PSICOLOGIA

a cura di Rosanna Martin, psicologa AOU Meyer

Alzi la mano chi non ha mai detto una bugia da bambino... è un comportamento comune nell’infanzia e ha una funzione quasi vitale: le menzogne, sono quindi comportamenti che non sembrano avere un significato psicopatologico particolare quando si presentano in modo intermittente e isolato e in determinate fasi evolutive. All’opposto la loro ripetitività e riproduzione nel tempo possono rappresentare i primi segnali di ciò che nell’adolescenza potrebbe svilupparsi come vera e propria psicopatologia.

È il 1883 quando Carlo Collodi, scrittore e giornalista fiorentino, pubblica il romanzo “Le avventure di Pinocchio” presentando al mondo il burattino che, ormai parte dei nostri cuori, propone la più meravigliosa soluzione contro i bugiardi: il naso che si allunga ogni volta che si pronuncia una bugia.
Pinocchio rappresenta una sfida dell’infanzia e della crescita: il conflitto fra il desiderio di diventare un bravo bambino, come Geppetto vorrebbe, e il piacere di fare solo ciò che gli aggrada.

Pinocchio sogna e il suo è un sogno grandioso, irreale: imparare un giorno a leggere, uno a scrivere, uno a far di conto e poi diventare ricco, un ricco da favola; comprerà a Geppetto una giubba nuova, d’oro e d’argento con i bottoni di diamanti.

Nella storia di Pinocchio ritroviamo le menzogne che Anna Freud in “Normalità e patologia del bambino”, nel 1969, descrive come:

  • menzogna innocente
  • menzogna fantastica
  • menzogna delinquenziale

A quale età e a quale grado di sviluppo la falsificazione della verità comincia a meritare il nome di menzogna?
Naturalmente il bambino deve prima superare una serie di fasi evolutive durante le quali non ci si attende dal bambino la sincerità.

Se tutti i bambini mentono è perché c’è una ragione. Verso i 3-4 anni i bambini scoprono la possibilità di non dire tutto (“Sei stato tu? - “No”), poi di dire ciò che non è e di inventare una storia. Il bambino scopre così che la sua mente non è trasparente, comprende che il proprio immaginario interno resta suo. Prima dei sei anni però secondo lo psicologo svizzero Jean Piaget, il bambino non sa distinguere tra menzogna, attività ludica e fantasia, mentre a 6-7 anni il bambino riesce a comprendere la differenza fra il vero e il falso, età in cui si interiorizzano i valori sociali e morali. Il bambino capirà piano piano che se mentendo si protegge, dire la verità gli garantisce l’approvazione e la stima degli altri in particolare delle persone che ama. Piaget ritiene che solo verso gli 8 anni la menzogna acquisterà la sua dimensione intenzionale.

Quindi il bambino che mente nelle prime fasi evolutive, segue la propria inclinazione al naturale principio di soddisfazione del piacere e della negazione di verità che porterebbero a limitazioni o sentimenti negativi. Il bambino più grande, può essere spinto a mentire se incontra frustrazioni o delusioni importanti. Molte volte nelle menzogne di fantasia, il bambino cerca di crearsi un “romanzo famigliare”. L’immagine di sé ritenuta ai propri occhi poco attraente, viene rivestita e farcita con fantasie che potrebbero così attirare l’attenzione degli altri più della realtà. Il bambino si inventa così successi scolastici, sportivi, amorosi. Nella menzogna utilitaristica, troviamo il raggiungimento di vantaggi materiali, l’evitamento delle punizioni e responsabilità, come ad esempio la dissimulazione e la falsificazione del voto scolastico.

L’atteggiamento dei genitori di fronte alla bugia possono determinarne l’evoluzione. Disattento o troppo credulone, rischia di favorirne l’impiego. Rigoroso o moralizzante all’eccesso può provocarne la continuazione. Rilevarla, non insistervi troppo permetterà al bambino di non sentirsi umiliato e ne comprenderà l’inutilità.
Fondamentale l’esempio, troppo spesso gli adulti mentono ai bambini, anche con l’intenzione di proteggerli da scomode verità, ma non è raro che bambini mentitori abbiano genitori mentitori. Pinocchio emerge dal ventre della balena e nuota nel mondo portando sulle spalle il padre. Pinocchio è cresciuto. Il burattino, nel divenire umano, dopo le sue esperienze, ha potuto accettare il limite. La verità e la realtà sono il limite da interiorizzare crescendo.