IL GIOCO È UNA COSA SERIA

a cura della dottoressa Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludobiblio AOU Meyer IRCSS

Vuoi che siano grassottelle e svaporate come Smemorina o Flora Fauna e Serenella vuoi che come la minuscola Trilli si esprimano solo con un tintinnante scampanellio o vuoi che abbiano i capelli turchini, verdi o lillà, le fatine Disneyane - che poco o nulla a che vedere hanno con streghe e maghe - hanno cullato e cullano molte infanzie in magiche credenze sostenute non di rado da splendidi albi illustrati che delle fate svelano i più arditi misteri addentrandosi addirittura nelle loro sontuose residenze. E allora, prima che il tepore estivo si raffreddi del tutto, complici passeggiate nel bosco fra foglie ingiallite ghiande e castagne, perché non pensare a costruire, tutti insieme, grandi e piccoli, una casa per le Fate?

Ma prima di scegliere il luogo nonché i rami e gli attrezzi giusti per realizzarla, conviene catapultare i progettisti in erba nel mistero che si confà alla fiaba, narrando loro che, per quel che si sa, le case delle Fate più conosciute somigliano a capanne cadenti o a modeste fattorie, ovviamente solo in apparenza, perché a farle sembrare tali è un incantesimo. Ancora più spesso, però, le Fate scelgono di costruire le loro case nelle viscere della terra. E allora solo l'imboccatura di una grotta o una fessura nel terreno segnaleranno l'esistenza di magnifiche dimore sotterranee. Antiche aperture nelle pareti di tufo o di roccia suggeriscono la presenza di "Buche delle Fate", come pure terrapieni, forti e fortezze. Altro indizio sicuro sono, in collina, gli alberi di biancospino, i loro alberi sacri. Tanto che ai buoni osservatori di misteri non sfuggirà come, nella notte, la collina di biancospino abitata dalle Fate spesso si sollevi su pilastri, rivelando le luci vivide delle Fate mentre lentamente si allontanano in processione verso un'altra collina fiorita.

Come si può scoprire l’ingresso di una casa fatata? Chiederanno, a un certo punto, i nostri piccoli ammutoliti dall’emozione? Semplice: basterà camminare per nove volte intorno alla collina con la luna piena e la via d'ingresso verrà rivelata. Se vogliamo spaziare ancora più lontano, si sappia che, sempre nelle notti di luna piena, osservando la vetta del monte Bianco la si vedrà risplendere di bagliori dorati: sono le Fate che giocano con palline d'oro, di alessandrite e d'acquamarina. Un avvertimento necessario: le Fate non lasciano nulla d'intentato per proteggere le loro dimore e il loro oro, per cui i cercatori di tesori che scavano in zona Fate sono messi sull'avviso da strane voci, rumori sinistri e scossi da tempeste violente. Se questi avvertimenti saranno ignorati, l'unico guadagno saranno cattiva fortuna, disastri e, peggio, il sequestro di tablet e Playstation!

Creato così il necessario suspence non senza qualche leggero brivido di paura, si può dare l’avvio ai lavori munendosi subito di due rami robusti, biforcuti a un’estremità e più o meno della stessa lunghezza e altri tre rami piuttosto solidi di una lunghezza ragionevole. Uno spazio riparato tra due radici alla base di un albero sarà adeguato per piantare, a una certa distanza dall’albero, i rami biforcuti tenendoli il più dritti possibile e con le punte rivolte verso l’alto, parallele al tronco. A questo punto si appoggeranno altri due rami, tra il tronco e le stesse biforcazioni dei rami, in modo da formare i bordi del tetto. Dopo avervi piazzato l’ultimo ramo sul lato frontale, si procederà prendendo una manciata di ramoscelli e disponendoli sul tetto in modo da formare un graticcio sul quale sistemare lo strato finale, fatto di muschio, felci, ciuffi d’erba e foglie.

In realtà quei pochi fortunati - ma perché non pensare di esserlo! - che sono stati invitati nelle dimore delle fate o che sono riusciti a entrarci di soppiatto, raccontano che mobili lussuosi e tende di seta abbelliscono salotti e saloni, camere da letto e immense sale da pranzo dove spesso suona un'orchestra invisibile.

Inevitabile, coinvolgente e stuzzicante, sarà la manovra arredamento: come tavolo … un pezzetto di corteccia o un sasso piatto; come letto ciuffetti di muschio e qualche foglia come copriletto; bicchieri coi cappelli delle ghiande e gusci di lumaca come fantastiche fruttiere eccetera…

Per i più scettici sull’esistenza delle Fate si racconti la storia che coinvolge nientepopodimenoche… Sir Arthur Conan Doyle - l’inventore del più grande investigatore di tutto il pianeta e di tutti i tempi: Sherlock Holmes. Sir Arthur Conan Doyle, negli anni venti, si ritrovò fra le mani due lastre fotografiche scattate da una bambina Elsie in cui si vedeva chiaramente un gruppo di fate che danzavano dinnanzi alla sua cuginetta Frances, ogni Fata contraddistinta da un particolare colore, rosa, verde, lavanda e malva. Tutti gli esami condotti dagli esperti, capitanati dal celebre investigatore, portarono alla conclusione che le lastre non erano frutto di alcun fotomontaggio o trucco. La conclusione fu, quindi, che le Fate esistono.