BUONO A SAPERSI

a cura di Giuseppe Cucca, responsabile Ortopedia pediatrica AOU Meyer

Che cosa è il piede piatto?
Il piede piatto (anche detto piede "pronato" o piede "valgo") è uno dei motivi più frequenti per cui viene richiesta una visita ortopedica in età pediatrica. In realtà su questo argomento esistono diversi miti e credenze ampiamente diffusi, ma del tutto falsi o quantomeno non dimostrati. Oggi sappiamo che l'arcata plantare si sviluppa progressivamente durante l'infanzia, dall'inizio della deambulazione fino a circa 10 anni (anche se ulteriori minori modificazioni sono possibili anche dopo), e nessuno dei trattamenti proposti negli ultimi decenni (plantari, tutori, calzature speciali, fisioterapia) ha dimostrato di avere una reale efficacia nell'influenzare tale sviluppo. Di sicuro anche il piede, come qualunque altra parte del corpo (compreso il cervello) si sviluppa meglio se viene usata, pertanto è parere condiviso che il piede di un bambino attivo possa svilupparsi meglio di quello di un bambino sedentario, ma non c'è differenza fra uno sport e un altro.

Quando è necessario un trattamento?
Quasi mai. Nella maggior parte dei casi si tratta di piede piatto flessibile asintomatico, che non richiede alcun trattamento. Un bambino che cammina, corre, gioca, pratica sport senza accusare dolore o disturbi molto difficilmente potrà avere un reale problema ai piedi che necessiti di un qualche trattamento. La possibilità di un trattamento si prende in considerazione quando vi è una sintomatologia, soprattutto dolore, che compare durante o dopo l'attività motoria/sportiva.
In questo caso è indicata una visita ortopedica pediatrica per individuare la causa del dolore, che può essere legata a un piede piatto rigido, ma anche ad altre problematiche che devono essere approfondite.

Quali sono i trattamenti possibili?
Ovviamente il tipo di trattamento dipende dal tipo di sintomatologia e - soprattutto - dalla causa della sintomatologia, che deve pertanto essere sempre ben individuata. Talvolta il trattamento conservativo (plantare, modifica del tipo di calzatura, esercizi di stretching, fisioterapia) può essere utile per migliorare/risolvere una sintomatologia dolorosa, ma nei casi di dolore importante che non risponde al trattamento conservativo può essere indicato un trattamento chirurgico, che sarà diverso da caso a caso.
La procedura più comune è il calcaneo-stop (corregge l'eccesso di valgismo del calcagno mediante una vite, riassorbibile o metallica, collocata sull'astragalo, sul calcagno o in mezzo fra i due). Questo può essere associato o meno a procedure sulle parti molli come l'allungamento del tendine d'Achille o il ritensionamento del tendine tibiale posteriore, l'asportazione di un eventuale scafoide accessorio sintomatico. Tali procedure sono preferibilmente eseguite non prima dei 10, ma entro i 12-13 anni, mentre una volta completato lo sviluppo scheletrico del piede (che avviene ben prima della maturazione scheletrica del resto del corpo) possono essere utilizzate tecniche come le osteotomie (si seziona un osso con una "frattura artificiale" per modificarne la forma) o le artrodesi (si fondono insieme due ossa normalmente mobili per "costringerle" a stare in una posizione più corretta).