IL GIOCO È UNA COSA SERIA

a cura della dottoressa Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludobiblio AOU Meyer IRCSS

Per iniziare si potrebbe leggere, o rileggere, ai nostri impazienti giocatori La storia del fiero cacciatore, uno dei dieci racconti in rima di Heinrich Hoffmann, raccolti nel famoso “Pierino Porcospino”, pubblicato in Germania nella metà del 1800. Si troverebbe così un cacciatore, per la verità un po’ presuntuoso, che con corno, carniere e fucile, è persuaso di incontrare la lepre, la quale invece, acquattata nella sua dimora di foglie, osserva e se la ride del cacciatore che neanche l’ha avvistata.

In una perfetta rappresentazione del mondo al contrario, oseremmo dire pre-rodariano, il cacciatore diventa così la preda, mentre l’imprevedibile, tremula, lepre gli porta via lo “schioppo e poi gli occhiali” ribaltando gli esiti della ghiotta cacciata.

Ma, prima di entrare nel vivo della nostra “caccia alla lepre” e di specificare le regole del gioco, conviene premettere che non è proprio la nostra prima intenzione inserirsi nel serrato dibattito che contrappone chi ritiene opportuno promuovere incontri sul tema della caccia nelle scuole, considerando la caccia uno dei molteplici modi di insegnare ed educare i ragazzi alla conoscenza e all’amore verso la natura e chi, di contro, sostiene che quando si è abituati a uccidere animali, senza la morsa della sopravvivenza, non si ha niente da insegnare, tanto meno ai bambini.

La nostra “caccia alla lepre” è un gioco antico che sa di alberi, cespugli, distese verdi, di bambini e bambine che vestivano alla marinara e dove, per dare l’avvio al raduno si modulavano in aria i suoni dei corni da caccia. Proprio come se fosse una “battuta” in piena regola, ma attenzione ieri come oggi: senza armi e senza cacciatori!

E oggi come allora un evento come questo richiede molti partecipanti e un minimo di preparazione.
Servono subito due ragazzi o ragazze che conoscano bene la zona in cui si svolgerà la cacciata. Bene, i due saranno scelti per fare le lepri e inizieranno subito a scappare, possibilmente correndo a perdi fiato, e in ogni caso di buona lena. Le due lepri dovranno portarsi dietro un sacco pieno di farina o di segatura o di giornali precedentemente sminuzzati, che provvederanno a suddividere in piccoli mucchietti da lasciare a terra, come traccia, circa ogni 15-20 metri del percorso che avranno ideato.

Alla partenza delle due lepri dovrà accompagnarsi, circa un quarto d’ora dopo, quella di tutti gli altri, che impersoneranno i cani o, per meglio dire, i segugi.
Regola d’oro: i segugi in testa al gruppo che trovano un mucchietto di farina o altro devono mettersi a ululare, abbaiare o latrare giusto per far sapere ai segugi rimasti indietro in quale direzione proseguire; alle lepri faranno così capire che sono vicini. Ovviamente le due lepri possono lasciare false tracce, fare dietro front e prendere un’altra direzione.
Si consiglia di lasciare di tanto in tanto in bella vista sfiziose barrette di cioccolato perché se è vero che il cioccolato darà più energia ai segugi, è altrettanto vero che li costringerà a rallentare per contenderseli e dividerseli.
Capiterà così che talvolta i segugi riusciranno a raggiungere le lepri, vincendo; altre volte saranno le lepri ad arrivare per prime al traguardo fissato precedentemente, vincendo.

In ogni caso, per vinti e vincitori, per lepri e segugi, si raccomanda di preparare una piramide di polpette decorate con bandierine colorate da mangiare finalmente con le mani: un vero e proprio finger food al grido di evviva la lepre, sempre viva!