempio una lucina nel corridoio). Dargli la possibilità di personalizzare il suo rifugio per la notte, il letto, la camerina (o parte di essa) come ritiene più opportuno.
Infine, ricordarsi sempre di valorizzare le capacità acquisite e mostrare fiducia nelle sue future possibilità. Il piacere di dormire soli, così impegnativo da raggiungere, rappresenta il traguardo a cui è importante che il bambino possa tendere con curiosità, trepidazione e desiderio. Rappresenta l’acquisizione della fiducia che si può camminare nella vita autonomamente e che, al bisogno, ci sarà qualcuno ad aiutarci.