PSICOLOGIA

a cura di Caterina Teodori, psicologa e psicoterapeuta AOU Meyer

Se andiamo a cercare la parola timidezza sul dizionario troviamo definizioni che indicano atteggiamenti di scarsa sicurezza, indecisione, esitazione, soggezione per timore del giudizio degli altri. Tali caratteristiche, se lette e valutate attraverso gli occhi della società in cui viviamo, non possono certo apparire positive, né di aiuto per affermarsi in un mondo dove successo e risolutezza rappresentano caratteristiche fondamentali dell’immaginario collettivo per poter diventare qualcuno e contare veramente.
Eppure la timidezza racchiude qualità preziose alla crescita della personalità di un individuo, è per questo motivo che dobbiamo iniziare a riscoprirne l’importanza e iniziare a coltivare nei più piccoli anche il valore del silenzio, della capacità di ascolto e della riflessione.

In un mondo che corre veloce anche ai bambini è richiesto di crescere con una certa rapidità e di compiacere il desiderio degli adulti di vederli affermati in qualche abilità o bruciare le tappe della crescita per dimostrare il proprio valore. Non sappiamo più cos’è l’attesa, non diamo più importanza al tempo necessario per maturare, comprendere, osservare: non diamo più ai bambini il tempo per esitare e per essere insicuri. Crescere, infatti, significa andare incontro a un continuo e lento cambiamento che ha bisogno dei suoi tempi e delle sue incertezze, di quella giusta dose di paura e indecisione così essenziali per riflettere e pensare. Questo articolo vuole aiutare tutti i genitori a riscoprire, anche nei figli più estroversi e apparentemente sicuri di sé, il valore dell’emotività e dell’indecisione, fondamentali per lo sviluppo delle capacità riflessive e del pensiero.
I bambini più timidi e silenziosi spesso tendono a stare in disparte e a farsi notare poco e poco si sa dei loro talenti e abilità, perché non li sappiamo vedere. Nel silenzio, appartati, possono trovarsi in difficoltà non certo a causa della loro timidezza, quanto di un giudizio esterno che tende a considerare la loro esitazione come inadeguata e il loro silenzio così fuori dal tempo e dagli schemi precostruiti delle nostre aspettative, attraverso cui sappiamo apprezzarli solo nell’essere emergenti e protagonisti.

Dovremmo imparare ad accettare che tutti siamo diversi, ad uscire dalla logica della normalizzazione che ci vuole tutti uguali ed efficienti nell’apparenza, per la quale poco importano la sostanza e l’essenza silenziosa delle cose.
Dare rilievo alla timidezza significa riscoprire il valore dell’attesa nel processo di crescita di un bambino, dare importanza al tempo del cambiamento perché egli possa procedere con la dovuta calma nello sviluppo della cognizione, delle emozioni e del pensiero,nella presa di coscienza di sé e del mondo esterno.
La timidezza nei piccoli viene spesso vissuta con frustrazione da parte dei genitori che guardano con preoccupazione quell’apparente incapacità di farsi strada nella vita, senza capire che si tratta di una preziosa qualità che insegna ad osservare e riflettere, da esaltare come quelle dei bambini più estroversi e disinvolti. Compito importante di madre e padre, allora, diventa quello di riuscire a stare nell’attesa che il bambino possa trovare i suoi tempi e i suoi modi per farsi largo nel mondo senza rispondere al posto suo o incitarlo al cambiamento, pena la sensazione del bambino di sentirsi “sbagliato” e poco rispondente alle aspettative dei genitori.
La timidezza è la virtù di chi sa muoversi nel mondo con grande delicatezza, che ci insegna percepire la presenza dell’altro nel silenzio e fuori dagli schemi precostituiti della relazione, ad allargare gli orizzonti e osservare non solo ciò che al centro ma anche ciò che ne abita i contorni.