PER I NOSTRI FIGLI

a cura di Angela Pittari, pediatra di famiglia

Le mamme la conoscono con il nome di febbre dei tre giorni, nel gergo medico viene detta sesta Malattia per indicare l’ordine di tempo in cui è stata riconosciuta e descritta: nei trattati di medicina, infine è menzionata tra le malattie infettive ed esantematiche dell’infanzia come Roseola infantum o esantema subitum.
La causa di questa malattia è un virus della famiglia degli herpes chiamato HHV 6 che si trasmette mediante un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con le goccioline (ormai tristemente famose) che vengono emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Può essere trasmessa anche indirettamente, quando il bambino tocca superfici contaminate dal virus e porta poi le mani alla bocca, agli occhi o al naso.
Pur essendo presente tutto l’anno, è più frequente ai cambi di stagione, in primavera e in autunno. Predilige i più piccoli dai 6 mesi ai 2 anni (sotto i sei mesi è improbabile per gli anticorpi protettivi passati dalla mamma in gravidanza), mentre è difficile che si manifesti in bambini più grandi.

Dopo il contagio segue un periodo di incubazione variabile tra i 5 e i 15 giorni (in media 9) quindi compaiono i primi sintomi. Il primo è sempre la febbre: alta da 39 a 40 gradi improvvisa, con malessere generale, facile irritabilità, una lieve faringite e raffreddore.
Una febbre che preoccupa molto i genitori e nonostante la buona risposta alla somministrazione del paracetamolo, fa impensierire il suo persistere a valori così elevati e spesso induce a un accesso al pronto soccorso.

In genere dopo 3 giorni febbricitanti, si assiste alla caduta per crisi della febbre e, contemporaneamente compare un’eruzione cutanea (esantema) che interessa prevalentemente il viso, il tronco ed il collo, scomparendo poi rapidamente nell’arco di 24-48 ore. L’esantema è caratterizzato da macchioline isolate o confluenti di colore rosa pallido, a volte lievemente rilevate, non pruriginose. Caratteristico è l’ingrossamento dei linfonodi nucali come in un’altra malattia esantematica, la rosolia.

Durante il decorso della sesta malattia è stata rilevata una certa frequenza di convulsioni in corrispondenza del brusco rialzo febbrile, solo in bambini predisposti o con familiarità (circa il 10-15% dei bambini infetti), ma per quanto possa essere un evento che spaventa e preoccupa i genitori, si tratta di una forma benigna che si risolve senza conseguenze.

Di solito al secondo giorno di febbre elevata, le mamme ricorrono alla consultazione del pediatra di famiglia che, sulla base di poche ma chiare informazioni sullo stato generale del bimbo (qualità del sonno, buon appetito, vivacità conservata tra un picco e l’altro di febbre), e dopo una visita accurata può sospettare un’infezione virale e forse una sesta malattia, ma la diagnosi certa potrà essere formulata solo dopo la comparsa dell’esantema caratteristico.

Solitamente la sesta malattia guarisce spontaneamente e la terapia, solo sintomatica,si avvale della somministrazione di paracetamolo o ibuprofene al bisogno e, per compensare le perdite idriche da sudorazione è bene idratare adeguatamente il piccolo. È molto raro che si rendano necessari esami di laboratorio, solo in alcuni casi vengono richiesti durante la fase di picco della febbre allo scopo di escludere altre possibili cause. Il superamento della malattia lascia il piccolo paziente immunizzato, prevenendo quindi futuri nuovi contagi; in altre parole quindi non è di norma possibile ripetere la malattia, a parte nel caso dei soggetti immunodepressi.

A differenza delle altre malattie esantematiche (rosolia, morbillo, varicella) purtroppo non abbiamo un vaccino per prevenire la sesta malattia, per questo, in tutti i casi, è importante adottare tutte le norme igieniche al fine di ridurre il rischio di contagio: lavare spesso mani e viso del bambino, evitare la condivisione di bicchieri, piatti e posate.

Dopo la scomparsa dell’esantema il piccolo non è più contagioso e può rientrare in comunità