PSICOLOGIA

a cura della dottoressa Francesca Addarii, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer Irccs

Cosa sono gli attacchi di panico? I pazienti che li subiscono li descrivono come episodi di vera e propria crisi, che possono essere caratterizzati da pianto inconsolabile, forte agitazione e da un crescendo di sensazioni corporee, come palpitazioni, mancanza di respiro, sudorazione e tremori.
Gli attacchi di panico rientrano nell’insieme dei disturbi d’ansia che si manifestano a partire da alcuni affetti ed emozioni precise: l’ansia, la paura, l’angoscia. La loro comparsa può coincidere con eventi di cambiamento, di crisi, con episodi stressanti o addirittura traumatici: più in generale essi sembrano associarsi a tutti quegli eventi di vita che vanno a minare l’integrità, la continuità, il senso di sicurezza personale, l’immagine di sé e che scombinano l’organizzazione psichica del soggetto senza che egli riesca a farvi fronte e a riorganizzarsi.

Solitamente si manifestano con un’intensità estrema e dirompente e fanno letteralmente irruzione nella vita del soggetto, sconvolgendolo e lasciandolo in balìa di una sensazione di perdita di controllo su di sé. Ciò mette in evidenza un primo punto essenziale della clinica degli attacchi di panico che riguarda la temporalità: il panico si presenta all’improvviso, nell’urgenza, senza dare alcun preavviso e ciò che l’adolescente/adulto domanda il più delle volte è di farlo smettere il prima possibile o di evitare quelle circostanze che possano scatenarlo.

Oltre all’urgenza, altri elementi determinano la specificità di un attacco di panico. Ciò che accomuna i disturbi d’ansia è una sensazione generale o circoscritta di pericolo e di minaccia non giustificate da cause reali, oggettive. Nel caso di ansia e paura, esse sono facilmente riconducibili a un oggetto preciso che le produce, hanno cioè un contenuto: è esperienza di molti quella di provare ansia in certe situazioni o con alcune persone (es. esame, di fronte ad estranei, ecc.) oppure di aver paura di qualcosa o qualcuno (es. un animale, di volare, del buio, ecc.). La persona dunque riesce a identificare presto e senza troppa difficoltà l’evento, la relazione, l’oggetto che scatena l’insieme delle sensazioni spiacevoli. Al contrario, l’angoscia è un affetto più complesso da definire e delimitare proprio perché lo sperimentiamo senza tuttavia riuscire a definirne i contorni.

L’angoscia, come direbbe Freud, sembra essere senza oggetto e soprattutto sembra toccare le corde più profonde e intime del “s-oggetto”, quelle stesse corde che affondano le loro radici nell’infanzia, nella storia di vita di ciascuno e negli eventi più o meno traumatici che si possono incontrare nel corso dello sviluppo.
Si delinea qui un secondo punto caratteristico dell’attacco di panico: la sua stretta relazione con l’angoscia. Dunque se la paura e l’ansia possono essere delle risposte sane a situazioni nuove o di messa alla prova, esse non vanno confuse né etichettate con la sintomatologia di un attacco di panico che si presenta come qualcosa di più profondo, articolato e complesso.
Infine, un terzo elemento segnala la specificità di un attacco di panico: la crisi si manifesta non a livello delle parole né dei pensieri ma del corpo. Palpitazioni, sudorazioni, senso di vertigine, sensazioni di soffocamento o svenimento sono alcuni dei segnali attraverso cui il panico si presenta, da non confondere anche in questo caso con quelle normali risposte prodotte dal corpo in reazione a ciò che ci accade nella vita quotidiana (es. batticuore, respiro corto).
Quando il panico si scatena, è il corpo in primis ad essere sotto attacco e ad essere incaricato di segnalare qualcosa di profondo che provoca l’angoscia. In questi casi, il lavoro che si prospetta è quello di provare a cogliere ciò che l’attacco di panico segnala e a dare una forma alla sensazione “informe” dell’angoscia. Occuparsene tramite la parola libera il corpo dall’incombenza di trasmettere tale messaggio e consente alla persona di trovare pian piano un nuovo nome, una nuova collocazione e una nuova organizzazione a ciò che l’ha colpita.