IL GIOCO È UNA COSA SERIA

di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica ludo-biblio AOU Meyer

Non sputare i semi dell’arancia nel bicchiere del vicino … le dita nel naso proprio no… saluta, ringrazia, chiedi scusa: raccomandazioni che i genitori non si stancano di dispensare ai loro bambini nella speranza di renderli più educati e gentili.

Peraltro non sono certo incoraggianti i dati riportati dal Daily Mail, dati secondo i quali il 20% dei bambini non riesce a stare a tavola a lungo, il 35% non riesce a masticare con la bocca chiusa e il 22% ha difficoltà a mangiare senza tenere i gomiti sul tavolo! Ma ancora più scoraggiante la ricerca condotta qualche anno fa dall'associazione Donne e Qualità della Vita: per gli albergatori italiani i bambini italiani sono i più maleducati d'Europa. Un dato questo confermato recentissimamente da uno studio condotto dallo psicoantropologo Massimo Cicogna, per conto dell'Ipsa (Istituto italiano di studi transdisciplinari).

Qualcuno sostiene che tutto ciò accade perché i genitori sono troppo permissivi, qualcun altro perché sono troppo apprensivi. Qualcun altro ancora sostiene che al fondo permane un immaginario collettivo per il quale genio sregolatezza e creatività vanno di pari passo.

In più dobbiamo constatare come l’arte della convivenza, i valori della cortesia e delle buone maniere siano messi a dura prova dallo stile di vita moderno, basti pensare ai cellulari che squillano senza sosta o ai marciapiedi trasformati in campi minati da cani con padroni... distratti.

Certo, è bene che i bambini siano spontanei, creativi, che sappiano esprimere sé stessi. Ma quante volte, in nome di tali valori, rischiano di essere sgarbati, rozzi, irrispettosi?

Parlare allora con i bambini e i ragazzini di galateo, di bon ton, di buone maniere o di “etichetta” non è questione di forma, di regole fine a sé stesse, ma di sostanza. Indica, infatti, uno stile di comportamento rispettoso degli altri e si fa presupposto dell'arte dell'eleganza e della gentilezza.

Lo aveva già capito, con il suo galateo, Monsignor della Casa e oggigiorno, convinti come siamo dell’importanza nodale dell’empatia per ben crescere, ecco che il bon ton con le sue garbate regole di convivenza diviene un must imprescindibile. Prova ne sia un’editoria fiorente di libri e librini pronti a spiegare a bambini e genitori il “nuovo galateo” sostenendo il movimento del No-tablet a tavola! E prova ne siano anche i corsi di galateo che - dal Kensington Hotel di Londra a miriadi di scuole dell’infanzia – si muovono con l’obiettivo di rendere più giocosi e masticabili i vari: non parlare con la bocca piena… vietato esclamare bleah davanti all’insalata o fare rutti e puzzette ….

Anche artisti della portata di Pablo Echaurren si sono misurati con l’impresa di costruire un futuro di gentil bambini creando liberi diseducativi con tanto di nasi bucati su carta così da potervi infilare liberamente le dita o fogli sui quali incollare le gomme masticate così da creare collage d’arte.

Più casalinga ma non meno divertente è la proposta dello “sgalateo nel sacchetto”.

Occorre un sacchetto di stoffa, una ventina di biglietti di carta ben ripiegati sui quali siano scritte alcune domande relative a un comportamento – corretto o meno – da adottare a tavola. A turno ognuno pescherà un biglietto, che verrà letto ad alta voce: i concorrenti dovranno indovinare se quella è una cosa che si fa oppure che non si fa. A ogni risposta esatta verrà attribuito un punteggio. Vince chi - a biglietti esauriti - avrà ottenuto il miglior punteggio.

Il premio? Una bibita dal sapore antico, fatta con acqua limone e foglie di menta.