PSICOLOGIA

a cura della dottoressa Marianna Scollo Abeti, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer IRCSS

Quando si parla di intelligenza artificiale (AI), spesso la prima cosa che si è portati a pensare è l’interazione con i robot. In realtà si intende la capacità di una macchina di mostrare attitudini umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività quindi possiamo osservare che gli incontri dei bambini con l’AI sono molteplici.

Bambini e adolescenti interagiscono con tecnologie basate sull’intelligenza artificiale in tanti modi diversi. Lo fanno, ad esempio, quando usano particolari tipi di giocattoli e videogiochi, quando parlano con assistenti virtuali, o quando imparano usando software di apprendimento adattivo. Non solo, quando accedono a internet, gli algoritmi di intelligenza artificiale forniscono consigli su quali video guardare, quali notizie leggere, quale musica ascoltare, con chi stringere amicizia, o chi seguire sui social.

Nel prossimo futuro assisteremo a uno sviluppo incredibile dell’Intelligenza Artificiale che toccherà tutti gli aspetti delle nostre vite. Fin dalla prima infanzia, quindi, è molto importante rafforzare le abilità che permetteranno ai bambini e ai ragazzi di utilizzare la tecnologia in modo efficace, trasversale e di adattarsi ai continui cambiamenti nel mondo digitale.
Come adulti dobbiamo interrogarci sui potenziali rischi che sono associati e soprattutto sulle modalità migliori per proteggerli da questi rischi.

I bambini sono meno in grado di comprendere appieno le implicazioni delle tecnologie di intelligenza artificiale e spesso non hanno l'opportunità di comunicare le proprie opinioni, non hanno le risorse per rispondere a istanze di pregiudizio o per correggere eventuali idee sbagliate nei loro dati.
Iniziare a capire come funziona questa strana e invisibile tecnologia può aiutarli a comprendere come funziona il mondo complesso di oggi e domani, adottando un pensiero critico e consapevole sulle potenzialità e gli impatti che l’intelligenza artificiale esercita nella vita di tutti i giorni.

Navigando su Instagram o su TikTok, bisogna essere consapevoli che i contenuti proposti dall’algoritmo sono finalizzati a massimizzare il loro tempo speso nell’app. L’algoritmo impara i gusti dell’utente e lo fa solamente per il profitto atteso da chi gestisce il social network. Lo stesso vale per la profilazione o la navigazione su internet: è vero che la pubblicità che ci viene mostrata è in linea (forse) coi nostri interessi, ma questi consigli, per quanto potenzialmente utili, hanno lo scopo di far guadagnare chi ha progettato il sistema, non di aiutarci.
Non serve demonizzare l’AI, ma bisogna sapere cosa c’è dietro e qual è lo scopo reale del suo funzionamento. Come per ogni strumento, conoscerne la ragion d’essere permette di sfruttarlo al meglio senza caderne vittima.

Se il nostro compito è dare priorità ai diritti, all'istruzione e al ben-essere dei bambini, possiamo lavorare affinché i sistemi di AI abbiano un linguaggio conforme alla loro età, con trasparenza e rigettando pregiudizi discriminatori circa i dati e gli algoritmi su cui quei sistemi si basano.
Inoltre, gli attori dell'AI si debbono far carico di fornire un approccio personalizzato alle esperienze dei bambini e all'apprendimento da trarne affinché essi possano liberare il loro spirito per pensare e agire, direbbe Platone, con eccellenza e verità.

L’AI che sviluppa strumenti di apprendimento personalizzati, facilitando a ciascun bambino lo studio e le riflessioni cadenzate al suo ritmo, aiuta a progredire meglio.
Crediamo che proteggere i bambini dalle discriminazioni sistematiche e su vasta scala prodotte dai bias algoritmici sia una responsabilità morale di noi adulti.