A PROPOSITO DI FELICITÀ

a cura di Manila Bonciani, responsabile del Meyer Center for Health and Happiness

Qualcuno potrebbe semplicisticamente pensare che interessarsi solo dei fatti propri faccia vivere meglio: meno preoccupazioni e meno responsabilità da affrontare, quindi maggior tranquillità.

In realtà da molto tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea quanto la partecipazione sia uno strumento concreto per promuovere salute, sia a favore dell’individuo che si attiva nel proprio contesto di vita, sia della comunità di cui fa parte. Con partecipazione si intende, infatti, il “prendere parte a” cioè l’attivazione personale per far accadere le cose, l’impegno che il singolo si assume anche nei confronti degli altri, che si tratti della famiglia, della scuola, del contesto lavorativo, del gruppo sportivo, dell’associazione locale o della comunità in senso più ampio. Soltanto rendendo protagoniste le persone è possibile comprenderne fino in fondo i bisogni, stabilire priorità che siano di valore per il contesto in cui si agisce, prendere decisioni e progettare e realizzare strategie tese al miglioramento della salute dei singoli e della loro intera comunità di appartenenza.

L’impegno messo nel partecipare alla vita comunitaria viene ampiamente ripagato anche a livello individuale. Tra i principali benefici della partecipazione, infatti, si osserva il processo di rafforzamento personale, altrimenti definito empowerment, che porta le persone ad acquisire un maggiore controllo rispetto alle decisioni e alle azioni che riguardano la propria salute. Se certamente l’impulso a partecipare nasce anche da un livello di autostima e senso di autoefficacia che la persona già ha, è lo stesso processo partecipativo a consolidare la convinzione di poter affrontare efficacemente le prove a cui la vita ci sottopone, di essere all’altezza degli eventi che accadono, e di essere in grado di affrontare specifici compiti con le proprie risorse personali o del proprio gruppo per poter decidere con cognizione di causa e fare scelte favorevoli alla salute.

Partecipando attivamente nei vari contesti in cui le persone sono coinvolte, queste diventano progressivamente più informate, responsabili, aperte ad accogliere le richieste degli altri, eque, collaborative. La partecipazione diventa così un processo che stimola la fiducia reciproca e la costruzione o il consolidamento dei legami sociali, e che contribuisce quindi a migliorare il capitale sociale dell’intero contesto di appartenenza. Questo rafforzamento delle relazioni sociali risulta essere alla base dell’associazione che si osserva tra alti livelli di partecipazione - che riguardino la vita familiare, i luoghi di lavoro o i sistemi politico-sociali più in generale - e alti livelli di felicità. Che siano le persone più felici a partecipare di più o che sia la partecipazione a rendere più felici le persone, ancora gli studi scientifici non hanno permesso di chiarirlo in maniera definitiva, ma è probabile che si tratti di un condizionamento reciproco.

Se consideriamo la fase storica che stiamo vivendo, caratterizzata da crisi sociali, economiche e politiche a livello locale e mondiale, sembra quindi particolarmente rilevante promuovere la partecipazione come processo di empowerment individuale e collettivo, che sia fonte di benessere nell’immediato e predittivo di buona salute in futuro.

A noi adulti spetta quindi il compito di favorire il più possibile la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze in tutti i contesti in cui si trovano ad agire, perché apprendano il significato di essere protagonisti del proprio destino e di quello della loro comunità, riconoscendone le responsabilità, ma anche il valore per la promozione della salute e della felicità di sé stessi e degli altri.