IL GIOCO È UNA COSA SERIA

a cura della dottoressa Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, direzione scientifica Ludobiblio AOU Meyer IRCSS

Questo è un gioco che si gioca in versi, che presuppone memoria, guizzi creativi, movimenti esatti e rapidi e che certo non disdegna l’ambizione a vincere! Per prima cosa serve scegliere otto poesie fra un nutrito numero di poesie e/o filastrocche sia di poeti assai noti anche a nonni e genitori, come l’infinito, il sabato del villaggio o la cavalla storna, sia fra quelle di filastrocchieri e maghi della parola che poetano su temi più attuali e cari ai bambini: i difetti dei grandi, le rabbie - fiammanti esagerate o spassose - le cose da fare o non fare ogni giorno, i primi amori: quelli dispari e quelli ricambiati. Poesie, infine, del loro oggi: raminghe, che viaggiano nelle tasche dei jeans, che fanno le fusa e che rinfrescano menti e mentine!

Scelta non facile per gli otto giocatori (numero suscettibile solo di aumento) suddivisi a loro volta in quattro squadre formate ciascuna da due concorrenti, indifferentemente bambini o bambine. E con una lettura ad alta voce delle poesie e filastrocche prescelte, pronti a cogliere e memorizzare persino le virgole e gli spazi bianchi, si da inizio all’inedito gioco chiamato: CERCALAPOESIA.

A questo punto ogni poesia scelta e ben memorizzata (non possono partecipare gli haiku perché troppo brevi) dovrà essere prima ricopiata o fotocopiata su tre fogli e successivamente ritagliata in strisce orizzontali di almeno quattro-cinque strofe ciascuna. Nominare come arbitro-in-versi un adulto cultore di poesia sarà il passo successivo; a lui spetterà il compito di appendere le strisce ora ai rami degli alberi quando si è in un parco oppure a un filo ben teso fra un mobile e l’altro quando si stia giocando in casa. Il gioco entra adesso nel suo momento clou. Si dovranno, infatti, rimettere insieme i vari ritagli appesi così di ricostruire più poesie possibili fra quelle scelte e lette originariamente. Memoria, rapidità e esattezza diventano requisiti indispensabili per vincere portando all’arbitro-in-versi più poesie complete possibili; controllerà lui stesso che i ritagli appartengano alla stessa poesia e in caso di errori protratti potrà darà di nuovo il via e le squadre ricominceranno a cercare di ricostruire i testi originali. Ovviamente è fatto assoluto divieto di prendere appunti sulla mano! Una variante, a insindacabile giudizio del nostro arbitro-in-versi, potrà essere l’avvio di un esperimento di poesia dadaista: in tal caso i ritagli delle poesie scomposte saranno ricomposti liberamente, dando luogo ad altri testi.

In ogni caso, sia per la poesia ricomposta che per quella dadaista, il premio in palio, il “premio Stregatto”, consisterà in una gita a Recanati con visita a Palazzo Leopardi, lì dove il poeta, Giacomo, abitò fanciullo.
Ancorata a questo gioco, come pure a esperienze di letture composizioni e scomposizioni di poesie, è la speranza che le parole fulminanti, vive, della poesia, le loro assonanze, i loro giochi fonemici appassionino, stupiscano, i bambini, muovendo la loro curiosità alla scoperta di altre parole ancora: parole inattese da maneggiare e rimaneggiare. Giocattoli poetici, definitiva questo naturale poetare dei bambini Gianni Rodari, concludendo che è proprio così che nasce una poesia, che nasce una storia, proprio “come quando tu mastichi una gomma, e poi la tiri la tiri la tiri… prendi una parolina, piccola, la mastichi… la tiri la tiri la tiri e viene fuori tutta la storia”.