PSICOLOGIA

a cura della dottoressa Laura Vagnoli, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer IRCSS

Nel percorso di crescita tutti i bambini si trovano ad affrontare le difficoltà che ogni tappa evolutiva presenta e che devono superare per proseguire la propria traiettoria di sviluppo, verso la conquista dell’indipendenza.
Diventare “grandi” richiede impegno e fatica, non solo in senso fisico, ma anche da un punto di vista emotivo: sono infatti molteplici i momenti in cui si presentano sensazioni ed emozioni negative che possono provocare nel bambino un disagio psicologico.
Una problematica frequentemente riscontrata in età evolutiva riguarda i momenti di separazione dalle figure di attaccamento, ovvero tutte quelle situazioni in cui si percepisce la distanza dai genitori e che necessitano di un certo livello di autonomia. Queste condizioni possono rappresentare una fonte di pericolo e pertanto innescare un forte stato di ansia e paura. Infatti, un ambiente non conosciuto (ad esempio il passaggio a una nuova scuola, dormire fuori casa, prendere un autobus, ecc…), in pratica il doversela sbrigare da soli e la sensazione della perdita di protezione da parte dei genitori, possono attivare uno stato mentale di vulnerabilità e di solitudine. La conquista dell’indipendenza comporta di fatto la sensazione di mancanza di sicurezza e di familiarità che fino a quel momento solo la relazione con i genitori ha garantito.

Il bambino che si trova a sperimentare queste sensazioni può presentare vari sintomi, sia fisici (mal di pancia, vertigini, battito cardiaco accelerato, ecc…), sia cognitivi (pensieri e preoccupazioni su qualcosa di brutto che potrebbe accadere ai genitori, ecc…) che comportamentali (pianto, scatti di rabbia, difficoltà ad addormentarsi da soli, frequenti incubi, ecc…), a livelli diversi di intensità e frequenza e soprattutto con un’ampia variabilità legata all’età.

Ma se da un lato è fisiologico che ci sia un certo livello di ansia da separazione soprattutto nello sviluppo del bambino piccolo, dall’altro dobbiamo considerare che in alcuni casi la sintomatologia presentata in età evolutive più avanzate può anche arrivare ad interferire sullo svolgimento delle normali attività quotidiane. Il bambino in genere cerca di fronteggiate questo stato di disagio ricercando rassicurazioni e conferme esterne o evitando l’evento che spaventa, limitando così le proprie attività. Ad esempio, nei bambini in età scolare e più tardi anche negli adolescenti, si può assistere perfino al rifiuto per la scuola e all’abbandono scolastico.

D’altro canto, anche per i genitori non è semplice accompagnare i propri figli nei passaggi di crescita poiché loro stessi possono non essere pronti a lasciarli andare ad esplorare il mondo in autonomia, quando invece si renderebbe necessario agevolarli nella fase del distacco. Talvolta accade infatti che il comportamento di esplorazione dei bambini venga da un lato incentivato dai genitori, ma di fatto indirettamente limitato, ad esempio assecondando l’evitamento delle situazioni critiche da parte dei propri figli, per il desiderio di proteggerli e non vederli in difficoltà.
Facendo così, purtroppo però, si mantiene la vicinanza e non si favorisce il distacco. È importante invece aiutare i bambini ad allenarsi al coraggio, ovvero a imparare ad affrontare le criticità e a organizzarsi per superare le proprie paure in maniera autonoma.

Come possono quindi i genitori intervenire per sostenere i propri figli? Senz’altro è fondamentale mettersi in una posizione di ascolto e di accoglienza per aiutare i bambini a comprendere quale emozione stanno vivendo e ad esprimere i loro pensieri, sentimenti e le loro paure.
È importante identificare e spiegare in cosa consiste l’ansia da separazione, non sminuendo il problema, ma cercando di costruire insieme strategie adeguate per affrontare le situazioni che sono fonte di disagio e sofferenza, aumentando il senso di sicurezza e di autonomia del bambino.
Inoltre, in molti casi può essere utile l’insegnamento di tecniche di rilassamento, facilmente reperibili anche sul web, per aiutarli a familiarizzare con il proprio corpo, per riuscire a sentire bene le sensazioni corporee e imparare a gestirle senza spaventarsene.

Qualora però si presentasse una difficoltà persistente a separarsi dalle figure di riferimento è consigliabile confrontarsi con uno psicologo per poter aiutare il bambino e la sua famiglia a identificare le risorse più adeguate per affrontare questa problematica, attraverso un lavoro più approfondito che consenta di contattare e riconoscere i pensieri e gli stati emotivi che sottostanno alle preoccupazioni e ai comportamenti messi in atto per far fronte all’ansia e alla paura.