PAROLA DI ESPERTO

a cura della dottoressa Maria Luce Cioni, Terapia Intensiva Neonatale, AOU Meyer IRCSS e del dottor Marco Moroni, Responsabile facente funzioni Terapia Intensiva Neonatale AOU Meyer IRCSS

I problemi di agitazione e pianto del bambino nei primi mesi di vita, spesso etichettati come “coliche infantili”, sono una ben nota condizione, che causa stress e preoccupazione nei genitori ed è spesso motivo di richiesta di aiuto agli operatori sanitari. In questi casi il pianto è spesso descritto come “persistente” e “superiore a quanto normalmente previsto”: in realtà ci si può chiedere quale sia la quantità normale di pianto e di agitazione, e, per lo più, sono le esperienze e la tolleranza dei genitori a determinare quando il pianto viene percepito come “superiore alla norma”.

Tuttavia, dal secondo mese di vita alcuni bambini presentano effettivamente periodi di maggiore agitazione, soprattutto alla sera, accompagnati da crisi di pianto prolungate. In molti casi il pianto assume le caratteristiche appunto delle cosiddette coliche del lattante, anche dette “coliche gassose”. La definizione più comune di colica del lattante è basata sulla "regola del tre", formulata nel 1954 dal pediatra Morris Arthur Wessel: "Il bambino si agita o piange per più di tre ore al giorno, per più di tre giorni alla settimana e per più di tre settimane, ma per il resto è sano".

Le “coliche” si presentano nei lattanti di entrambi i sessi, di tutte le etnie e di tutte le classi socio-economiche, a partire dal secondo mese di vita e tendono a scomparire dopo il quarto mese, con un picco tra le 4-6 settimane di età; circa il 20-25% dei bambini presenta un pianto con queste caratteristiche. La "regola del tre" non indica alcuna causa specifica delle coliche. Sebbene esistano molte teorie, attualmente non esiste in letteratura un consenso sulle cause.
Alcune delle ipotesi più accreditate affermano che le coliche rappresentano una manifestazione clinica del normale sviluppo emotivo, una fase in cui il lattante avrebbe una ridotta capacità di regolare la durata del pianto. Queste ipotesi si basano sulle differenze di temperamento dei lattanti, e sulla particolare difficoltà che alcuni di loro incontrano per adattarsi ai numerosi, nuovi stimoli che li circondano, difficoltà che verrebbero manifestate con il pianto inconsolabile. Il controllo verrebbe raggiunto soltanto più tardi, con la maturazione del sistema nervoso centrale, e porterebbe alla scomparsa delle coliche intorno ai 4-6 mesi..

Altre ipotesi sostengono maggiormente la teoria che le coliche siano un disturbo gastrointestinale. Fra le cause gastrointestinali delle coliche sono annoverate l’intolleranza al lattosio, l’alterazione dei microrganismi intestinali (microbiota intestinale), l’immaturità dell'intestino, l’aumento dei recettori della motilina o ipersensibilità al latte vaccino. La ricerca ha dimostrato che i disturbi gastrointestinali riguardano solo una minoranza (circa il 5%) dei neonati che piangono eccessivamente nei primi mesi di vita, e che le coliche gassose hanno la stessa frequenza negli allattati al seno che negli alimentati con latte formulato. Inoltre, numerosissimi studi hanno dimostrato che passare il bambino a una formula priva di latte (ad esempio a base di soia, riso o idrolisati) non migliora in nessun modo le coliche.

In generale è importante sapere che il termine colica è usato in modo generico per indicare questo stato di agitazione e pianto del bambino. Qualsiasi ne sia la causa, si tratta di una condizione benigna e i lattanti che ne soffrono crescono comunque regolarmente, di peso e di lunghezza. Nonostante questo, le “coliche” rappresentano una fonte di stress e di frustrazione per i genitori; inoltre è dimostrato che per alcuni neonati, le agitazioni e il pianto si associano ai problemi di sonno e alle difficoltà di alimentazione, manifestazioni globali di una difficoltà di regolazione del neonato. Lo stress dei genitori non deve essere in nessun modo sottovalutato dai sanitari, ricordando come il pianto eccessivo sia una delle principali cause della “sindrome del neonato scosso”, che può portare a gravi conseguenze.

Quando i genitori presentano preoccupazioni per la quantità di pianto, il pediatra dovrebbe sempre eseguire prima di tutto una valutazione approfondita del neonato, sia per escludere che le coliche siano dovute a causa “organica”, che per adattare gli interventi.

Non esiste ovviamente una cura per una condizione che non possiamo neppure considerare una vera e propria malattia. Nessuno dei farmaci correntemente utilizzati si è dimostrato efficace in studi sufficientemente rappresentativi e rigorosi. Un trattamento con questi farmaci viene tuttavia frequentemente prescritto. Di fondamentale importanza è invece imparare a conoscere il proprio bambino, per rispondere in modo personalizzato alle sue esigenze: per qualcuno funzionerà il cullamento, per altri il contatto pelle a pelle, la suzione di un ciuccio o del seno.
Non meno importante sarà per i genitori prendersi cura di sé, riposare e imparare a chiedere aiuto nei momenti di maggiore difficoltà. È dimostrato che gli interventi rivolti alla genitorialità nel suo complesso sono efficaci nell'aiutare i bambini con problemi di regolazione e i loro genitori. Gli effetti segnalati sono la riduzione dell'ansia da frustrazione dei genitori, la diminuzione della quantità di pianto del bambino, l'aumento dei contatti con gli operatori sanitari e l'aumento delle conoscenze sul pianto.