PAROLA DI ESPERTO

a cura di Enrico Lombardi, responsabile Broncopneumologia AOU Meyer

Il respiro sibilante è molto frequente in età pediatrica: circa un terzo dei bambini ha almeno un episodio di sibilo nei primi 3 anni di vita, prevalentemente scatenato da infezioni, perlopiù, virali. Comunque la maggior parte di questi bambini (circa 2/3) smette di manifestare il sibilo entro i 6-7 anni.
I piccoli che invece continuano ad accusare il disturbo vengono inquadrati come asmatici. I fattori di rischio per continuare a presentare respiro sibilante dopo i 6-7 anni? Storia di asma in uno o entrambi i genitori, storia personale di dermatite atopica (anche se non più presente), sensibilizzazione allergica nei primi anni di vita, episodi di sibilo non associati a infezioni, eosinofilia periferica.

I sibili però possono essere espressione clinica anche di altri quadri patologici, per cui a volte è necessaria la valutazione di uno specialista. Per arrivare alla diagnosi spesso non sono necessarie molte indagini: un’anamnesi e un esame obiettivo accurati sono spesso sufficienti per fornire delle indicazioni terapeutiche e stabilire l’eventuale necessità di ulteriori approfondimenti quali esami di laboratorio, radiografia del torace ed esami endoscopici, che sono indicati solo in una minoranza di casi. Le prove di funzionalità respiratoria dovrebbero invece essere eseguite al momento della valutazione pneumologica di un bambino che presenta episodi ripetuti di respiro sibilante. Il test più adeguato per la valutazione della funzionalità respiratoria è la spirometria, che viene in genere eseguita a partire dai 5-6 anni in quanto richiede delle manovre respiratorie forzate. Nei bambini in età prescolare, dai 3 anni in poi, possono essere utilizzati altri test tra cui la tecnica dell’interruzione (Rint) e la tecnica delle oscillazioni forzate (FOT), che misurano le resistenze respiratorie.

La terapia?
Per gli episodi acuti si ricorre a un broncodilatatore per via inalatoria associato talvolta a un cortisonico per via orale nei casi moderati o gravi. Nei casi più gravi può essere necessario ricorrere all’ossigenoterapia in ospedale e ad un’adeguata idratazione per via endovenosa se l’alimentazione per bocca risulta difficoltosa. In caso di episodi ripetuti o in caso di un episodio grave è indicato iniziare una terapia di prevenzione che consiste nell’uso di un cortisonico inalatorio sotto forma di spray predosato, da assumere quotidianamente per almeno 3 mesi. Anche gli anti-leucotrieni possono essere utili.

Oltre alle terapie farmacologiche, è importante cercare di applicare alcune semplici norme igieniche che possono ridurre il rischio di infezioni respiratorie: lavarsi spesso e accuratamente le mani, evitare il contatto con bambini o adulti affetti da infezioni delle vie aeree, effettuare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica ed evitare l’esposizione al fumo.
(L’argomento è trattato anche nella Guida pratica per i genitori - Allergie respiratorie e cutanee del Meyer)